Il futuro delle piccole comunità? È in Israele
Arrivato in Italia 27 anni fa da Israele dopo essere nato e vissuto i primi 5 anni in Romania, Celu Laufer, 63 anni, due figli, è stato eletto 3 anni fa presidente della comunità di Verona.
Presidente Laufer, cosa l’ha spinta a trasferirsi in Italia?
Andò così: un mio amico era qui già da 3 anni, alla fine mi convinse ad andarlo a trovare…e da allora sono rimasto. Attualmente lavoro a Cremona, vado spesso in Toscana, e ho la mia base a Verona, ma la mia famiglia d’origine in Israele. Insomma, sembro il tipico ebreo errante…
Ci parla della sua comunità?
Verona è una bella città, dove sono iscritti un centinaio di ebrei, oltre a una decina di israeliani. Io ormai li conosco tutti, perché siamo davvero pochi. In generale, direi che, come tutti gli ebrei, anche da noi la discussione non manca. C’è il gruppo dei polemici, quello dei religiosi, quello più ampio dei laici…un po’ come dappertutto. A volte la discussione è più animata, e la situazione si fa complicata, d’altra parte, come si dice? “due ebrei, e tre opinioni diverse”. Anche da noi è così. Sul fronte economico la comunità si trova abbastanza bene e senza particolari problemi, potendo disporre di un suo patrimonio immobiliare. Adesso per esempio stiamo restaurando alcune nostre proprietà. Abbiamo inoltre competenza anche su altri comuni, come a Vicenza, dove vivono 2 o 3 ebrei e poi attorno al lago di Garda, o a Trento. Ora che il nostro rabbino (rav Umberto Piperno, n.d.r.) è anche rabbino maggiore a Merano, cerchiamo di unire gli sforzi. Sul piano religioso, certo per i moadim il tempio si riempie, nel resto dell’anno molto meno. Sulla nostra vita comunitaria purtroppo si è abbattuto il Covid, che ha fatto molti danni, diradando le opportunità di fare vita sociale. Del resto, mi pare che ci stiamo preparando a una nuova ondata…speriamo di no. Io spero sempre nel futuro, ma non mi nascondo che i problemi sembrano tornare. In generale, a Verona c’è un serio problema demografico. I giovani che abbiamo tendono ad andare in Israele (a Verona, gli adolescenti e i preadolescenti sono in tutto circa una decina). Il rav si adopera molto per loro, ma la realtà è questa. L’attività che si fa per i giovani è inevitabilmente sempre troppo poca.
Che iniziative culturali realizza la sua comunità?
Ci diamo da fare per la giornata della cultura ebraica. Dobbiamo ricordare che la giornata è nata, per fortuna o purtroppo, per un pubblico non ebraico, quindi bisogna organizzare iniziative che attirino, più che gli ebrei, le autorità e la cittadinanza. Devo dire che noi con le autorità ci troviamo benissimo, la comunità veronese ha più di 500 anni, e la convivenza oggi è ottima. Ad ogni modo, per la giornata faremo probabilmente un confronto tra Dante e il poeta ebreo Immanuel Romano, organizzeremo un tour per far conoscere l’ex zona del ghetto. Il mio sogno sarebbe invitare Eskhol Nevo e Nanni Moretti, che ha portato di recente a Cannes “Tre piani”. E poi magari organizzeremo lezioni di cucina ebraica.
Qual è il rapporto con le istituzioni cittadine?
A Verona governa una giunta leghista. Non ci sono problemi attualmente, e a dire la verità non ci sono mai stati problemi. La città è aperta e senza ostilità e senza discriminazioni.
Insomma, come vede il futuro della sua comunità?
La mia impressione è che tra 30 o 50 anni non ci saranno più le piccole comunità, purtroppo e per fortuna. Intendo dire che il futuro è in Israele. Anche se non m nascondo che non si tratta di una soluzione semplice, perché l’ebreo italiano fa difficoltà poi ad adattarsi e a vivere in Israele. Insomma, mi pare che gli ebrei italiani siano in mezzo a una contraddizione: da un lato vorrebbero mantenere vive le loro comunità, dall’altro l’influenza di Israele è inarrestabile. Del resto questo è un problema generale. Quando sono arrivato in Italia si diceva che gli ebrei iscritti fossero 40.000, nel 2020 si parla di 28.000, cioè il 40% in meno. Credo che sia un fenomeno naturale. Alla fine rimarranno le comunità più grandi, come Roma e Milano, ma i matrimoni misti e la mancanza d’interesse non porteranno un buon futuro per l’ebraismo italiano. A Verona, per esempio, circa il 50% delle famiglie legate alla comunità hanno al loro interno matrimoni misti, e i matrimoni e i Brit milà e bar mitzvà sono eventi eccezionali. Questa purtroppo è la realtà.
A suo avviso l’UCEI, che tra poco si rinnoverà, può invertire questa tendenza?
Mah, l’UCEI già oggi fa davvero molto, ad esempio per conservare il patrimonio artistico dell’ebraismo italiano, ma qui il problema mi sembra di tipo storico, e inarrestabile. Sa cosa diceva un amico di mio padre, che era stato presidente della comunità ebraica di Düsseldorf? “Se vuoi che la gente venga, dai da mangiare”. Voglio dire che n Francia il governo ha combattuto il calo demografico con misure economiche di sostegno, ma l’UCEI come potrebbe fare altrettanto per gli ebrei italiani? La realtà, ripeto, è che vorremmo avere forti le nostre comunità, però subiamo il fascino di Israele. Sinceramente, oggi non vedo una gioventù nella nostra comunità pronta a “mantenere la torcia accesa”.
E lei, che progetti ha per il futuro?
Dovrei lavorare ancora pochi anni. Poi mi piacerebbe trascorre sei mesi in Italia e 6 mesi in Israele, che sento entrambe come casa mia.
Questa è l’ottava tappa del viaggio nelle comunità ebraiche italiane.
In precedenza siamo stati a Torino, Venezia, Casale Monferrato, Trieste, Napoli (qui e qui), Firenze e Livorno
Una risposta
Le piccole Comunità spariranno …?
E’ un fatto storico ?
Tra il secolo XIV e il’arrivo dei ghetti la grande maggioranza dei nuclei di ebrei sparsi in tutta l’Italia contava qualche decina di persone …
Come mai reggevano e si moltiplicavano di numero ???