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Sì, poi adoro Tel Aviv, una città straordinariamente divertente. Vivace. Gerusalemme invece è molto bella, ma…

E’ pesante

Ho una specie di simpatia primitiva, fondamentale, il cibo, la luce…

Anche queste spiagge con tutti i “belli “che passano.

Queste cose mi piacciono sempre. Pensare ai palestinesi mi provoca una pena enorme perché penso che sono dei poveracci vittime di loro stessi, dei loro governanti. Parliamoci chiaro, di palestinesi ne hanno ammazzati più in Giordania, più i siriani che gli israeliani. Storicamente sono stati i loro cugini a farli a fette.

L’antisionismo della sinistra è qualcosa di evidente. Anche se è difficile parlarne. È qualcosa di molto difficile da affrontare, di doloroso, soprattutto per gli ebrei che vorrebbero stare a sinistra, che stanno a sinistra. C’è un doppio…

Ecco io lì vedo anche il tema della diversità. Perché per me scatta anche l’altro occhio che è l’occhio dell’omosessualità, e cioè il fatto che tu capisci, sai, che devi fare sempre i conti con degli aggiustamenti. Appartengo a una famiglia di sinistra, tradizioni anche belle, nobili. Quando avevo sedici anni io sentivo quelli del PCI, che erano in fondo i miei amici, che dicevano cose terribili sui “froci”. Di una violenza mostruosa. E naturalmente io dovevo imparare a fare i conti con questo e a pensare da un lato sì, io sono da questo lato, ma nello stesso tempo no, perché questi esprimono anche delle cose orrende, che mi riguardano.

Da “ebrea”, io ho in effetti vissuto questa cosa.

Per questo ti dico, a un certo punto queste due cose si saldano, diventano il fatto che tu devi fare i conti con la diversità. Sei una persona diversa dagli altri, e guardi con un occhio diverso, non so se migliore o peggiore, però è effettivamente più complesso, è diverso.

E questo in realtà è parallelo anche alla molteplicità di identità che viene fuori con l’ebraismo, ma che poi si collega a tutto.

Nell’ebraismo c’è un elemento secondo me fondamentale, dal punto di vista strettamente culturale, l’idea della non territorialità.

Lo diceva anche Herbert Pagani!

È un punto fondamentale. Ti restituisce appunto uno sguardo sulla realtà che è più complesso. È chiaro che se tu sei nato a Crotone, sei vissuto lì e la tua mamma e il tuo papà sono di lì, i tuoi nonni sono di lì, tu hai una visione omogenea e anche molto tranquillizzante, anche molto piacevole. Però è solo quello. Se invece la mamma viene da qui, la zia viene da lì…

Abitano in Israele, poi sono tornati, poi si sono trovati male in Israele…

Tu capisci che l’esperienza è una cosa molto più complessa, in cui per esempio per giudicare, capire, devi fare una serie di operazioni e devi anche acquisire. Per esempio il fatto di usare più lingue. Ecco io non conosco l’ebraico, però per esempio per me l’inglese è diventata una specie di lingua interna.

Con cui condividi, ti incontri (con le tue diverse identità).

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