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La Germania ammira Draghi e l’Italia, un pò meno gli italiani

Daniel Mosseri, giornalista a Berlino, ci parla della Germania del dopo Merkel, dei suoi rapporti in Europa e verso Israele, alla vigilia di grandi cambiamenti che attendono un pò tutto il vecchio continente

Daniel, da quanti anni lavori in Germania?

Daniel Mosseri scrive, tra gli altri, per Panorama, Il Foglio, Il Giornale

Più di nove anni. In precedenza mia moglie ed io vivevamo a Roma, poi per vari motivi abbiamo visto che Roma non faceva per noi. Siccome mia moglie aveva fatto il liceo americano a Berlino, abbiamo provato a trasferirci.

È stato difficile cambiare paese?

È vero che gli inizi non sono stati facili, ma qui si vive meglio. Le difficoltà di ambientamento, a Berlino, riguardano il modo di fare delle persone, e anche l’ambiente ebraico. Qui sembra un altro pianeta, nei modi di fare, nei costumi.

Mi parli dell’ambiente ebraico berlinese?

È più vario di quello italiano, almeno di quello che conosco meglio: romano, livornese, veneziano. Qui a Berlino c’è una parte di ultraortodossi – chassidim – pochi tedeschi della vecchia scuola, mentre è marcata la presenza israeliana. E poi ci sono gli ebrei liberali, conservative, riformati, Habad, Lauder. Josef Schuster è il presidente del Consiglio centrale, come viene chiamato l’organo di rappresentanza degli ebrei tedeschi. Tieni conto però che l’85% ebraico tedesco è di origine russa e sovietica. In generale, l’ebreo berlinese è un ebreo molto laico. Per esempio questa è una comunità grande, con almeno 15 mila membri, ma con poca ristorazione kasher.

il memoriale che ricorda la Shoah a Berlino

Quanti sono gli ebrei che vivono in Germania oggi?

Sai, è difficile avere un numero esatto, a parte quello ufficiale; il motivo è fiscale. In Germania si applica una tassa pari al 10% dell’Irpef per chi è iscritto a una qualsiasi confessione religiosa, che va a vantaggio di quest’ultima. Per questo, soprattutto nelle chiese cristiane, per le quali l’iscrizione è quasi automatica, c’è una costante perdita di iscritti, mentre gli ebrei neppure si iscrivono. Non è perciò facile avere un numero esatto. Comunque, si presume che per ogni 10 ebrei iscritti ce ne possano essere 4 o 5 – qualcuno dice addirittura altrettanti – non iscritti. Secondo il Consiglio centrale gli ebrei sono più di 93 mila.

Parliamo ora dei tedeschi. Che idea hanno di noi Italiani, in particolar modo in questa legislatura, con il formarsi di tre governi in tre anni?

una vista di Berlino

Ti rispondo con una battuta che però fotografa bene la realtà: i tedeschi amano l’Italia ma non la rispettano, come gli italiani non amano la Germania ma la rispettano. I tedeschi hanno un amore viscerale per l’Italia. Anche se poi non trasmettiamo un’immagine di serietà, a parte Draghi.

Qual è la valutazione che si dà in Germania del nostro Presidente del Consiglio?

Il Draghi premier è molto più apprezzato dell’economista. Certo, come economista era rispettato, ma meno amato. Anche se la BCE è stata gestita da Draghi con piglio, e la politica dei bassi tassi di interesse ha avvantaggiato anche la Germania, facilitando le esportazioni e il mercato del lavoro. Adesso piace molto in Germania l’idea di un personaggio serio, che ha varato un PNRR per rimettere il nostro paese in sesto. Il mondo della politica e dell’economia sa che l’Italia è partner fondamentale, soprattutto in regioni come la Baviera e il Baden-Württemberg. Ripeto, l’idea che Draghi rimetta in sesto l’Italia piace molto.

Angela Merkel nella sua ultima visita ufficiale in italia

Ieri si è concluso il G20, ultima passerella per Angela Merkel. Tu hai scritto un libro – “Angela e Demoni” – che ne spiega la parabola. Come ha influenzato la politica tedesca il suo lungo mandato?

Io credo che la Cancelliera abbia realizzato la sua politica volgendo la Germania sulla strada della normalizzazione. Non è stata una leader riformista o storica, come Gerhard Schröder o Helmut Kohl, ma è stata un’ottima amministratrice. Addirittura, secondo molti politologici, la nascita di un partito di destra e nazionalista, come Afd, è un segnale di normalità, come se la Germania abbia superato quello status di paese minaccioso, che oggi può “permettersi” di far emergere anche la destra.

Che Europa sarà senza la Merkel? Dal suo sostituto, Sholz, cosa dobbiamo aspettarci?

“Angela e Demoni” è l’ultimo libro di Mosseri (Paesi edizioni)

Se lo chiedono in molti. Le sfide saranno sull’energia e sulla previdenza. Oggi i tedeschi sono molto infervorati sul tema del clima, che è stato predominante in campagna elettorale. Si parla di completamento della svolta energetica, non terminata dalla Merkel. Il programma del governo che sta per nascere, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, [con una coalizione a tre: socialdemocratici, verdi e liberali, n.d.r.] prevede molte riforme senza toccare le tasse. Credo che farà una politica di completamento della svolta energetica, dando impulso alle rinnovabili, misurandosi con le necessità energetiche di un paese che sono enormi. Eppure, la pretesa di una completa autonomia delle fonti rinnovabili richiede uno sforzo produttivo che oggi non è chiaro come verrà realizzato. E poi si agirà in continuità nella politica sociale, a favore di una redistribuzione della ricchezza, contro l’aumento della disuguaglianza; mi aspetto l’aumento del salario minimo, e delle pensioni sociali. In questo la Germania è simile all’Italia: si fanno pochi bambini, e ci sono tanti anziani, con bisogno di cure e pensioni. Per alcuni l’attuale sistema previdenziale tedesco è meno sostenibile di quello italiano previsto della Fornero. Si dovrà perciò intervenire. Direi che quella che avremo è una Germania che cambia.

una raffineria di petrolio in Baviera

Con il passaggio di consegne ci si potrà aspettare un cambio alla guida dell’Europa? Magari un asse Macron-Draghi?

La Germania non si può permettere di non essere alla testa d’Europa. I partiti che guidano il governo sono molti europeisti. Vedi, la Germania si sente meglio quando è ancorata all’Europa; anche i liberali, che governeranno con socialisti e verdi, sono molto europeisti. Credo perciò che la Germania guarderà più all’Europa che alla Russia.

Il presidente francese Emanuel Macron con il premier Draghi

Infine: come è vista Israele dalla Germania? Al di là delle relazioni ufficiali, qual è il sentimento del popolo tedesco verso Israele e verso gli ebrei?

Secondo me il sentimento tedesco è simile a quello italiano: c’è un misto di simpatia e ignoranza. Il problema, semmai, è che ci sono alcuni ambienti che hanno mostrato una simpatia filopalestinese frutto di pregiudizio e ignoranza. Per esempio, nel 2014 due palestinesi attaccarono una sinagoga con delle molotov e furono condannati solo per incendio doloso, senza l’aggravante della violenza antisemita “perché stavano dimostrando contro Israele”, ha scritto il giudice. Ti faccio un altro esempio. Sia il presidente federale di Germania, sia un ex ministro degli Esteri – entrambi socialdemocratici, amici di Israele e antinazisti –  quando sono andati in visita ufficiale in Israele hanno sempre chiesto di poter incontrare i rappresentanti di Bets’elem, la ong israeliana secondo cui Israele è uno stato di apartheid. Insomma, a volte ci sono messaggi contrastanti. Per esempio, la Germania ha messo fuori legge Hezbollah e il BDS; eppure Armin Laschet, che ha perso le ultime elezioni nazionali, nella regione che governa ha fatto un accordo sull’ora di religione islamica coinvolgendo un’organizzazione controllata dal governo di Erdogan.

Olaf Scholz sarà il prossimo Cancelliere tedesco

Su questo, né la destra né la sinistra forse sono consapevoli del rischio islamico nel proprio paese. Anche i rapporti con Iran sono problematici, e dobbiamo anche ricordare che nella chiesta cattolica e luterana ci sono ancora interpretazioni distorte e pregiudizievoli secondo cui Israele è sempre oppressore. Anche la presenza di due forti partiti, uno cristiano l’altro socialista, può essere fonte di antisionismo, per pregiudizi politici e culturali. Comunque, per venire all’opinione pubblica, credo che il popolo tedesco non sia antisemita, o meglio: come per gli italiani, c’è più ignoranza che antisemitismo.

Angela Merkel e il presidente turco Erdogan

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2 risposte

  1. Le impressioni di Daniel Mosseri sull’atteggiamento dei tedeschi meno politicizzati e meno informati e da parte di correnti cattoliche e luterane sul tema “Israele” e “ ebrei” ….non sembra siano rassicuranti…. Per una nazione i cui nonni e bisnonni erano innamorati di un sogno di supremazia mondiale a mano armata che considerava del tutto secondario far sparire vicini colleghi e concittadini solo perché ebrei. credo ci si debba aspettare di più di quello che Mosseri dice di vedere e capire …
    Spero vivamente che Mosseri sia un po’ pessimista …

  2. Sono d’accordo con quanto sostenuto da Franco Pisa. Con un passato ferocemente antisemita alle spalle dai tedeschi sarebbe giusto aspettarsi una maggior buona volontà nell’esaminare a fondo e senza pregiudizi la realtà e la politica israeliane

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