Le donne fanno un percorso a ostacoli per entrare nel mercato del lavoro, rimanerci e fare carriera. In più noi scontiamo il monopolio maschile del potere. Se combattiamo il monopolio in economia, allora penso che dovremmo combattere anche quello del potere. Guardi i dati: nella sanità, nella diplomazia, nelle università, nella magistratura, nella politica. le donne occupano posti molto periferici. Eppure sono tra le più brave.
Quindi servono le quote rose?
Rifiuto il termine, perché dà una immagine di protezione che non è giusta. Sono invece convinta che occorrano strumenti per rompere il monopolio maschile del potere. Guardi cosa è successo nel Cda delle società, dove una legge ha imposto una maggiore presenza femminile: le donne sono passate dal 7 al 41%, in pochi anni, obbligando anche gli uomini a migliorare.
Tra i suoi incarichi più recenti, c’è stato quello di Chair Women 20, in cui ha guidato i lavori sulle politiche di genere come capofila dei 20 paesi più importanti del mondo: che esperienza è stata, e che risultati ha raggiunto?
L’esperienza è stata molto bella e intensa. Ho coordinato e condiviso con le donne le posizioni da portare avanti davanti ai grandi leader del mondo. È stato molto faticoso ma molto bello, con un continuo confronto con culture e politiche diverse. È stata un’esperienza che ha prodotto risultati significativi: per la prima volta il G20 ha dedicato molto spazio alla questione femminile. Nella declaration dei leader si richiama espressamente di implementare la road map per i ministri del lavoro del G20, come non era mai stato fatto prima. Ci sono stati impegni per l’occupazione femminile, per la conciliazione dei tempi di vita, per la battaglia contro le molestie sul posto di lavoro. Avremmo voluto anche che si recepisse un impegno per la medicina di genere, ma non è stato possibile, adesso vedremo se seguiranno i fatti.
A proposito di donne: crede che il nostro paese sia pronto finalmente per un Presidente della Repubblica donna?
Premesso che adoro Mattarella, che per me è stato un presidente eccezionale, credo che certamente sia il tempo di una donna; e non inventiamo i che non ci sono candidate. Però non mi chieda di darle dei nomi, perché non glie ne farei.
In questo scenario non felice, il mondo ebraico forse è un’eccezione, dal momento che non solo molte donne guidano le nostre comunità, ma che una donna è stata da poco confermata presidente dell’Ucei.
Credo che sia molto bello che ci siano donne ebree con posizioni di responsabilità nelle varie comunità. È un dato di cui essere orgogliosi, penso che sia un segnale importante, un esempio di libertà e di forza femminile. A loro un caloroso “forza!”
A proposito: lei è anche una figura importante all’interno del mondo ebraico. Crede che la sua identità l’abbia influenzata anche nella sua professione?
Sono stata educata fin da bambina ai valori ebraici della mia famiglia. Ricordo il venerdì sera: ci riunivamo con tutta la famiglia, cuginetti e zii compresi e leggevamo arvit ed eravamo tutti insieme. Io, poi, sono cresciuta in casa di mio nonno, Guido Coen, che ha messo su insieme a Guido Castelnuovo la scuola ebraica in seguito alle leggi razziali del 1938, e si era attivato per far frequentare per corrispondenza i giovani ebrei l’università di Friburgo. Proprio mio nonno mi ha lasciato in eredità due insegnamenti. Il primo è questo: noi siamo ebrei, quindi potremo essere perseguitati anche in futuro; ricordati allora che devi investire in cultura, perché nessuno te la potrà mai rubare, e potrai dare tanto agli altri. Il secondo insegnamento, per lui che aveva militato in Giustizia e Libertà e aveva combattuto il fascismo, è che proprio perché noi eravamo stati perseguitati, così dovevamo batterci per la giustizia per tutti. Ecco, io credo che questi insegnamenti siano stati per me un imprinting per tutta la vita. Questa identità mi ha guidato nelle cose che ho fatto: sono diventata una statistica e volevo dare visibilità agli invisibili nelle statistiche: donne, bambini, anziani, disabili, poveri, LGBT. Insomma, ho sempre lavorato perché si affermare la statistica dei diritti. Solo conoscendo quanto i diritti dei cittadini sono violati si può operare per garantire adeguatamente.
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Una risposta
Una grande Donna. Proviene anche da una famiglia ebraica eccezionale. Kazah!