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Con un’intervista a Dario Disegni – Presidente della Comunità Ebraica di Torino – Riflessi comincia un viaggio tra le Comunità ebraiche italiane, avviando un confronto sulle opportunità e le sfide dell’ebraismo italiano dei prossimi anni

Dario, tu sei Presidente di una Comunità di circa 800 membri: mi racconti la tua esperienza di responsabile e rappresentante della vita ebraica di Torino?

Sono a metà del secondo mandato; non ero mai stato in Consiglio prima di allora e ho accettato una richiesta pressante di candidarmi solo dopo essere andato in pensione, dopo un’intensa vita professionale che non mi lasciava tempo da dedicare ad altre attività e che mi avrebbe anche creato qualche conflitto di interessi. La mia candidatura è stata bipartisan rispetto alle due liste tradizionali, con l’intendimento di contribuire al superamento di vecchie lacerazioni nel tessuto della Comunità e per avviare una nuova stagione di rilancio delle attività in un clima rasserenato. È stata certamente una grande sfida, che tuttavia mi sembra essere stata affrontata fin qui con un certo successo.

Come vedi il futuro della Comunità?

Torino è affetta dagli stessi problemi che si verificano un po’ dappertutto: bassa natalità, matrimoni misti, a cui si aggiunge il fenomeno dell’emigrazione dei giovani, che assume sempre più rilievo. Recentemente abbiamo avuto qualche nascita, ma l’età media resta piuttosto elevata e la decrescita demografica è costante. Sono tutti elementi che destano preoccupazione; inoltre, a differenza di Milano o di Roma, Torino non ha mai avuto fenomeni d’immigrazione che ne abbiano incrementato la consistenza. Sicuramente il futuro è denso di incognite, ma allo stesso tempo lavoriamo con uno sguardo sempre aperto al futuro. La nostra scuola (dall’asilo alla scuola media), su circa 180 allievi, ha solo poco più di un 20% di figli di entrambi i genitori iscritti, che salgono intorno al 25% se si considerano quelli con il solo padre ebreo. Le Scuole sono sempre state aperte anche a bambini di altre confessioni e culture, che seguono tutti comunque il percorso curricolare di cultura ebraica. Allo stesso modo, alla Casa di Riposo (50 posti), che ha una gestione esternalizzata a una cooperativa e vede solo un 10% di residenti ebrei, si vive l’ebraismo a tutto tondo. Cerchiamo di essere molto includenti per sviluppare sempre più la conoscenza diretta dell’ebraismo. I movimenti giovanili sono sempre supportati, il lavoro svolto dal Rabbino Capo Di Porto per coinvolgere la fascia dei giovani liceali è costante e anche i nostri giovani adulti sono molto attivi nell’UGEI (l’attuale Presidente Simone Santoro, ad esempio, è un torinese). Sugli anziani, invece, interveniamo con una Commissione di Assistenza costituita da due professionali e da volontari che, ad esempio, è stata fondamentale in questi lunghi mesi di pandemia.

Che tipo di attività svolge la Comunità all’interno della società cittadina?

L’ebraismo torinese è intellettualmente molto vivace e attivo, la Comunità è sempre stata ritenuta una componente fondamentale nella vita della città. Puntiamo molto sull’interazione fra le nostre istituzioni e la città stessa, mantenendo rapporti continuativi con le istituzioni e partecipando alla vita di molteplici realtà della società civile: dal Comitato interfedi a quello sui Diritti Umani, così come nel Polo del ’900 e nel Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Allo stesso tempo, promuoviamo nelle scuole cittadine l’educazione dei giovani, collaborando per l’approfondimento dei temi e dei valori fondanti, con particolare riferimento al lavoro sulla Memoria e per la creazione di una generazione di cittadini consapevoli e impegnati nel contrasto del razzismo, dell’antisemitismo e di ogni forma di intolleranza. Siamo anche impegnati a collocare la Comunità in un contesto internazionale, ampliando la rete di relazioni. Ad esempio la valorizzazione e promozione dei nostri beni culturali è un’attività in forte sviluppo che ha portato negli ultimi anni a un notevole incremento del numero di visitatori. Ritengo che nel dopo Covid, si riuscirà a riprendere il trend positivo di visite da tutta Italia, dall’Europa, da Israele e dagli Stati Uniti dove, ad esempio, un video sul Piemonte ebraico trasmesso da diverse emittenti ha portato a un grande numero di richieste non appena si potrà nuovamente viaggiare in tranquillità.

Infine, come vedi il rapporto con L’UCEI?

È senz’altro molto positivo, in una costante e fattiva interlocuzione sulle principali problematiche che la Comunità è chiamata ad affrontare: dalle azioni progettuali per la scuola alle strategie per contrastare l’antisemitismo e le manifestazioni anti-israeliane. Da due mandati, poi, il Consigliere nominato da Torino ricopre l’incarico di Vice Presidente dell’Unione, a dimostrazione dell’apprezzamento che una Comunità di medie dimensioni ma di grande vivacità e capacità progettuale, riscuote nel mondo ebraico italiano.

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