Non sempre è stato possibile e mi dispiace. Ho sempre pensato infatti che la cultura dovesse volare più in alto delle divisioni politiche. La cultura dovrebbe essere un ponte tra le diverse idee e posizioni perché il confronto è un arricchimento ed una crescita per tutti. Non dare voce ad altre opinioni ci rende più poveri e rischia di fare allontanare sempre più persone dalle istituzioni.
Mi racconti qualche aneddoto? L’iniziativa che ti ha più soddisfatto? E quella che, per qualche motivo, ti ha più impegnata, o preoccupata?
Tutte le attività del Centro sono state seguite con la stessa passione ed entusiasmo. C’è però un progetto che ritengo di notevole importanza e impegno a cui il Centro ha lavorato ed è la realizzazione del sito di “Memorie Ebraiche”. È un progetto web destinato alla raccolta e alla diffusione delle esperienze di vita e dei ricordi delle persone nate prima del 1940. Un lavoro unico nel panorama dell’ebraismo Italiano che fu finanziato dall’8xmilleUcei a guida di Renzo Gattegna, che ne capì l’importanza. Acquistammo una telecamera professionale ad alta risoluzione e tutto l’occorrente per svolgere al meglio il lavoro anche sotto il profilo tecnico. Servirono mesi di lavoro per impostare un sito molto articolato, la collaborazione di Livia Ottolenghi, allora Assessore alla Cultura, fu essenziale come quella di Maurizio Molinari allora corrispondente negli Stati Uniti per il quotidiano La Stampa.
In cosa consiste “Memorie ebraiche”?
“Memorie Ebraiche” è un deposito di testimonianze dalla viva voce delle persone. Le persone sono videoregistrate per mantenere inalterato il messaggio originale. Abbiamo voluto raccogliere testimonianze di persone di tutti gli strati socio-culturali per comporre un quadro della realtà comunitaria, un lascito per le nuove generazioni. In particolare abbiamo approfondito la rinascita della nostra Comunità dopo gli anni cupi delle leggi razziste fasciste e le deportazioni nazifasciste, infatti la domanda iniziale che ponevamo agli intervistati era “dove ti trovavi il giorno della Liberazione?”, da lì partivamo ma spesso gli intervistati iniziavano a raccontare la loro vita da molto prima dandoci uno spaccato di un modus vivendi ormai scomparso. In questo sito abbiamo deciso di raccogliere anche le testimonianze e i ricordi della Comunità ebraica libica che è arrivata a Roma nel 1967 portando un notevole contributo ed arricchimento alla Comunità ebraica romana.
Chi ha lavorato al progetto?
Lo staff che ha raccolto le interviste era composto da Claudia Fellus, Jonathan Della Rocca, Alberto Di Consiglio, Livia Genah e da me.
Che risultati ha avuto il progetto?
Credo che la realizzazione di questo progetto sia un importante contributo a una maggiore aggregazione comunitaria, in quanto i ricordi del singolo diventano memoria collettiva. Il progetto, che ha l’obiettivo di conservare la memoria della nostra Comunità fatta di piccole e grandi storie individuali e collettive, ha coinvolto circa sessanta persone di strati culturali e sociali diversi, senza nessuna preclusione politica. Nel sito sono stati inseriti, oltre alle interviste, video, approfondimenti, documenti e fotografie. Le visite al sito sono state centinaia di migliaia da parte di studiosi, ricercatori e gente comune. È un progetto di storia orale, un’interessante lezione anche per gli studenti della scuola ebraica per conoscere uno spaccato di una generazione in gran parte ormai scomparsa ma che è alla base di ciò che siamo oggi. Chi vuole sapere da dove veniamo e come ci siamo rialzati dopo anni terribili di leggi razziste e di deportazione vada su: https://www.memoriebraiche.it/ Per il promo del sito: https://youtu.be/4_2kl39S4xo
A che punto è ora il progetto?
Questo bel progetto è stato interrotto per mancanza di fondi. Sarebbe bello che si riuscisse a trovare i finanziamenti per poter proseguire ed ampliare il lavoro già iniziato.
E veniamo a oggi. Dopo di te ci sarà una nuova direttrice: Giorgia Calò. Secondo te, per fare bene questo lavoro che qualità occorre avere?
Conoscere l’ambiente nel quale si lavora, sapere ascoltare, essere accoglienti ed inclusivi, sentire forte la propria identità ebraica. Sono certa che Giorgia Calò, la nuova coordinatrice del Centro, abbia le competenze e le capacità per svolgere un ottimo lavoro, riuscendo a fare crescere ulteriormente il Centro di Cultura Ebraica. L’abbiamo avuta in passato come Assessore alla Cultura, conosco il suo valore e le sue capacità. Non dimentichiamoci poi che ha una preziosa collaboratrice: Micol Temin. Persona di grande spessore professionale ed umano che da quando ha iniziato il suo lavoro al Centro ha conquistato le simpatie e la stima del pubblico e delle istituzioni.
Che passaggio di consegne ti senti di fare?
Creare attraverso la “cultura” occasioni di incontro, di confronto e di dialogo. La cultura utilizzata come elemento di unificazione e non di divisione. La cultura nutre la memoria che è quel filo che unisce il passato al presente permettendoci così di affrontare il futuro. È necessario fare conoscere il male del populismo e dei nazionalismi sovranisti di un cupo passato che risorge sotto altre spoglie. La democrazia e le libertà civili sono un bene che va protetto sempre. Siamo in un’epoca dove si intravedono nubi oscure. Il sapere e la cultura sono un vaccino forte per contrastare un ritorno ad un passato che credevamo superato.
E da domani? Progetti per il futuro?
Per ora mi prendo un periodo di pausa…e poi mi piacerebbe dedicarmi al volontariato per dare un contributo alla vita sociale della mia città e della mia comunità.
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Riflessi vuole esprimere un caldo e sincero ringraziamento a Miriam per tutti questi anni passati al Centro di Cultura, per la competenza, la passione e l’equilibrio che ha sempre mostrato nel suo lavoro.
Grazie Miriam!
Auguriamo a Giorgia Calò di proseguire nella tradizione del Centro, che ha avuto in Bice Migliau e in Miriam Haiun importanti e salde figure di riferimento.
Per la serie “Donne del mondo ebraico”, leggi anche:
6 risposte
Miriam, colonna portante dell’ebraismo italiano, sempre disponibile e presente . Stupenda divulgatrice di cultura non solo ebraica. Cara Miriam, ti auguro tutto il bene del mondo. Un forte abbraccio.
Tanti auguri! In ogni occasione in cui ho collaborato con il Centro di cultura ho trovato un concentrato di curiosità, buon senso e determinazione tale da rendere sempre più facile il lavoro e migliori i risultati. Buon pensionamento Miriam!
Ho sempre collaborato con Miriam con unità’ di intenti. Mazal tov
Cara Miriam, ho apprezzato molto la tua intervista, perché hai saputo ben rappresentare la storia degli ultimi 40 anni del Centro di Cultura Ebraica di Roma e dei suoi obiettivi. Dalla fondazione del Centro, dovuta principalmente all’iniziativa dei tre consiglieri della Comunità di Roma Giuliano Orvieto, Sergio Sonnino e il sottoscritto nei primi anni ’70 del secolo scorso, il Centro sotto la direzione di Bice Migliau prima e poi sotto la tua direzione ha svolto con eccellenza e iniziativa il suo compito di presentare la vita e la cultura della Comunità Ebraica di Roma, in un crescendo che oggi dobbiamo guardare con soddisfazione. Questo è avvenuto facendo attenzione a tutti gli aspetti della nostra vita e cultura, incluso, ad esempio, anche quello della cucina ebraica. Mi ricordo quando a metà degli anni ‘70 decidemmo, nella commissione comunitaria che si riuniva insieme a Bice per la collaborazione alle attività del Centro (composta per quanto ricordo, in ordine alfabetico, da Renzo e Antonella Castelnuovo, Sergio e Elèna Di Veroli, Loni Mayer, Saul Meghnagi, Natan e Renata Orvieto, Franco e Lisa Palmieri, Sergio Sonnino e Mario Toscano), di indire la prima festa in piazza con banchetti che offrivano ai visitatori carciofi alla giudìa, aliciotti con indivia e così via, accanto ai banchetti dei libri. Non fu questo l’inizio di quella che è oggi lo splendore della cucina casher di Roma, con i tanti rinomati ristoranti oggi presenti in via del Portico d’Ottavia e altrove? Sì, perché oggi più che mai anche l’arte culinaria fa parte della cultura di un popolo.
Mettersi in piazza significò allora aprirsi con coraggio al mondo circostante, in un momento in cui la Comunità era chiusa per la paura di subire attacchi parafascisti e del terrorismo arabo. Io credo che gli ottimi risultati ottenuti dal Centro di Cultura Ebraica di Roma, in un ambito nazionale importante ma limitato, andrebbero studiati con attenzione, per vedere come tale importante esperienza possa essere usata in ambito nazionale, per riuscire a tamponare gli attacchi antisemiti di destra e sinistra, che ancora persistono in Italia, e che nascono e proliferano soprattutto lì dove non ci sono iniziative e presenze ebraiche di qualche spessore. È proprio lì, nell’ignoranza, che le persone divengono preda ogni giorno di pregiudizi e fake news. Ed è solo attraverso la diffusione della conoscenza, come fatto con impegno multi-decennale dal Centro di Cultura Ebraica, che, secondo me, questi mali possono essere combattuti.
A te, cara Miriam, vanno ora i ringraziamenti per il lavoro svolto a questo scopo, e i miei auguri affettuosi per questa tua nuova fase della vita.
Grazie a tutti x le bellissime parole che mi avete dedicato!!!! 🥰🥰🥰
Cara Miriam be ha azlacha per le prossime tappe che raggiungerai; con la tua azione puntuale decisa e garbata in un tempo, hai dato molto e potrai dare ancora un contributo importante al mondo ebraico e non solo. La collaborazione con te è sempre stata piacevole e proficua e, come direttrice del Centro, ci mancherai ma spero che avremo modo di collaborare ancora insieme. Anna Coen