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Insegniamo ad amare Israele e l’ebraismo, rafforziamo la nostra identità

Myriam Silvera, cordinatrice didattica del Diploma universitario triennale in studi ebraici, spiega a Riflessi gli obiettivi di un percorso di studi che ogni anno cresce in numeri e qualità

Myriam, da quanti anni sei la coordinatrice didattica del Diploma universitario triennale in studi ebraici, che ora si intitolerà a Renzo Gattegna?

Myriam Silvera ha insegnato nelle Università di Ginevra, La “Sapienza”,  “Federico II” di Napoli,  “Tor Vergata”.Dal 1985 al 2008 ha curato il coordinamento redazionale de «La Rassegna Mensile di Israel». Si occupa prevalentemente di studiare le comunità ebraiche di Amsterdam, Amburgo e Londra.

Sono ormai sette, otto anni, anche per indicazione di Enzo Campelli, che allora ne era il responsabile. Quindi io succedo a lui, che a sua volta ha preso il testimone da Dario Calimani, e prima ancora dal rabbino Capo, Riccardo Di Segni che è stato il vero ideatore del corso e lo dirige tutt’ora.

Quando nasce il Corso?

La storia del diploma risale al 1998-1999, su iniziativa come ti dicevo di rav Riccardo Di Segni, che organizzò il corso, scelse le materie e poi, elaborato il progetto, lo presentò al congresso UCEI, successivamente il Consiglio UCEI lo approvò, con il sostegno di Gavriel Levi. Nasceva come corso di formazione per iscritti alle comunità ebraiche, che avrebbero potuto così contribuire alla vita comunitaria e alle sue istituzioni.  Per i primi laureati è stato così, infatti. All’inizio il corso era molto selettivo: c’era una fase preparatoria, in cui, prima di iscriversi al Corso vero e proprio bisognava raggiungere una buona conoscenza dell’ebraico, insieme alla capacità di leggere in ebraico la Torà e i commenti.  Solo in seguito, con la riforma delle lauree triennali presso le università anche il nostro corso si adattò, eliminando la fase preparatoria. Infine, cinque o sei anni fa, si è tolto anche il vincolo dell’iscrizione a una comunità ebraica. Singoli corsi sono inoltre aperti a uditori, alcuni dei quali decidono poi di iscriversi al triennio. Negli ultimi sei anni, si sono diplomati circa 20 studenti, il numero più alto è negli ultimi tre anni.

Lingua ebraica e studio della Torà sono tra i corsi principali del Diploma

Come si svolgono le lezioni?

In modalità mista quando è possibile, soprattutto quando vengono a Roma docenti di altre città italiane o da Israele, altrimenti solo via zoom. La presenza è fondamentale per la tipologia dei nostri insegnamenti, ma è anche importante che lo studente che segue da remoto da altre località interagisca con il docente e con la classe.

Il corso è già iniziato quest’anno?

Sì, siamo partiti un mese fa, l’11 ottobre. Però continuiamo a ricevere richieste di iscrizione, che naturalmente ci fa molto piacere perché dimostra l’interesse che esso sollecita.

Quali sono gli obiettivi didattici del corso?

Una inaugurazione del Corso (nella foto, da sinistra: Luciano Canfora, Myriam Silvera, Rav Di Segni, Noemi Di Segni, Livia Ottolenghi)

Fondamentalmente quello di dare una formazione ebraica a tutto tondo, completa. Teniamo infatti corsi di lingua, Torah, storia, filosofia, e altro ancora. Questa è la nostra particolarità unica: nessun corso universitario, infatti possiede tanta completezza.

E gli studenti? Puoi tracciare “un identikit” dello studente del Diploma triennale?

Innanzitutto vorrei dire che i numeri sono in costante aumento. Attualmente, sono circa 50 gli iscritti ai corsi, un numero, anche se confrontato con quelli delle università pubbliche, di tutto rispetto. Il pubblico attuale è formato da varie tipologie. In parte molto specializzato; alcuni per esempio hanno già conseguito il dottorato, in storia o in studi storico-religiosi, e hanno la necessità di approfondire la parte ebraica, perché, come ti ho detto, all’interno delle università c’è il filone di ebraistica, ma è limitato a un paio di materie. Poi ci sono quelli che vedono nella cultura ebraica, per così dire, una forma di resistenza, la ammirano perché è resistita nel corso della storia, alle persecuzioni. Insomma, possiamo dire che la nozione di resilienza per noi ebrei è presente da molto tempo… Trasmettiamo, ai loro occhi, un’immagine di forza e di vulnerabilità assieme, in ogni caso come se rappresentassimo un modello alternativo, da studiare con ammirazione. E poi ci sono anche quelli che, semplicemente, magari hanno conosciuto Israele, per professione o per turismo, ne sono rimasti colpiti e vogliono approfondire

Il Corso, negli ultimi anni, ha diplomato circa 20 studenti (nella foto: la laurea di Clotilde Pontecorvo)

E gli ebrei? Quanti sono gli studenti ebrei del corso?

Oggi sono una minoranza, anche se in crescita, e questo è certo un peccato. Noi infatti ne vorremmo avere molti di più.

Come mai secondo te?

Abbiamo pochi mesi fa fatto una riunione con dei giovani ragazzi della nostra e di altre comunità, proprio per capirlo. È emerso che il problema principale è quello dello sbocco professionale. L’assenza di una chiara e immediata prospettiva di lavoro è infatti ciò che frena di più la partecipazione dei nostri ragazzi. Anche se, voglio sottolineare, attualmente è in discussione in Parlamento un provvedimento che, se approvato, consentirebbe l’iscrizione contemporanea a più corsi di laurea; per noi questa sarebbe una misura che certo permetterebbe a molti di iscriversi, perché potrebbero seguire percorsi diversi –per esempio studiare ingegneria o medicina –, e alimentare la formazione culturale e identitaria, per così dire, da noi.

Che rapporto c’è tra il Diploma triennale e i corsi tenuti al Collegio rabbinico?

Direi che chi frequenta le lezioni del Collegio parte da una preparazione più avanzata, soprattutto per chi ha frequentato le scuole ebraiche. È dunque di partenza più ferrato nella lingua e nella lettura dei testi. Per il resto, molti degli insegnanti che abbiamo si dividono tra il Diploma e il Collegio rabbinico. Direi che i corsi sono complementari: il Diploma ha il compito di consentire un graduale avvicinamento alla lingua e al testo.

Insomma, che valutazione dai della tua esperienza?

Positiva. Certo, come ti ho detto ritengo che dovremmo rafforzare la componente identitaria, per così dire, ossia riuscire ad avere tra i nostri studenti più iscritti alle comunità ebraiche. Però di molto bello c’è che in questi anni stiamo formando dei colti e entusiasti “filosemiti”, che diffonderanno l’immagine di Israele, della cultura ebraica e degli ebrei molto positiva; tieni conto, ad esempio, che facciamo anche un corso di sionismo. E poi la qualità dei risultati la vediamo: alcuni dei lavori finali sono davvero molto accurati, perché il terzo anno esigiamo un impegno maggiore. Spesso le tesi sono pubblicate, come libro o come articolo, e che questo accada per un corso triennale è davvero un segno positivo.

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