L’ebraismo italiano? Ci vorrebbe più cultura e più leadership

Nathania Zevi, giornalista e madre di 3 bambini, racconta a Riflessi come destreggiarsi tra carriera e famiglia, in un paese che ha tanta strada ancora da fare verso la parità di genere. E sull’ebraismo italiano dice…

Nathania, tu sei una giornalista dal curriculum importante, anche se giovane: premio Agnes under 35, master alla Columbia University di New York, redattrice di trasmissioni di informazione, scrittrice. Eppure a volte sei ancora indicata come “la moglie di”. È tanto lontana la strada in Italia verso la parità di genere?

il libro scritto a 4 mani da Tullia e Nathania Zevi

Direi di sì. Siamo molto indietro, e non lo dico solo per esperienza personale. C’è a mio avviso un problema di fondo: negli anni in cui si costruisce la propria carriera, le donne interrompono la professione per mettere al mondo e accudire i figli. Ciò determina poi un rallentamento nella loro crescita professionale. Se la maternità fosse davvero un valore, come si dice spesso, allora questo gap dovrebbe essere colmato. Ad esempio, è giusto mettere nel proprio curriculum essere madre e avere messo al mondo dei figli? Io dico di sì, perché per me la maternità è un valore. La parità dei generi, insomma, non va proclamata solo sulla carta, ma va praticata nella realtà, trattando in modo diverso situazioni diverse. Inoltre dobbiamo considerare la cultura maschilista ancora troppo presente in Italia, che certo non aiuta il percorso delle donne.

A proposito di parità. Tu e tuo marito, David Parenzo, siete entrambi giornalisti, con orari e impegni continui e variabili. Come va l’organizzazione familiare con tre bambini?

Nel nostro ménage familiare non ci può essere spazio per il caso! Tutto va, per quanto possibile, programmato, in modo da far conciliare lavoro – mio e di David – con i tempi della famiglia. Devo dire che a questo penso prevalentemente io. David è più flessibile negli orari, io invece ho esigenze di lavoro più rigide, per cui per me è essenziale scandire bene i tempi della giornata.

David Parenzo è il marito di Nathania Zevi

Insomma, sei tu la regista della famiglia?

Direi di sì! Anche se con i bambini [Nathania e David hanno tre figli, di 8, 5 e 1 anno, n.d.r.] l’imprevedibile è all’ordine del giorno devo sempre sforzarmi di coordinare i bisogni di tutti.

È difficile riuscirci?

Mah, a dire la verità non molto. Vedi, io provengo da una famiglia tradizionale in cui i tempi dell’organizzazione familiare sono innati, e fin da piccola sono stata abituata a seguire modelli in cui la donna, in casa, ha un ruolo preponderante. Certo, a volte il peso di questi sforzi continui si sente. Anche se David collabora molto, in generale direi che gli uomini dovrebbero essere più propositivi in famiglia.

Che modello familiare è quello che hai avuto in casa?

la sede della Columbia University

Direi glocal. Intendo dire che, come ti accennavo, la mia famiglia è da sempre legata alle tradizioni ebraiche della nostra comunità, tradizioni in cui io mi riconosco in pieno; al tempo stesso, però, sono stata anche sempre abituata a proiettarmi verso l’esterno, a costruirmi una mia carriera. E così, il risultato a volte è una sorta di corto circuito: quando sono nel mondo del giornalismo mi sento dire che sono una pazza ad aver fatto tre figli se intendo fare carriera, poi di shabbat magari mi ritrovo al tempio e mi sento dire che tre bambini sono pochi e che presto ne dovrò fare un quarto! A volte mi sento stretta tra due fuochi…

Come giornalista in programmi di servizio pubblico il tuo punto di vista su società e sul mondo della politica è privilegiato. Come ti sembra allora il modo in cui il nostro paese sta affrontando la crisi dovuta alla pandemia? La cura Draghi sta funzionando?

Direi che il paese ha davanti una grande opportunità: tradurre i propri vincoli in uno strumento di crescita e sviluppo. Certo la situazione politica che stiamo vivendo è particolare, forse unica, con una maggioranza molto eterogenea, però stretta attorno alla figura di un premier apprezzato in tutto il mondo. Con le risorse del Recovery Plan che stanno per arrivare mi sembra che questa opportunità non debba essere sprecata, però ci conosciamo, noi italiani siamo capaci di fare cose straordinarie, o di sperperare via grandi opportunità. Speriamo che stavolta sceglieremo la strada migliore.

A proposito di Draghi: alcune indiscrezioni questa primavera ti davano possibile portavoce del premier. C’era qualcosa di vero?

Paola Ansuini è la portavoce del premier Draghi

Smentisco. Credo anzi che Paola Ansuini [attuale portavoce di Mario Draghi, n.d.r.] faccia un lavoro eccellente.

Ma se te lo avesse offerto avresti accettato?

Diciamo così: per i giornalisti come me, che si specializzano in un certo tipo di giornalismo, e fanno un percorso professionale in cui la politica è un po’ il proprio pane quotidiano, la prospettiva di poter svolgere, ad un certo momento, un ruolo come quello di portavoce di una figura istituzionale, è nell’orizzonte del possibile.

Oltre a essere una professionista dell’informazione, molti ti conoscono attraverso i social. Da qualche mese fai coppia quasi fissa con Gheula Canarutto Nemni. Ci parli di come è nata questa idea?

(continua a pag. 2)

Una risposta

  1. Più che un commento …. un saluto e complimenti a Nathania ….
    Tutto quello che c’è in questa intervista è condivisibile …. e lo condivido ( tranne ovviamente il mistero di come Parenzo sia stato così fortunato ! )
    Auguri a questa brillante ragazza e ai suoi e complimenti per il coraggio di fare 4 figli …!

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