Rav Ahron Licthtestein (1933- 2015)

Non saprei rispondere in termini politici, non sono sufficientemente al dentro delle dinamiche interne all’UCEI né conosco abbastanza la situazione sul territorio. A prescindere dal merito del rapporto con il movimento reform, una cosa mi sento di dirla: non consentiamo alla politica di distrarci rispetto al nostro obiettivo. Abbiamo in Italia un problema di numeri, gli sforzi perciò vanno rivolti nella direzione di avvicinare le persone lontane, di rafforzare la presenza e la partecipazione degli ebrei vicini, di far crescere il numero degli ebrei italiani.

Da dove dobbiamo cominciare per ottenere questi risultati?

C’è molto da fare. Per esempio, nelle città universitarie non ci sono punti di ritrovo per i nostri studenti, non ci sono pasti kasher, non ci sono attività ebraiche che li coinvolgano lì dove loro si trovano. Potremmo poi pensare a sviluppare il confronto tra di noi. Abbiamo visto in questi due anni, con zoom, le potenzialità della tecnologia. Potremmo rafforzare allora il dialogo con Israele e tra ebrei italiani e israeliani; produrre delle occasioni di incontro, scambio di idee, di discussione. Rav Laras aveva a cuore questo aspetto, lo disse nel suo ultimo intervento pubblico, quasi un testamento spirituale. Oggi abbiamo un numero significativo di sinagoghe di rito italiano in Israele, abbiamo il dovere di includerle in un sistema unico dell’ebraismo italiano. Pensa a quanto potremmo a rafforzare i nostri giovani se si organizzassero scambi tra Ugei, Ugn e la giovane kheillà che c’è in Israele. Sono tutti modi che potrebbero rafforzare la nostra comunità ebraica italiana.

Quali sono allora le priorità della prossima Ucei?

rav Benny Lau

Dobbiamo mettere la cultura e la conoscenza avanti alle divisioni politiche, rafforzarla a tutti i livelli. Deve crescere la nostra conoscenza della Torà. Dobbiamo fare tanti sforzi in questa direzione, specie adesso che cominciamo ad avere i mezzi: la traduzione del Talmud – di cui ho curato il Trattano Ta’anit – deve essere uno strumento per avvicinarsi al testo. Il mio sogno è di ricevere domande e obiezioni su quello che ho scritto. Occorre dialogare intorno al testo. Dobbiamo innalzare il livello dello studio, dalla scuola agli adulti. E poi dobbiamo rafforzare il rapporto e i legami, già presenti a livello viscerale, tra chi vive in Israele e chi vive in Italia. Inoltre dobbiamo cercare gli ebrei che ci perdiamo, che sono lontani. So che è difficile trovare la soluzione, però dobbiamo raggiungerli e coinvolgerli. Abbiamo bisogno di una gran quantità di energie vive, perfino a scapito dell’attività politica, come i rapporti con l’esterno, che certo sono importanti, ma secondari. Se dobbiamo scegliere, dico, come ci insegnano i maestri: “i tuoi poveri hanno la precedenza”, in termini reali e spirituali.

Per saperne di più:

www.tzohar-eng.org/

www.929.org.il/lang/en/today

www.en.m.wikipedia.org/wiki/Aharon_Lichtenstein

www.en.m.wikipedia.org/wiki/Yeshiva_University

Questa è la diciassettesima tappa del nostro viaggio nel rabbinato italiano.

Per leggere le altre tappe del viaggio: Rav Arbib, Rav Della Rocca, Rav Momigliano (qui e qui), Rav Spagnoletto, Rav Dayan (qui e qui), Rav Di Porto, Rav G. Piperno, Rav Sermoneta, Rav Somekh, Rav Hazan, Rav Punturello, Rav Caro, Rav U. Piperno,  Rav Lazar, Rav Finzi, Rav Canarutto

 

4 risposte

  1. Interessante intervento
    Se ho ben capito, i progetti cui Michel Ascoli fa cenno puntano su formazione culturale ebraica personale a vasto raggio, anche con studi a livello del Collegio Rabbinico Italiano …
    Nel passato – dai secoli che conosciamo fino al XIX – in effetti i capi famiglia più importanti erano al contempo uomini d’affari e conoscitori profondi della cultura religiosa ebraica; cultura cui pensavano anche di dare diretti contributi …oltre a curare le schole , le cerimonie e i minian.
    E’ una realtà che emerge dalla ricerca storica, rappresentata in Italia da molti studi e almeno tre riviste di storia a livello scientifico …la RMI, Materia Giudaica e Zakhor Rivista di storia degli ebrei d’Italia.

  2. Per completare il panorama dei rabbini italiani, consiglio di intervistare rav Andrea Zanardo che lavora nella comunità inglese di Brighton e Hove, la rabbina Barbara Aiello, che è americana di origine italiana, che lavora nella comunità Ner Tamid del sud, in Calabria, e Rav Leigh Lerner, che ha lavorato molti anni con varie comunità progressive italiane, parla un buon italiano e conosce bene la situazione dell’ebraismo italiano. Concordo con Rav Ascoli sulla necessità di approfondire le conoscenze di ebraismo, senza rinunciare alla libertà di coscienza di ogni ebreo ed avvalendoci anche delle conoscenze di antropologia, storia, filologia, psicanalisi…

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