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Frutti di futuro, di Livia Ottlenghi

Un midrash racconta che un saggio incontrò per la via un contadino che piantava un carrubo. Quando gli chiese quanto tempo ci volesse perché l’albero producesse i frutti, l’uomo rispose: settanta anni. Quando il saggio gli chiese se fosse certo di vivere altri settant’anni per godere quei frutti, l’uomo disse: io ho mangiato i frutti dei carrubi che i miei padri hanno piantato per me, ed io oggi pianto questo carrubo per i miei figli.

L’albero di carrube e la sua produzione di frutti a lungo termine hanno nella tradizione ebraica un significato simbolico, che rappresenta anche il legame tra generazioni e forse la stessa identità ebraica, che vengono trasmessi dai genitori ai figli, ai nipoti e anche, per un legame altrettanto importante, dai maestri agli allievi.

Le Comunità Ebraiche italiane rappresentano nel loro complesso una comunità numericamente esigua, che ha visto negli anni un lento decremento complessivo. Nella sua indagine socio-demografica del 2013, promossa dall’UCEI, il Prof. Enzo Campelli riporta una serie di dati che fanno pensare. Tra questi cito per primo il trend, dagli anni 60 ad oggi, di decrescita, denatalità ed invecchiamento progressivi in tutte le comunità. Altrettanto importante è la percezione delle Comunità che ne hanno gli iscritti: nelle loro risposte spiccano, tra gli aspetti positivi, quelli affettivi/relazionali (35,5%) e religiosi (29,9%), e, tra quelli negativi, la conflittualità interna, la divisione (38,4%) e i problemi relativi alla leadership comunitaria (33,5%).

Le attività per i giovani sono percepite positive dal 5% degli intervistati, e solo 1-2 su cento esprimono preoccupazione sulle politiche giovanili (allontanamento dei giovani, scarso investimento per il futuro, ecc.), che sono state tuttavia individuate come prioritarie dagli Stati Generali dell’Ebraismo italiano, tenuti nel 2018 e 2019.

Quindi, questo è il problema che abbiamo davanti a noi: che Comunità/Carrubo dobbiamo avere cura di piantare oggi, per far sì che i nostri figli ne piantino altri, per i figli dei figli Per noi, è importante/fondamentale una Comunità che sostenga le scuole. Le scuole sono da sempre luoghi di apprendimento, ma soprattutto di socialità, di relazione, con i compagni e gli insegnanti, capaci di offrire momenti essenziali per i bambini e per gli adolescenti. Tanto più in questo periodo di emergenza epidemiologica, crisi più sofferta dai giovani, con una preoccupante crescita di fenomeni di isolamento e depressione.

E’ per questo che Menorah sostiene una Comunità che abbia cura, senza imposizioni, delle attività dell’associazionismo giovanile. Crediamo nei giovani, che rappresentano una risorsa per l’ebraismo italiano, non solo di domani, ma già per quello di oggi. È essenziale dunque favorire gli incontri tra giovani delle diverse Comunità italiane, di Israele e di altri Paesi. Per questo, dobbiamo dare supporto esterno alle capacità organizzative e di aggregazione autonome, nel creare programmi che non siano solamente ricreativi ma anche formativi, per coinvolgere fasce di età ed interesse sempre più ampie. A questo scopo, riteniamo fondamentale il valore del volontariato, della fiducia, del rispetto reciproco e dell’impegno per la Comunità. Infine, non meno importante è sostenere una Comunità che rinforzi i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro.

È necessario potenziare i tirocini, le competenze – tecniche, professionali e trasversali – orientare alla qualificazione, supportando le vocazioni personali. Occorre aiutare i giovani a bilanciare le proprie passioni con le necessità sempre nuove del mercato del lavoro, senza rinunciare alle proprie aspirazioni. Tutto ciò, formando i giovani al lavoro di squadra, al valore della condivisione. L’albero di carrube è un albero particolare. È adattabile – alla siccità, a suoli poveri e rocciosi, alle temperature estreme da -6 a 50° C. È resistente – al fuoco, alle mutilazioni e alle malattie. Ha una grande variabilità geografica e biologica, e rappresenta una risorsa di sviluppo per il futuro. Fonda il suo valore sul legame fra generazioni e sul coinvolgimento di tutti nei progetti per il futuro. Proprio come la Comunità che vorremmo.

Questo numero 5 di “Riflessi” dedica il suo focus ai giovani, che continuerà anche nel prossimo numero. Vi proponiamo interviste importanti, a cominciare da quella a rav Benedetto Carucci Viterbi, e i contributi di alcuni nostri giovani, con le loro diverse esperienze e competenze; inoltre, troverete un interessante articolo sul prossimo voto in Israele, e, al solito, le nostre rubriche culturali, in questo numero però arricchite da una novità: una finestra aperta sul cinema e le arti audiovisive. Infine, alcune informazioni sull’UCEI e sulle recenti novità relative alla CER, con l’approvazione del bilancio preventivo 2021 che ha trovato in Menorah la sola componente del consiglio ad esprimere un voto contrario, con le motivazioni che ci spiegano Massimo Gai ed Emanuele Pace.

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