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Perchè sono contrario al ddl Zan

Lucio Malan, vicepresidente vicario del Gruppo “Forza Italia” al Senato, spiega le sue ragioni per il No al ddl Zan, e perchè invece è da sempre vicino a Israele.

Senatore Malan, qual è il clima che si respira in Parlamento, in questa legislatura così complicata?

Guardi, speriamo che finisca in fretta, perché, con un Parlamento composto per 1/3 da una forza politica come il M5S, al massimo si possono limitare i danni, cosa che si sta finalmente facendo col governo Draghi, che appunto sta rimediando ai guai dei governi precedenti.

Oggi in Senato si dovrebbe votare il disegno di legge “Zan”, che si prefigge l’obiettivo di combattere le discriminazioni anche all’identità di genere: qual è la sua posizione?

Io e il gruppo di Forza Italia siamo contrari attivamente a ogni forma discriminazione e violenza verso ogni orientamento sessuale. Inoltre sottolineo come personalmente sia sempre stato dalla parte della tutela delle persone e della loro libertà. Poche settimane fa, ad esempio, ero a manifestare contro la visita in Italia del ministro degli esteri dell’Iran, paese dalle continue violazioni dei diritti umani. Non mi risulta invece che il ministro Di Maio, firmatario di una proposta di legge simile al ddl Zan, abbia mia protestato contro il regime iraniano.

E per quanto riguarda il ddl Zan?

Io credo che un conto sia difendere i diritti, un’altra è istituire un trattamento privilegiato a danno d’altri. I punti dolenti del ddl Zan sono due. Il primo è che si introduce un reato d’opinione, come già fa la legge Mancino. In tal modo si afferma il principio per cui, ad esempio, un sostenitore dell’ideologia nazista è equiparato a chi è contrario all’utero in affitto, o all’indottrinamento che questa legge vuole imporre nelle scuole. Il secondo punto critico riguarda gli articoli 7 e 8, dove si delinea la strategia per la prevenzione della discriminazione. Sottolineo che tale strategia è quella già prevista dal 2013 dalle linee generali del ministero dell’istruzione, per cui si prevede l’accreditamento delle associazioni LGBT nelle scuole, e che fin dall’asilo nido si metta in questione l’identità sessuale dei bambini. Insomma, una sorta di disporia indotta.

Ma secondo lei non è necessario sanzionare le violenze contro chi esprime il proprio orientamento sessuale?

Certo, ma oggi in Italia non c’è un problema omofobia, e i casi che si registrano vengono prontamente puniti dalla legge vigente.

Cambiamo argomento. Lei da sempre è vicino a Israele. Quali sono le ragioni che l’hanno da ultimo portata a presiedere il Gruppo interparlamentare di amicizia tra Italia e Israele?

Ci sono vari motivi, di ordine personale, culturale e politico. Vede, io sono valdese. Quello che secondo me è il miglior libro di storia valdese, scritto da Alexis Muston verso la metà dell’Ottocento, si intitola “Israele delle Alpi”. Nel mio piccolo paese in Piemonte, la casa accanto alla mia aveva magen David sul portone, perché dopo la guerra fu centro di raccolta di ebrei in attesa di andare in Israele; di recente ho anche scoperto che il cognome di mia madre è ebraico (Benesch). Infine, sul piano politico credo che ogni volta si tratti di difendere un paese pienamente democratico, dove c’è lo stato di diritto e la libertà religiosa, non ci debbano essere dubbi.

Che obiettivi ha il Gruppo?

In parlamento ci sono Gruppi di amicizia pressoché con tutti i paesi, che hanno lo scopo di migliorare i rapporti reciproci. Certo il gruppo che presiedo è particolare, perché Israele come sappiamo è un paese particolare. Ultimamente è stato difficile organizzare viaggi in visita – i primi furono realizzati anche grazie all’associazione “Appuntamento a Gerusalemme” –, ciononostante questo abbiamo fatto diverse iniziative, perché ritengo che Israele sia un esempio per come ha contrastato la pandemia.

Un’ultima domanda. A suo avviso come guarda il parlamento al conflitto che vede coinvolto ciclicamente Israele?

Ritengo che, fermo restando che anche nelle Camere ci sono tracce terzomondiste, in generale il Parlamento italiano si sia nel tempo mostrato più attento dei vari governi sulle ragioni di Israele. Quando, ad esempio, nel 2012 il governo italiano mostrò l’intenzione di votare a favore dell’innalzamento dello status dell’ANP presso le Nazioni unite, ci fu il voto contrario di entrambe le commissioni esteri; inoltre il Parlamento è attento a bocciare i finanziamenti a ONG (organizzazioni non governative, n.d.r.) che si siano espresse a favore di movimenti non democratici. Registro tuttavia il perdurante squilibrio a livello internazionale, dove Israele ha subito ben 112 risoluzioni di condanna da parte dell’ONU, quando il secondo paese è la Russia, con 12.

Leggi anche l’intervista a Emanuele Fiano e a Francesco Verducci (v. presidente Commissione Segre)

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