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Il mondo dei hasidim

Guerra nella terra dei chassidim

L’Ucraina, il paese-nazione che oggi combatte per la sua libertà e il diritto all’autodeterminazione, è stata per secoli la casa di molte generazioni di ebrei

un ritratto del Baal shem tov (Besht 1698-1720)

A quel tempo, gli ebrei vivevano in villaggi medio-piccoli chiamati shtetlakh, in yiddish, la loro lingua (seppur non riconosciuta). Nel XVIII secolo gli ebrei erano una presenza ubiqua sul vastissimo territorio che si chiamava ‘Regno di Polonia e Granducato di Lituania’, un’entità politica sorta nel XVI secolo ma che proprio nella seconda metà del secolo dei lumi, esattamente nel 1772 e poi nel 1795, venne sgretolata dalle brame espansioniste dei tre imperi limitrofi: la Russia, il regno di Prussia e l’impero asburgico. Così per oltre un secolo Polonia e Lituania scomparvero dalla mappa politica europea. Mentre guerre e patti di pace modificavano di continuo i confini geo-politici di questa regione, in quel cruciale XVIII secolo nel voivodato di Podolia, a sud-ovest di Kiev, nacque e si sviluppò il chassidismo, nel solco della personalità indubbiamente carismatica di Israel ben Eliezer, noto come il Ba‘al Shem Tov, il Besht (1700ca-1760).

Il chassidismo è stato, e si può dire sia tuttora, un movimento di innovazione spirituale del giudaismo rabbinico: fedele alla Torà nell’osservanza delle mitzwot, la combinò con alcune dottrine qabbalistiche della scuola luriana (risalenti al XVI secolo) e creò delle dinastie di maestri, chiamati rebbe, che incarnarono l’ideale biblico-talmudico dello tzaddiq, del giusto, che è pilastro del mondo e intercessore tra Cielo e terra. Un afflato di gioia e di riscatto della dimensione materiale sostituì i rigori dell’ascetismo, tipico della chassidut medievale, popolarizzando l’idea della devequt o ‘unione con D-o’ attraverso le lettere sacre e il complesso sistema delle sefirot (la teosofia di matrice sefardita riflessa soprattutto nel Sefer ha-zohar).

il Gaon di Vilna (1720-1797)

Senza pretese messianiche, queste dinastie si diffusero presto nella vicine regioni della Volinia e della Galizia, a ovest, mentre trovarono una certa resistenza a nord, nell’area lituana, dove sempre nel fatidico 1772 il Gaon di Vilna, con altri maestri, emisero persino un cherem, una scomunica, contro la ‘nuova setta’. Ci vollero alcuni decenni perché quella frattura si ricomponesse e si superasse il conflitto tra chassidim e mitnagdim (alla lettera, gli ‘oppositori’), e ciò avvenne soprattutto grazie a Chayim di Volozihn, erede spirituale del Goan di Vilna.

Historical Atlas of Hasidim
Mappa dei luoghi dei discepoli del grande Magghid di Mezeritch c.1760-1815
(fonte: “Historical Atlas of Hasidim” di Marcin Wodziński; cartografia di Waldemar Spallek)

Se guardiamo la mappa geografica, troviamo nell’Ucraina odierna tutti i nomi dei luoghi con i quali sono noti i grandi rebbe che abbracciarono il carisma del Besht, che era di Metziboz (altro spelling: Międzybórz; di ogni toponimo ci sono almeno dieci modi diversi per scriverlo), nel cuore della Podolia, a eguale distanza tra le due grandi città di Kiev e Lwow, oggi Leopoli (Lemberg in tedesco e in yiddish) ai confini con la Polonia. I due più importanti compagni/discepoli del Best furono Ya‘akov Yoseph di Polonnoye e Dov Ber di Mezeritch (Mezhirech): Dov Ber fu il vero organizzatore teorico-pratico del chassidismo, qualcuno dice il suo vero ‘fondatore’ (non a caso fu chiamato il Grande Maggid, nel senso di predicatore). Non troppo lontano da Kiev abbiamo Berditchev, con cui si suole identificare un altro discepolo del Besht, Levi Yitzchaq, maestro estremamente popolare, allievo del Maggid e autore dell’opera Qedushat Levi, una fonte preziosa di insegnamenti chassidici. Vicino a Berditchev c’è Ruzhin, eletta nella seconda metà del XIX secolo a sede della ‘corte’ del rebbe Israel di Ruzhin, tra i maestri più discussi per il suo stile di vita principesco.

Gershom Scholem (1897-1982)

Più a sud c’è Bratzlav, luogo a cui è legata la memoria dell’eccentrico pronipote del Besht, Nachman, la cui fama di canta-storie ne fece un simbolo dell’enigma mistico. I suoi discepoli ne protessero il carisma scegliendo di non dargli successori e di lasciarne la ‘sedia vuota’. La sua tomba è sempre lì, in Ucraina (Podolia orientale), a Uman, luogo di affollati pellegrinaggi da parte dei Brotzlover chassidim ogni anno a ridosso di Rosh ha-shanà. E come tacere Chernobyl, a nord di Kiev e oggi al confine con la Bielorussia, città oggi famosa per l’incidente elettro-nucleare del 1986 ma ebraicamente legata al nome di Menachem Nachum, tra i primi seguaci del Magghid e dalla cui dinastia se ne originarono decine di altre… a grappolo.

Martin Buber (1878-1965)

L’elenco sarebbe lunghissimo e certamente incompleto. Non v’è angolo di Ucraina privo di storia chassidica, che è storia di due secoli fa, e anche meno. Ma se la storia e gli imperi passano, le memorie e gli insegnamenti degli tzaddiqim restano.

Martin Buber ce ne ha dato degli assaggi nei suoi Racconti dei chassidim, un classico della spiritualità ebraica del Novecento. Pur con i suoi difetti, aspramente criticati dallo storico della mistica Gershom Scholem (per il quale Buber ha de-storicizzato il movimento chassidico per esaltarne il messaggio etico), l’opera di Buber resta un’affascinante mappa geo-mistica del chassidismo ucraino-polacco. E già allora l’impero russo fece la sua parte per soffocarlo.

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