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Sì, ero molto emozionato e molto scosso, è stato molto strano, cominciare a leggere una cosa e mettersi a piangere, insomma.

Sì perché tu poi avevi quest’aria così controllata.

Sì io sempre un po’ così, ho sempre quest’arietta un po’ così.

È vero che ci sono dei momenti in cui la cosa scatta, anzi meglio, e non c’è niente da fare.

La Calabria, dove è ambientato “Sud”, conserva molte tracce della presenza ebraica

Questa è la storia della mia vita, cioè io sono uno molto emozionale che in realtà fa finta di non esserlo.  È tutta la vita che è così. Appaio come una persona un po’ fredda essendo invece una persona molto calda, insomma tutte quelle cose lì. Quella situazione era un po’ eccezionale, non avendo mai avuto un’esperienza precedente, era allo stesso tempo familiare, amichevole e religiosa. Mi ha molto scosso, è stata una cosa molto profonda, e, con tutti i miei riti di controllo non ce l’ho fatta, ho avuto bisogno di piangere. Meno male!

Anch’io mi ricordo, ora non so se l’abbraccio di mia madre c’è veramente stato…

Sì sì.

Mia madre era così, lei ti doveva far vedere che tutto quello che faceva parte di quel momento lei lo capiva e che era con te.

Quello è stato molto forte, aggiungi a tutto questo che io ho avuto un legame molto bello e anche importante con mia madre. Però mia madre era come me e peggio di me, una persona molto controllata, molto fredda apparentemente. Ma non lo era affatto, come me.

Questa è una cosa anche molto legata alla maternità. Cioè il fatto che per poter reggere tutto bisogna in qualche modo chiudere. Forse tu l’hai messo più in Lea che in Tamara. Altrimenti tutto sarebbe sbragato.

Sì, sì. Ecco invece la presenza in quel momento di Mirella che è stata molto fisicamente accogliente, era anche questo molto forte, perché io mi sono sentito che era come mia madre che mi abbracciava, finalmente!

Pensa che in qualche modo mia madre che abbracciava così tanto, non ci ha molto abbracciato, perché a sua tempo era giovane e in qualche modo doveva andare avanti con la sua vita, così sono sempre cose che si recuperano dopo. E la mia paura è quella di doverlo fare io con i miei figli, nel senso che c’è il momento in cui puoi abbracciarli e il momento in cui c’è qualcosa che ti blocca, poi ci ripensi, ma ormai è andata.

Per me effettivamente, quella sera a casa dei tuoi, è stato veramente un turning point nella mia vita.

Questa è una cosa importante.

l’antico mikve di Siracusa, in Sicilia

È stato molto forte e molto importante, e ho cercato infatti, quando scrivevo quel libro, e sapevo che ci sarebbe stato un momento in cui …Nel libro c’è una specie di voce narrante, che però non si palesa. Il protagonista compare nel libro a pagina cento. Di solito la voce narrante compare subito. Volevo che fosse il più lontano possibile dall’inizio. Però sapevo che nell’epilogo ci sarebbe stato un momento in cui a questo personaggio accadeva qualcosa che lo metteva in contatto con tutto questo passato, che era suo, ma non era solo suo, era anche di altre persone vissute prima di lui, che lui non ha conosciuto, in parte sì ma in parte no.

Infatti si sente molto questa collettività.

All’improvviso, io mi sono reso conto che era in quella sera. Quello era la sua Shoah.

Era il tuo partecipare anche a qualcosa di drammatico.

Che però era il partecipare a qualcosa che era nello stesso tempo collettivo e personale. Era una cosa molto privata. Comunque quella era un po’ la cosa, appunto quella sera lì ho capito che era un punto importante.

Dunque il passato è divenuto un’appartenenza più generale, come se fosse una collettività di popolo, o no?

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