Scontro all’ultimo voto
Netanyahu impone la prova di forza in un passaggio cruciale per la riforma della giustizia in Israele: che succede ora? Lo abbiamo chiesto a Michael Sierra, praticante legale, e all’imprenditore Itamar Danieli
Michael Sierra è un giovane praticante legale italo-israeliano che ha fatto esperienza anche presso la Corte Suprema.
Itamar Danieli è un imprenditore israeliano che lavora in Italia, e che oggi organizza a Roma una manifestazione di protesta.
A entrambi Riflessi ha chiesto cosa ne pensano della riforma della giustizia che sta infiammando Israele. La Redazione è consapevole che, se approvata, la riforma peggiorerà i rapporti tra i poteri dello Stato e, in generale, la libertà e l’indipendenza della magistratura; per questo continueremo anche nelle prossime settimane, come stiamo facendo da mesi, ad ascoltare i pareri di chi, in Israele, vive uno dei momenti più difficili della storia del paese
Michael, Israele è di nuovo in subbuglio dopo che, lunedì scorso, la Knesset ha votato un altro punto molto controverso della riforma della giustizia. Ci puoi aiutare a comprendere cosa è successo?
È successo che la Knesset ha votato la modifica della legge fondamentale sul sistema giudiziario. La modifica è stata approvata in seconda e terza lettura con 64 voti a favore e 0 contro perché i membri dell’opposizione hanno lasciato l’aula in segno di protesta.
Di cosa si tratta in particolare?
È stato modificato l’articolo 15, o meglio è stata introdotta un’aggiunta, secondo la quale ogni organo giudiziario, che comprende sia i tribunali di prima e di seconda istanza sia la Corte Suprema, non potrà più giudicare un atto del governo o di un singolo ministro in base al criterio della ragionevolezza.
Questo che effetto avrà sulla giurisdizione in Israele?
In pratica, il governo in questo modo ha annullato la possibilità che i giudici possano annullare un provvedimento amministrativo giudicandolo non plausibile, ossia irragionevole. In passato la stessa Corte Suprema ha più volte annullato atti amministrativi, applicando tale criterio.
Chi si oppone alla riforma ritiene che in questo modo sia venuto meno un fondamento di tutte le democrazie, ossia il giusto equilibrio fra diversi poteri dello Stato.
Non mi sentirei, in questo momento, di sottoscrivere un’affermazione così grave. In realtà, occorre considerare che la magistratura ha altri strumenti, oltre al criterio della plausibilità, per giudicare i provvedimenti dell’amministrazione pubblica.
Ad esempio?
Ad esempio in passato si è fatto uso del criterio di proporzionalità, annullando quei provvedimenti che ne erano privi. O ancora si è elaborato il criterio di “legittimità”. La dottrina, inoltre, ha suggerito ulteriori strumenti che possono consentire alla magistratura di intervenire sui provvedimenti amministrativi, ad esempio annullando quelli che vengono considerati illeciti. In generale, si può dire che, sia da parte della magistratura che della dottrina, sono stati già da tempo elaborati ulteriore i criteri che, nel campo del diritto amministrativo, possono consentire alla Corte Suprema di intervenire ugualmente per valutare l’opportunità di un provvedimento. Per questo la mia impressione e che il voto dell’altro giorno non determini, come sostenuto da alcuni, la fine della democrazia israeliana.
Quali sono state le reazioni al voto approvato dalla Knesset, oltre alle grandi manifestazioni sociali cui assistiamo da mesi?
È stato fatto ricorso in tre petizioni diverse (una dell’albo degli avvocati e due da parte di ONG) contro la modifica.
Cosa potrà accadere?
Sarà a quel punto interessante vedere gli esiti. In passato, infatti, la Corte Suprema ha affermato la propria competenza ad annullare leggi fondamentali, senza però mai esercitare tale potere. Se lo facesse ora, annullando l’emendamento del governo che le impedisce di giudicare i provvedimenti da amministrativi in base al criterio della plausibilità, sarebbe una novità mai accaduta prima. Lo farebbe anche con dottrine che sono molto criticate, come l’abuso di potere costituente o il constitutional unconstitutional amendment.
Con il voto dell’altro giorno possiamo dire che la riforma voluta da Netanyahu e dai suoi alleati è stata definitivamente approvata?
Ancora no. Il voto, infatti, ha riguardato soltanto una parte della riforma, quella relativa al criterio della plausibilità. Restano però altre parti della riforma che dovranno essere esaminate.
Quali?
Soprattutto quella relativa ai criteri di nomina della commissione che a sua volta deve indicare i giudici della Corte Suprema. Questa e altre parti della riforma saranno probabilmente oggetto di negoziato alla Knesset nei prossimi mesi. Per il momento, in prossimità della sospensione estiva, il cammino di approvazione di tutta la riforma avrà una pausa. Il governo intendeva raggiungere questo risultato prima della sospensione dei lavori e ci è riuscito, potendo ora contare su un forte significato simbolico, perché ha potuto dimostrare di aver compattato la maggioranza di 64 voti nonostante le forti proteste nel paese e anche gli ammonimenti provenienti dagli Stati Uniti, dove il presidente Biden aveva chiesto di fermare la riforma. Direi che, a questo punto, la battaglia è soprattutto politica, e vedremo nelle prossime settimane come si svilupperà il dibattito attorno alla riforma.
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Itamar Danieli, perché protestate contro il governo?
Questo e il governo più estremo che c’è mai stato in Israele. È composto da ministri razzisti, fascisti e criminali. Anche il presidente degli Stati Uniti non vuole incontrare il premier Israeliano. Tutto questo è assurdo.
La protesta ha un colore politico?
Assolutamente no. Noi siamo contro chi è contro l’autonomia della Corte suprema e contro chi ha eliminato la clausola di ragionevolezza esclusivamente per motivi personali.
Cosa sperate di ottenere?
Vogliamo dare un po’ di speranza ai fratelli in Israele che manifestano già da 7 mesi.
Cosa rispondete a chi vi accusa di mettere in cattiva luce Israele?
Oggi in Israele a protestare contro la riforma di Netanyahu sono tutti gli ex capi del Mossad, tutti gli ex capi dello Shin-beit, tutti gli economisti più importanti, tantissimi piloti e riservisti. Tutti loro, insieme a moltissimi altri, sono contro questo regime. Nessuno di loro è contro Israele. Oggi gli unici che sono davvero contro Israele sono i membri di questo governo che in 6 mesi ha fatto solo tantissimi danni e sta approvando una riforma contro ll volontà della maggioranza degli israeliani!
La manifestazione si terrà oggi alle ore 18 a Largo Corrado Ricci. Come a marzo, non saranno ammessi simboli poltici, ma solo bandiere israeliane
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