Cerca
Close this search box.

Tra le piccole comunità, siamo grandi

La comunità ebraica di Livorno mantiene oggi viva una lunga tradizione. Il suo presidente, Vittorio Mosseri, chiede alla nuova Ucei di rafforzare l’ebraismo italiano sul territorio

Presidente Mosseri, lei è stato appena confermato presidente della sua comunità. Ci descrive la realtà dell’ebraismo livornese?

Direi che Livorno è, tra le piccole comunità, la più grande. Intendo dire che riusciamo a fare miniam di lunedì, giovedì e a shabbat e moadim, abbiamo un mikwè, una macelleria kasher, con l’arrivo di rav Dayan abbiamo ripreso anche le lezioni di Talmud Torà per i più giovani.  Certo, ci manca un ristorante, la scuola, l’asilo, ma direi, nel trend demografico dell’ebraismo italiano e del paese, che siamo grandi, sotto molti aspetti. Oggi a Livorno vivono circa 500 ebrei, con un’età anagrafica per la verità alta. Quanto al nostro carattere, gli ebrei livornesi sono aperti, ottimisti, esuberanti; a volte mi ricordano un po’ gli ebrei romani.

Qual è il rapporto con la città?

Elia Benamozegh (1823-1900), rabbino e cabalista, insegnò a Livorno

Storicamente ottimo, se si considera che la città non ha mai avuto un ghetto, dopo che le leggi “patenti” o “Livornine” volute da Leopoldo nel 1593 consentirono agli ebrei di vivere e lavorare senza limitazioni. Ciò determinò un flusso continuo, soprattutto di ebrei levantini, che riuscirono a far crescere la città dal punto di vista economico e culturale, fino a che gli ebrei in città raggiunsero, nel periodo d’oro tra fine Settecento e metà Ottocento, anche il 10% della popolazione. Pensi solo che qui erano al lavoro fino a 17 stamperie, e che Livorno divenne a lungo il punto di riferimento di tutto l’ebraismo sefardita, che qui studiava e pubblicava libri, e apriva yeshivot. Il rapporto ancora oggi continua a essere molto stretto, nonostante non ci siano grandi offerte di lavoro. Livorno soffre di una profonda crisi economica che costringe i nostri giovani, come gli altri, a cercare e trovare opportunità altrove: in Israele, Roma, Milano Bruxelles, Berlino, dovunque possano lavorare e vivere una vita ebraica.

Livorno è stata una delle prime a essere guidata dal M5S, ed è storicamente di sinistra. Qui si vive il pregiudizio antisemita?

Come ho detto, storicamente i rapporti sono stati sempre buoni con le autorità cittadine. Venendo al passato recente, l’inaugurazione della giunta guidata dal M5S (io ero al mio primo mandato) è stato estremamente difficile e tesa. Le racconto un episodio: in occasione del festival estivo “Effetto Venezia” fu esposto in un palazzo del Comune uno striscione con su scritto: Israele stato assassino. Ci fu molto da lottare perché lo togliessero. Oggi per fortuna con la nuova amministrazione le cose sono molto migliorate. Certo, ci sono frange estremiste, a Livorno come in Italia, di destra e di sinistra, e i rapporti con queste a volte sono difficili, però Livorno è stata una delle prime città che ha adottato la definizione sull’antisemitismo dell’IHRA, e all’unanimità. Voglio poi sottolineare l’importanza della vicinanza delle forze dell’ordine, che tutelano i nostri luoghi 24 ore su 24, e che sentiamo molto vicine.

In autunno si rinnoverà il consiglio dell’Ucei. Che priorità secondo lei bisognerà mettere in agenda?

Occorre senz’altro continuare a sostenere le piccole comunità, perché sono fondamentali per la sopravvivenza di tutto l’ebraismo italiano, che deve essere presente sul territorio. Aiutarle significa, ad esempio, mandare giovani rabbanim o maskilim, per riprendere la vita ebraica. Occorre poi continuare a tessere relazioni con le istituzioni italiane, per sostenere le ragioni di Israele, che sono le ragioni della democrazia e della libertà. Ancora, occorre promuovere lo studio della lingua ebraica, fondamentale per le nuove generazioni. Infine, bisogna preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro: ad esempio fare formazione, per aiutarli, specie nelle piccole comunità, a rispondere alla disinformazione che colpisce Israele e gli ebrei.

Questa è la settima tappa del viaggio nelle comunità ebraiche italiane.

In precedenza siamo stati a Torino, Venezia, Casale Monferrato , Trieste , Napoli (qui e qui) e Firenze

Una risposta

  1. Interessante
    Fa piacere leggere che Livorno, sede nell’epoca d’oro della città della più colta e commercialmente significativa Comunità ebraica d’Italia, ancora è viva e intende restarlo ….!!!

Rispondi a Franco Pisa Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi:

L'ultimo numero di Riflessi

In primo piano

Iscriviti alla newsletter