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Come si vede l’ebraismo italiano dalla periferia italiana, ma dal centro d’Europa?
Noi naturalmente siamo ebrei ortodossi e fieri di esserlo, legati alla Torà. Vorremmo sviluppare relazioni culturali e turistiche in realtà più ampie: come ti dicevo, quello della Mitteleuropea. Trieste è una città multietnica abituata a convivere con genti le cui provenienze sono tra le più disparate. La Comunità ebraica locale ha le medesime peculiarità: le origini delle nostre famiglie sono da ricercare un po’ ovunque in Europa. L’ebraismo italiano invece è molto romanocentrico, mentre io credo che il fattore numerico c’entri fino a un certo punto.

Che vuoi dire?

Le comunità decentrate cercano di mantenere forte la propria identità e il proprio ruolo sul territorio: siamo un presidio culturale che non va trascurato. Oggi Trieste è una realtà culturale tra le più attive in Italia. La nostra percezione è che, da Roma, sia la comunità locale che l’Ucei considerino le comunità di medio-piccole dimensioni delle realtà destinate ad esaurirsi. E invece non è così. Siamo realtà vive e con le proprie specifiche esigenze, dovremo perciò meritare maggiore attenzione. Naturalmente, dico questo perché mi piacerebbe rafforzare ulteriormente il legame con l’Ucei.

A questo proposito, che priorità dovrebbe darsi il prossimo consiglio dell’Ucei?
L’Ucei deve contare, avere una voce forte. Questo ci aiuterebbe a portare messaggi anche alle istituzioni locali, come a Trieste, dove abbiamo molta presa e ascolto. Con le modifiche apportate all’ultimo statuto, invece, pur essendo tutti presenti con un rappresentante all’Unione, purtroppo riusciamo ancora ad essere poco efficaci, per cui quando si tratta di prendere delle decisioni non è sempre possibile riuscire a contare abbastanza. Rivendico quindi una riforma che dia maggiore peso alle comunità come le nostre. L’Ucei dovrebbe aprire ulteriormente le vedute rispetto a Roma. Quando poi la comunità di Roma, che per storia e dimensioni è senz’altro la più importante, viene presentata come rappresentante dell’intero ebraismo italiano, si crea confusione e viene distorto il messaggio di unità degli ebrei italiani. Dall’esterno questo ci penalizza.

Questa è la quarta tappa del viaggio nelle comunità ebraiche italiane. In precedenza siamo stati a Torino, Venezia e Casale Monferrato

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