La protesta del sionismo dal volto umano

Dopo oltre sei mesi di proteste, in Israele non sembra esserci spazio per una soluzione condivisa. Abbiamo fatto il punto con chi, da sempre, si batte per un paese in pace e unito

In Italia, come ebrei della Diaspora, siamo abituati a essere con Israele senza se e senza ma. Tuttavia, quanto sta avvenendo ora in Israele, le proteste, le divisioni, ci lasciano quantomeno confusi.

Angelica Edna Calo Livne e suo marito Yehuda, durante l’intervista via Zoom

Per fare chiarezza, abbiamo fatto alcune domande ad Angelica Edna Calò Livne e a suo marito Yehuda Livne.

Qui in Italia viviamo le vicende che si stanno svolgendo in Israele applicando i parametri della nostra politica, una polarizzazione tra destra e sinistra, tra fascisti e comunisti. Cosa ne pensate?

Questa non è assolutamente una lotta tra destra e sinistra. Questa è la lotta del popolo di Israele per mantenere lo spirito che ha consentito la nascita dello Stato di Israele. La visione che già dalla fine dell’Ottocento ispirò i primi chalutzim ( pionieri) a venire qui e a fondare uno stato democratico dove ci fosse il rispetto per tutti, sia ortodossi che laici. I partecipanti ora alla rivolta non sono solo esponenti della sinistra, ma anche leader storici del Likud come Ruby Rivlin, ex- presidente di Israele, o ex-capi del Mossad come Yossi Cohen o Tamir Pardo. E a questi si aggiungono tantissimi religiosi, Rabbini, tutti coloro a cui questo Paese è importante, che assistono con rabbia e tristezza al disgregamento di valori che hanno permesso di creare il miracolo di Israele in questi 75 anni di duro lavoro, di sofferenze e anche lutti. La linea di demarcazione, passa tra democratici e liberali da una parte e seguaci di un leader autocratico (per di più con problemi giudiziari) dall’altra. Un leader, che pur di stare al governo, ha accettato di fare coalizione con le frange più oltranziste ed estremiste dei partiti di destra ultra conservatori e super nazionalistici. Rappresentati questi da persone come Ben Gvir e Smootrich che credono in una “grande Israele” dando via libera alla costruzione di nuovi insediamenti, rallentando qualsiasi trattativa di pace con i nostri vicini.

il premier Netanyahu tra gli ex capi del Mossad, Pardo (a sinistra) e Cohen

I sostenitori di Bibi dicono che democrazia è accettare un governo eletto con la maggioranza comprese le leggi che questo decide. Dunque, perché chi protesta pensa che la democrazia in Israele sia in pericolo?

Cercheremo di spiegarci in breve: l’abolizione della clausola di ragionevolezza apre la strada all’approvazione di diverse proposte di legge antidemocratiche presentate nella sessione invernale della Knesset: queste sono 42 progetti di legge che potrebbero indebolire il sistema giudiziario. Tra queste ci sono 11 proposte per modificare le regole elettorali, 7 proposte per la politicizzazione del settore pubblico, 1 proposta di reclusione per i manifestanti che bloccano una strada, 30 disegni di legge per ridurre i diritti umani e civili (come per esempio matrimoni civili, abolizione dei diritti dei gay), 4 leggi per controllare i media, 12 proposte di legge per limitare la libertà accademica, 24 suggerimenti per incrementare la religione.

qui e sotto: immagini delle proteste contro la firma della giustizia

E allora?

Si deve considerare che tutto questo è iniziato perché c’era un processo contro Netanyahu. Bibi voleva uscire indenne da tutte le accuse e si è circondato di persone dubbie, come Aryeh Deri, che era in carcere per frode ed evasione fiscale ed è stato liberato, promettendo di non candidarsi nuovamente in politica. Deri non solo è rientrato in politica, ma pretende di diventare ministro delle finanze. Intorno a Netanyahu orbitano personaggi “ministri di Tik Tok”, come Itamar Ben Gvir, che hanno prodotto innumerevoli video che promettevano mari e monti in fatto di sicurezza. In realtà da quando è ministro degli interni, sono aumentati i casi di femminicidio e omicidio per mano della mafia per regolamento di conti. L’unico suo scopo è ricostruire il Bet HaMikdash e trasformare Israele in un paese messianico. Ma nel corso della storia abbiamo imparato che dobbiamo difenderci, che dobbiamo sviluppare, potenziare ed estendere tutte le nostre capacità creative, sociali e tecnologiche, anche se crediamo profondamente in Kadosh Baruch Hu.

Ma l’abolizione della clausola di ragionevolezza non era stata già proposta negli anni scorsi da chi oggi è all’opposizione?

Era stato proposto dal governo precedente di cambiare alcune definizioni, ma non annullare totalmente come è stato fatto. Israele non ha una costituzione e la proposta dell’opposizione era di trovare un modo per affrontare il problema delle tante realtà del Paese, cercando di creare una pacifica convivenza tra ebrei, arabi, drusi, religiosi, laici. La clausola della ragionevolezza è fondamentale ed è stata importante anche nelle decisioni riguardanti molti progetti religiosi. Per esempio nella cittadina di Kfar Vradim non c’era un mikve e la comunità religiosa ne ha fatto richiesta. La Corte Suprema ha dichiarato, a chi si opponeva, che secondo il criterio di ragionevolezza la minoranza andava rispettata e se il mikve era una necessità andava concesso e ciò è avvenuto. In un altro caso si era detto di annullare i fondi per gli asili religiosi e, nuovamente, secondo il criterio di ragionevolezza, la Corte ha stabilito che i fondi andavano concessi, come agli altri asili. Questo dimostra che non c’è nulla di “antireligioso” nella Corte suprema, bensì che essa è la garante del “principio di uguaglianza”, uno dei principali messaggi della Dichiarazione d’Indipendenza (1948), e che viene combattuto oggi da gran parte della coalizione al potere e dei suoi seguaci.

La sede della Corte suprema d’Israele

Potete farci quale che esempio, che permetta a noi della Diaspora di comprendere meglio?

In questi giorni si stanno assegnando fondi senza limiti a una sola parte del Paese, come se il governo fosse di una sola parte della popolazione: sono stati approvati 146milioni di shekel per le scuole religiose, dove si studia solamente Torà mentre storia, matematica, l’inglese, l’ informatica sono banditi. Nel corso della sua breve storia lo Stato di Israele ha dovuto affrontare moltissime sfide, guerre, intifade, l’assassinio di un Primo Ministro, ciononostante non ha mai smesso di investire parte delle sue risorse non solo nella difesa, ma anche nella ricerca, come lo dimostrano gli studi più avanzati sul cancro, sull’alzheimer, cyber, giusto per citarne alcuni che hanno fatto sì che Israele diventasse a livello internazionale un polo di avanguardia nella ricerca e quindi di attrazione per moltissimi giovani, ebrei e non, che vengono qui in Israele a studiare e a specializzarsi nelle varie università ed istituti di ricerca. Senza parlare di tutte le startup nate in questi ultimi anni, che hanno creato nuovi posti di lavoro, oltre che benessere, ebbene, se la riforma passasse anche queste sarebbero a rischio, diversi imprenditori, infatti, hanno deciso di espatriare e di avviare in Paesi diversi le loro compagnie.

Però è stato detto che la maggioranza di governo aveva cercato una mediazione con l’opposizione, la quale invece ha rifiutato ed ha abbandonato l’aula.

Non è corretto. Non c’è stato margine di alcun cambiamento. La richiesta dell’opposizione era stata quella di bloccare momentaneamente tutto, trovare un accordo e andare poi avanti insieme democraticamente e con rispetto reciproco ma c’è stato un rifiuto netto da parte di Netanyahu, che si è ricreduto su quanto aveva asserito precedentemente, ossia trovare un accordo se la legge fosse passata. In realtà si era vicini a una soluzione, con piccoli cambiamenti, ma non c’era alcuna volontà da parte della coalizione, se non abolire completamente il criterio di ragionevolezza. Ora tutte le altre leggi sono state momentaneamente sospese fino a novembre, ma la principale è passata.

Ma perché questa clausola di ragionevolezza è stata tolta solo ora? Netanyahu poteva intervenire quando è stato al governo precedentemente.

Benjamin Netanyahu e Yariv Levin (Ronen Zvulun/ AFP)

Precedentemente non era ancora sotto processo… Comunque, non è un’idea sua. Anzi per anni ha dichiarato che era importante mantenere la libertà giudiziaria per difendere il Paese ma a quanto pare Yariv Levin, membro del Likud che da tanti anni, insisteva per cancellarla e indebolire il sistema giudiziario è riuscito a metterlo in condizione di accettare la sua proposta per non far cadere il governo.

Il ricorso che è stato fatto alla Corte Suprema contro l’abolizione di questa clausola, ha qualche possibilità di successo secondo voi?

Personalmente, noi speriamo che la Corte Suprema sarà una volta ancora l’ultimo baluardo della democrazia israeliana. Se si deciderà che non è legale, vogliamo sperare che il governo si piegherà a questa decisione, come si fa in democrazia; a questo punto i fanatici potrebbero lasciare la coalizione ed essere sostituiti da partiti di centro, per provare a risanare questo paese lacerato…

La Corte suprema israeliana

Il likud è compatto nel sostenere la riforma?

Molti rappresentanti del Likud, rimasti in un silenzio imbarazzante e deludente fino ad ora, hanno finalmente ammesso che non è accettabile che i 64 parlamentari della coalizione siano allineati a 360 gradi alle posizioni del governo, senza mai esprimere una critica o un voto contrario. La realtà è che validi esponenti del Likud sono terrorizzati da Netanyahu, terrificati dall’opportunità di perdere la propria posizione. A quanto pare cinque o sei parlamentari del Likud hanno dichiarato che non voteranno altre leggi prima di un accordo. Speriamo che abbiano il coraggio di perseverare nelle loro affermazioni.

In questi sette mesi, le proteste stanno diminuendo? Rimandare il completamento della riforma a novembre può essere una mossa per stancare chi protesta?

Certo, questa è la speranza di Levine, Rothman e gli altri membri della Knesset estremisti. Ma non funzionerà. I manifestanti di Tel Aviv che giungono ogni sabato pomeriggio all’incrocio di via Kaplan, da 200.000 sono diventati 300.000 e noi qui in Galilea, da 100 che eravamo siamo diventati il doppio, e cosi in centinaia di crocevia, ponti e piazze di Israele. La parola chiave è dignità: sentiamo che non c’è più rispetto, né per i Padri fondatori di questo Paese, né per noi, cittadini attivi che vanno all’esercito, che pagano le tasse, che costruiscono, educano, curano, dirigono banche, ospedali, centri di ricerca e di sviluppo.

Ho letto che nei concorsi pubblici l’esperienza nella Tzavà, l’esercito, e quella nello studio della Torà verranno equiparati. Cosa ne pensate?

un tema da sempre al centro del dibattito israeliano è la partecipazione dei religiosi alla difesa di Israele

Ogni soldato riceve al mese un piccolo “stipendio” che ora, secondo un nuovo disegno di legge, si vuole estendere anche ai religiosi che studiano nelle Yeshivot, che non lavorano e non si arruolano nell’esercito. Non tutti loro, tra l’altro, sono in grado di studiare tutto il giorno e non potendo lavorare perché non hanno le basi scolastiche minime, divengono un peso perché mantenuti dai fondi pubblici. Abbiamo decine di migliaia di alunni nel sistema educativo ortodosso che non imparano nulla che possa aiutarli ad inserirsi nel mondo moderno, ad entrare nel mercato del lavoro, a contribuire alla creazione delle risorse nazionali necessarie al futuro di Israele, ed a quello loro personale. Secondo gli studi del Prof. Dan Ben-David dell’università di Tel Aviv, il futuro del Paese è minacciato da questa situazione molto più che non da qualsiasi minaccia esterna e questo nuovo governo nel frattempo non si occupa di questo problema, come non cura nessun altro dei gravi problemi sociali di questo paese.

Come ragisce il mondo arabo che circonda Israele?

Hamas non ha mai rinunciato a lanciare attacchi contro la popolazione civile israeliana

Hamas e Hezbollah stanno rinnovando i legami con i paesi nemici limitrofi.   Secondo le statistiche, tra 25, 30 anni i cittadini religiosi saranno pari se non superiori in numero agli altri, per cui avremo un esercito più esiguo in proporzione alla popolazione. Questo renderà la situazione economica ancora più grave perché il problema del carovita, della sicurezza, delle case per le giovani coppie che erano la base delle promesse di questo nuovo governo nel frattempo sono state messe da parte: hanno dedicato il tempo solo e solamente a redigere leggi per il proprio tornaconto. Il popolo d’Israele si è svegliato, ha dato dimostrazione di un grado altissimo di umanità, di spirito morale e sociale e si è organizzato in questa protesta pacifica senza precedenti. Il destino di Israele e dell’Ebraismo in tutto il mondo sono la nostra preoccupazione più grande.

Ecco, parliamo del video in cui tutti si baciano e si abbracciano perché si sentono fratelli. Chi ha prodotto questo video?

In Israele siamo abituati alle differenze, a mentalità, culture differenti ma abbiamo imparato a rispettarci per amore del Paese. Purtroppo in questi ultimi vent’anni c’è stata una campagna massiva per accentuare le differenze, per dividere, per dipingere “l’altro” come un nemico. E questo altro è un ebreo come noi e anche se non ci sentiamo fratelli di chi semina razzismo contro gli omosessuali, o contro gli arabi o limita la libertà delle donne, sentiamo che dobbiamo essere uniti perché l’unione è il nostro punto di forza più considerevole. E’ stato commovente fino alle lacrime vedere tante bandiere israeliane alla manifestazione all’aeroporto, un senso di appartenenza allo stesso popolo, mentre aiutavamo a portare le valige di coloro che partivano o arrivavano, ma, subito dopo gli occhi si sono riempiti di lacrime davanti all’assalto della polizia a cavallo intervenuta per disperdere i manifestanti. Ben Gvir, ex dissidente, non arruolato all’esercito israeliano per motivi di condotta e ora ministro della sicurezza interna (non vi sembra il colmo dell’assurdo?) ha dato ordini ben precisi, ai quali ha accennato il comandante della polizia di Tel Aviv recentemente dimesso da Ben Gvir, Ami Eshed, nel suo discorso di addio, facendo capire che il suo rinvio era dovuto al fatto che “non aveva riempito il pronto soccorso dell’ospedale Ichilov di manifestanti”. Dichiarazioni da brivido, come nelle storie dei miei nonni ai tempi delle leggi razziali.

Come reagiscono alle proteste le forze di polizia?

Gli unici che sono arrivati in ospedale non sono stati i poliziotti, ma i manifestanti. Davanti a me, con un cannone d’acqua maleodorante hanno cavato un occhio a un manifestante e sparato su donne con bambini in braccio. Perché a queste manifestazioni ci andiamo con i bambini. Sicuri e convinti di portare un messaggio di pace. Netanyahu ha aizzato all’omicidio di Rabin, non dimentichiamolo. Omicidio che è stato compiuto da Igal Amir per il quale in questi giorni, nell’entusiasmo generale delle nuove leggi, è stata proposta la scarcerazione

Questa situazione di grandissima divisione (è di ieri la notizia della nomina del nuovo ambasciatore in Italia, che proviene dai Territori), secondo voi può avvicinare o allontanare la pace? Secondo alcuni mantenere una posizione forte e intransigente può ammorbidire il fronte palestinese e portare a un accordo…

Deputati della maggioranza festeggiano dopo il voto

Assolutamente no. La mano forte non è mai servita a niente. In caso di guerra devi parlare con i nemici per arrivare alla pace. Le guerre finiscono solo attraverso il dialogo: attraverso la violenza non si acquisirà mai nulla, né in una famiglia, né in una comunità, né tra stati. Bisogna dialogare, come spesso non si fa anche in tante comunità. C’è qualcuno che questa pace non la vuole da tutte e due le parti, sono gli estremisti ma il mondo non è fatto solo di estremisti, è fatto anche di madri, di padri, di figli che vogliono studiare e vivere la propria vita. L’estremismo allontana il dialogo e la speranza.

Riflessi tornerà a occuparsi di Israele dopo l’estate. Come possiamo lasciarci, per ora?

Angelica Edna Calò Livne è una delle più note attiviste per la pace in medio oriente

Per concludere vogliamo dire che siamo orgogliosi di questo popolo che a ritmo di tamburi, mantiene uno spirito indomito. Vorremmo che tutti capissero che stiamo lottando per il futuro di Israele e dobbiamo ricordarci che proveniamo da tante parti del mondo e ciò che ci lega è l’ebraismo. Ma non dimentichiamo che tra il 62 e il 70 dopo E. V. si crearono gruppi di Ebrei di diverse fazioni a Gerusalemme e in Galilea, i meno abbienti sfruttati dai sacerdoti corrotti del grande santuario con tasse astronomiche e i gruppi che combattevano contro l’invasione romana e fu facilissimo per l’imperatore Tito lasciarli indebolire nelle loro lotte interne per poi saccheggiare e distruggere Gerusalemme…..Si dice che l’odio gratuito tra ebrei fu la causa della distruzione e l’inizio della diaspora, non sia mai! Vogliamo imparare qualcosa dalla storia?

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3 risposte

  1. Un’ammucchiata di scemenze e di bugie questa intervista. Intervisterete anche chi è a favore della riforma?

  2. Intervista interessante ma mi aspetto da voi anche un’intervista a qualche esponente dell’attuale governo di Netanyahu o a qualcuno che appoggia la riforma del suo governo. Etichettarli “fascisti”, come da voi scritto, mi lascia sbigottito.
    Cordiali saluti.

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