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Nulla sarà come prima

Intervista all’on. Alberto Pagani sulla guerra in Ucraina, a meno di 48 ore dall’intervento di Zelenskj al Parlamento italiano

Onorevole Pagani, martedì mattina il presidente Zelenskj si è rivolto al Parlamento italiano. Con che spirito le Camere hanno ascoltato le sue parole?

Alberto Pagani, deputato Pd, è componente della commissione difesa

Con la consapevolezza di vivere un momento storico drammatico: il leader politico di un Paese europeo in guerra, perché invaso da un’altro Paese europeo, si rivolge al nostro Parlamento, e quindi al nostro Paese, per chiedere aiuto. C’è stata negli anni novanta la guerra civile seguita al disfacimento della ex Yugoslavia, quando l’intervento militare della NATO fermò un genocidio, ma non era mai successo dal 1945 ad oggi che due Paesi Europei entrassero in guerra tra di loro, e questa vicenda ricorda davvero l’invasione tedesca alla Polonia, del 1939. Allora il deputato francese Marcel Déat, che poi fondò un partito di ispirazione nazionalsocialista e divenne collaborazionista dei tedeschi, chiedeva ai governi francese e inglese se valesse la pena di morire per Danzica. La questione era delicata, le diplomazie europee discutevano se fosse il caso di scatenare un’altra guerra per difendere una relativamente piccola città contesa tra Polonia e Germania, minacciata da Adolf Hitler. Si capì più tardi che le ambizioni di Hitler non si esaurivano a Danzica, e che quello era l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

A differenza di quanto avvenuto in Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e anche Israele, dove Zelenskj si è già rivolto ai parlamenti nazionali, in quello italiano il consenso alla causa Ucraina non è unanime. Detto altrimenti: quanto è forte in Italia il “partito di Putin”?

Nel Parlamento italiano ci sono alcuni leader politici e partiti che hanno subito il fascino autoritario dell’uomo forte ed hanno lodata ed ammirato pubblicamente Putin. C’è chi ha firmato accordi di gemellaggio con il partito di Putin, chi è andato in pellegrinaggio a Mosca e forse anche chi ha preso soldi per finanziare la propria attività politica. Alcuni di questi si sono ravveduti, per fortuna, ed hanno cambiato prontamente parte, bandiera e slogan elettorali. Altri non lo vogliono fare, o forse non lo possono fare, per cui farfugliano imbarazzati argomenti di neutralità pseudo pacifista, rendendosi ridicoli. Per fortuna sono rimasti pochi, e non hanno alcun peso.

Come giudica la dura presa di posizione della Russia nei confronti del nostro paese, con i recenti attacchi al ministro della difesa Guerini?

Lorenzo Guerini, ministro della difesa

I russi polemizzano con tutti i Paesi che si sono schierati a sostegno del popolo ucraino. Attaccano il nostro Ministro della Difesa come hanno sbeffeggiato il Ministro degli Esteri. Non mi pare il caso di intimorirsi troppo, bisogna mettere in conto che non ci abbiano in simpatia, visto che imponiamo sanzioni economiche pesanti alla Russia ed aiutiamo concretamente la resistenza Ucraina. Dobbiamo temere delle forme di rappresaglia nei nostri confronti? Meglio considerare la possibilità che ci siano che sottovalutare il rischio ed essere impreparati. È possibile che ci siano azioni russe ostili, soprattuto nella dimensione Cyber. Bisogna tenersi pronti a farvi fronte ed alzare il nostro livello di Difesa e protezione delle reti ed infrastrutture critiche: telecomunicazioni, energia, mobilità, logistica, finanza, salute.

Sempre martedì si è svolta anche l’audizione del Capo di stato maggiore della difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Può dirci qualcosa circa i nuovi pericoli per la sicurezza nazionale che questo conflitto sta evidenziando?

Giuseppe Cavo Dragone, ammiraglio, è Capo di stato maggiore della difesa

Al momento dal punto di vista militare la priorità è la protezione dei confini e dello spazio aereo dei Paesi nostri alleati che confinano con l’Ucraina. I rischi per la sicurezza nazionale credo che siano soprattutto nella dimensione economica, in relazione alle forniture energetiche e delle materie prime, più che militare. Bisogna riorganizzare e differenziare le nostre supply chain delle forniture strategiche, ma non lo si può fare da oggi a domani. Serve una buona strategia ed un po’ di tempo.

Come giudica il ruolo che sta svolgendo Israele nel tentativo di aprire un canale di mediazione tra Russia e Ucraina?

Bennett incontra Putin sul lago Maggiore nel 2021.

Prezioso. Ci sono importanti comunità ebraiche sia in Russia che in Ucraina e per questo il governo israeliano può svolgere un ruolo negoziale davvero importante. In questa fase i pontieri possono diventare gli eroi della pace, se riescono a mediare, per individuare un punto di caduta intermedio, che accontenti in parte e scontenti in parte entrambe le parti, in modo ragionevole ed equilibrato. Il nostro obiettivo deve essere la pace, non la capitolazione della Russia, che non mi pare realistica. Se alimentiamo l’idea una sfida all’ultimo sangue riusciamo che sia proprio questo che succede.

Nel precedente suo intervento su Riflessi, lei si era detto molto preoccupato della penetrazione russa nel mediterraneo. La crisi ucraina dimostra la fondatezza di chi aveva timori al riguardo. È possibile oggi immaginare quali saranno i nuovi equilibri geopolitici, una volta che le armi taceranno?

la Russia nel Mediterraneo (fonte: Limes)

La Russia gioca una partita molto complessa, di cui l’Ucraina è solo una parte. Bisogna guardare anche la Siria, la Libia, il Mali, il Sudan… bisogna vedere tutto il quadro per rispondere con lucidità ed efficacia. Putin vuole restituire alla Russia il peso ed il ruolo imperiale che aveva un tempo l’Unione Sovietica, e ancora prima la Russia degli zar. Per ottenerlo usa mezzi diversi: strategie di influenza, a favore delle forze politiche sovraniste ed antieuropee, operazioni psicologiche finalizzate ad indebolire o destabilizzare le istituzioni democratiche, disinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica, intelligence, milizie private. L’obiettivo è chiaro ed è ostile all’Occidente democratico. Bisogna affrontare la realtà senza ingenuità e senza illudersi che si possa riavvolgere il nastro e ritornare, come se niente fosse, alla situazione precedente l’invasione dell’Ucraina.

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