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I miei anni al Centro di Cultura Ebraica

Miriam Haiun, dopo 40 anni, va in pensione e lascia la guida del Centro di Cultura Ebraica. A Riflessi racconta cosa significa promuovere la cultura ebraica a Roma

Miriam, hai lasciato da poco la direzione del Centro di Cultura Ebraica: come ti senti e come hai vissuto gli ultimi giorni di attività?

Miriam Haiun ha lavorato al Centro di Cultura Ebraica dal 1982

Negli ultimi mesi ho seguito e sviluppato la programmazione delle attività che si svolgeranno tra settembre ed ottobre. Attività importanti, quali la giornata europea della cultura ebraica, alcune attività legate al ricordo dell’attentato alla Sinagoga del 9 ottobre 1982, la partenza dei nuovi corsi di ebraico, l’organizzazione del Tempio di Kippur agli Asili. Io non ci sarò, ma era importante non trascurare nulla affinché tutto si svolga nei migliori dei modi.

Mi racconti il tuo ultimo giorno al Centro?

Nel mio ultimo giorno di ufficio ho avuto una bellissima sorpresa dalla Fondazione Museo della Shoah, con cui abbiamo collaborato attivamente negli ultimi anni con diverse iniziative. Un bellissimo mazzo di fiori, un cesto con una dedica del Presidente Mario Venezia e dello staff e un brindisi di augurio per una felice pensione! È stato un saluto veramente gentile e inaspettato che mi ha commosso!

Che si prova all’idea di avere una nuova vita davanti?

Sicuramente andare in pensione implica un grande cambiamento nella propria vita. Una possibilità di dedicare più tempo a me stessa impostando nuovi ritmi e nuovi equilibri. Personalmente la vivo come una nuova partenza…sono molto ottimista al riguardo! Mi mancheranno moltissimo le persone con cui ho lavorato. In primis Micol Temin, la mia collaboratrice, con cui si è instaurato negli anni un bellissimo rapporto di collaborazione, di affetto e di condivisione. Le mie colleghe della libreria con cui abbiamo condiviso lo spazio e tante attività. I colleghi del DIBAC e dell’Archivio Storico con cui abbiamo lavorato intensamente a tante iniziative comuni. Giordana Moscati, il nostro Assessore alla Cultura con cui abbiamo lavorato a stretto contatto con tanto entusiasmo e passione.

Parliamo un po’ di questi anni. Per quanto tempo hai guidato il Centro?

Sono direttrice del Centro di Cultura Ebraica dal 2010, ma lavoro al Centro dal 1982. Quindi sono esattamente quaranta anni di lavoro nella Comunità!  Avevo appena terminato i miei studi all’Università di Gerusalemme quando ho saputo che la Comunità Ebraica di Roma cercava persone da inserire al Centro di Cultura Ebraica. Così ho iniziato a lavorare prima come borsista e poi nel 1984 sono stata assunta come responsabile dei programmi. Mi sono sentita da subito “in casa”. Dopo aver vissuto per cinque anni in Israele il distacco sarebbe stato molto forte se non avessi ritrovato un ambiente a me consono. Ebraicità, sionismo, la sede nel cuore del vecchio quartiere ebraico (allora eravamo in un appartamento in Via del Tempio).  Non avrei sperato di più!

Una giovane Miriam Haiun, con Bice Migliau, la precedente direttice del CCE

Vorrei che aiutassi i nostri lettori a comprendere cosa significa svolgere un ruolo così importante per la nostra Comunità. Ci puoi parlare dei primi anni, e della tua collaborazione al lavoro di Bice Migliau, la prima direttrice del Centro?

Gli anni di lavoro al Centro sono stati un’esperienza molto interessante e formativa. Mi sono occupata non solo dell’organizzazione dei programmi e degli eventi a cui il Centro partecipava, ma seguivo anche alcuni progetti specifici che mi hanno permesso di sviluppare tutta una serie di contatti con enti ebraici e con associazioni e istituzioni culturali nazionali e locali, che mi hanno aiutata a conoscere meglio l’ambiente culturale ebraico e cittadino, per me molto diverso. Sono infatti nata a Tripoli, nel 1962 i miei si sono trasferiti a Milano, poi gli studi a Gerusalemme, l’incontro con l’ebraismo romano mi ha svelato un mondo che non conoscevo: genuino, passionale, fortemente legato alle secolari tradizione della più antica comunità ebraica europea.

Che linee culturali ti sei data alla guida del Centro?

Piazza Roma
La “Piazza”

Le linee del Centro sono sempre state quelle di trasmettere e consolidare i valori dell’identità ebraica, fare conoscere l’ebraismo, la storia, la cultura e la tradizione ebraica e preservare la memoria della Shoah. Le attività negli anni sono state molteplici: presentazioni di libri, dibattiti sull’attualità, lezioni su argomenti legati al pensiero ebraico, spettacoli, concerti, conferenze, visite guidate a musei e mostre, gite e viaggi. Diversi tipi di iniziative culturali in ambiti diversi per allargare il più possibile il bacino di utenza. Un pubblico che negli anni si è molto ampliato anche al di fuori della Comunità Ebraica. Questo grazie ai corsi di lingua ebraica e di ebraico biblico e alla Giornata europea della cultura ebraica. Una giornata in cui le comunità ebraiche italiane ed europee si aprono alla propria città con una ricca programmazione culturale. Un’occasione per fare conoscere la cultura, la storia e le tradizioni ebraiche all’esterno della nostra comunità. La conoscenza come strumento per abbattere i pregiudizi. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato una collaborazione con la Compagnia giudaico romanesca, diretta da Alberto Pavoncello, con l’obiettivo non solo di recuperare e valorizzare il dialetto giudaico romanesco ma anche di allargare il bacino di utenza del Centro.  Nello spettacolo teatrale venivano approfondite tematiche sociali e culturali di largo interesse e al termine dello spettacolo si apriva un dibattito con degli esperti. Molte sono state le tematiche affrontate: l’uso dei social, il bullismo, l’omosessualità, i matrimoni misti, la solitudine degli anziani.

Miriam Haiun (a sinistra) con Alberto Pavoncello

Come è cambiato l’approccio della Comunità in tanti anni di attività del Centro?

La Comunità è cresciuta nel tempo come richiesta di servizi sempre più qualificati e rispondenti a esigenze specifiche. Per il Centro è sempre stato importante essere vicino ai problemi e ai bisogni comunitari: in questo contesto abbiamo cercato di creare una forte sinergia e comunicazione con i vari settori comunitari e con associazioni esterne per meglio affrontare quelli che erano i bisogni e le esigenze comunitarie del momento e per meglio utilizzare le potenzialità e le risorse di ognuno. Abbiamo cercato nel limite del possibile di coinvolgere tutte le realtà sociali e politiche di un ambiente ebraico molto variegato: religiosi e laici, posizioni politiche diverse sia in ambito nazionale che su Israele.

Ed ha sempre funzionato?

(continua a pag. 2)

6 risposte

  1. Miriam, colonna portante dell’ebraismo italiano, sempre disponibile e presente . Stupenda divulgatrice di cultura non solo ebraica. Cara Miriam, ti auguro tutto il bene del mondo. Un forte abbraccio.

  2. Tanti auguri! In ogni occasione in cui ho collaborato con il Centro di cultura ho trovato un concentrato di curiosità, buon senso e determinazione tale da rendere sempre più facile il lavoro e migliori i risultati. Buon pensionamento Miriam!

  3. Cara Miriam, ho apprezzato molto la tua intervista, perché hai saputo ben rappresentare la storia degli ultimi 40 anni del Centro di Cultura Ebraica di Roma e dei suoi obiettivi. Dalla fondazione del Centro, dovuta principalmente all’iniziativa dei tre consiglieri della Comunità di Roma Giuliano Orvieto, Sergio Sonnino e il sottoscritto nei primi anni ’70 del secolo scorso, il Centro sotto la direzione di Bice Migliau prima e poi sotto la tua direzione ha svolto con eccellenza e iniziativa il suo compito di presentare la vita e la cultura della Comunità Ebraica di Roma, in un crescendo che oggi dobbiamo guardare con soddisfazione. Questo è avvenuto facendo attenzione a tutti gli aspetti della nostra vita e cultura, incluso, ad esempio, anche quello della cucina ebraica. Mi ricordo quando a metà degli anni ‘70 decidemmo, nella commissione comunitaria che si riuniva insieme a Bice per la collaborazione alle attività del Centro (composta per quanto ricordo, in ordine alfabetico, da Renzo e Antonella Castelnuovo, Sergio e Elèna Di Veroli, Loni Mayer, Saul Meghnagi, Natan e Renata Orvieto, Franco e Lisa Palmieri, Sergio Sonnino e Mario Toscano), di indire la prima festa in piazza con banchetti che offrivano ai visitatori carciofi alla giudìa, aliciotti con indivia e così via, accanto ai banchetti dei libri. Non fu questo l’inizio di quella che è oggi lo splendore della cucina casher di Roma, con i tanti rinomati ristoranti oggi presenti in via del Portico d’Ottavia e altrove? Sì, perché oggi più che mai anche l’arte culinaria fa parte della cultura di un popolo.

    Mettersi in piazza significò allora aprirsi con coraggio al mondo circostante, in un momento in cui la Comunità era chiusa per la paura di subire attacchi parafascisti e del terrorismo arabo. Io credo che gli ottimi risultati ottenuti dal Centro di Cultura Ebraica di Roma, in un ambito nazionale importante ma limitato, andrebbero studiati con attenzione, per vedere come tale importante esperienza possa essere usata in ambito nazionale, per riuscire a tamponare gli attacchi antisemiti di destra e sinistra, che ancora persistono in Italia, e che nascono e proliferano soprattutto lì dove non ci sono iniziative e presenze ebraiche di qualche spessore. È proprio lì, nell’ignoranza, che le persone divengono preda ogni giorno di pregiudizi e fake news. Ed è solo attraverso la diffusione della conoscenza, come fatto con impegno multi-decennale dal Centro di Cultura Ebraica, che, secondo me, questi mali possono essere combattuti.

    A te, cara Miriam, vanno ora i ringraziamenti per il lavoro svolto a questo scopo, e i miei auguri affettuosi per questa tua nuova fase della vita.

  4. Cara Miriam be ha azlacha per le prossime tappe che raggiungerai; con la tua azione puntuale decisa e garbata in un tempo, hai dato molto e potrai dare ancora un contributo importante al mondo ebraico e non solo. La collaborazione con te è sempre stata piacevole e proficua e, come direttrice del Centro, ci mancherai ma spero che avremo modo di collaborare ancora insieme. Anna Coen

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