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L’antisemitismo e i suoi tanti volti

Dopo il 7 ottobre l’antisemitismo, anche in Europa, ha conoscuto nuovi picchi. Ne abbiamo parlato con Milena Santerini, già commissario per la lotta contro l’antisemitismo

Lei ha recentemente curato la raccolta di saggi “Antisemitismo e le sue metamorfosi” (Giuntina, 2023), ci può dare qualche chiave di lettura dell’antisemitismo di oggi?

Docente di Pedagogia Generale e Sociale all’Università Cattolica di Milano.
Vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano

L’antisemitismo non è sempre uguale, si esprime in maniera diversa nei luoghi e nei tempi, è sempre latente ma emerge perché risponde alle ansie presenti nella società. E le ansie scatenano pregiudizi. Attualmente ci troviamo all’interno di una crisi prodotta in particolare da tre eventi che ci toccano da vicino: il Covid e le guerre in Ucraina e, ora, in Israele/Palestina.

Si può definire l’antisemitismo?

Secondo la definizione dell’IHRA, l’antisemitismo può essere riportato a 4 macro-aree: a) ideologie di impronta nazifascista; b) pregiudizi e stereotipi di matrice cristiana; c) complottismi su base economica finanziaria; d) demonizzazione dello Stato di Israele.  In Europa, secondo vari studi, la diffusione dell’odio antisemita è da attribuirsi prevalentemente alle ideologie di gruppi neonazisti, di estremisti di destra e di alcuni gruppi di sinistra estrema, nonché è frutto della radicalizzazione diffusa tra giovani di comunità musulmane per le quali l’antisemitismo rappresenta un collante di odio, unificante interno fra le forze arabe, e quindi portato dagli immigrati dai paesi di lingua araba.

Che effetto ha avuto sul pregiudizio contro gli ebrei l’attacco di Hamas del 7 ottobre?

Dopo il 7 ottobre si è evidenziata una crescita esponenziale dell’antisemitismo e, in particolare, dei discorsi di odio espliciti, legittimati da una sensazione di impunità politica generalizzata. In precedenza, la crisi sanitaria aveva favorito il ritorno delle teorie complottiste che riecheggiano lo stereotipo antico dell’ebreo diffusore del morbo.

l’IHRA è l’organizzazione intergovernativa contro il negazionismo e la disinformazione, a difesa della memoria della Shoah

La lotta all’antisemitismo richiede educazione, cultura, e dove necessaria repressione. A suo avviso il nostro paese è attrezzato per svolgere le tre funzioni?

Diciamo che, con l’istituzione della Commissione parlamentare voluta da Laura Boldrini (2016) e poi con la Commissione Segre (2019) contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio, si sono portate avanti analisi e istanze che ci permettono di capire meglio tali fenomeni.

Il volume recentemente curato da M. Santerini (Giuntina, 2023)

Ad esempio, durante il Covid, è stato possibile realizzare un’indagine sul linguaggio di odio (Hate speech) all’interno della rete; sono stati analizzati tutti i tweet di un determinato periodo attraverso delle parole chiave (ad es. ebrei, sionismo, Israele, Soros, coronavirus, pandemia, ecc.). Le risultanze di tale ricognizione hanno portato a qualificare e quantificare atteggiamenti antisemitici. Il confronto con le risultanze di quel periodo conferma che dopo il 7 ottobre l’antisemitismo è sicuramente aumentato.

Lei, docente universitaria di Pedagogia, è stata scelta (2020) dal presidente Draghi quale Coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo. Dopo di lei, il governo si è affidato prima a un prefetto (Giuseppe Pecoraro) e ora a un generale (Pasquale Angelosanto). Cosa possiamo ricavare da queste scelte?

Pasquale Angelosanto

Un generale al coordinamento può essere utile per contrastare gli estremismi eversivi che sì, esistono, sono strutturati e quasi sempre di natura politica. Ricordiamo la chiusura del forum di discussione razzista e antisemita Stormfront, che ha portato ad arresti e condanne con sentenze definitive.

Ma il ruolo del coordinamento è più ampio. Si devono usare anche altre risorse, in particolare si devono proporre, condurre e rafforzare gli interventi culturali che possano portare ad un cambiamento della mentalità. Bisogna elaborare strategie nazionali ed europee – insieme al Coordinamento attivo nella Commissione Europea (diretto da Katharina von Schnurbein) – per lavorare su linee guida condivise tra tutti gli uffici nazionali degli stati membri.

Sono passati pochi gioni dal 27 gennaio: è inevitabile provare a trarre un bilancio, in particolare quest’anno in cui si era ventilata la possibilità di disertare le varie manifestazioni. La recrudescenza dell’antisemitismo rappresenta un fallimento delle iniziative finora adottate?

Il volume di V. Pisanty (Bompiani, 2020)

Le manifestazioni per il Giorno della Memoria devono continuare: non bisogna né autocensurarsi, né avere paura di suscitare ulteriore antisemitismo. Nei decenni sono state utili per sciogliere alcuni nodi quale la differenza tra antisemitismo e antisionismo, ma molte manifestazioni sono state retoriche, hanno portato a situazioni di rigetto o, addirittura possono alimentare nuove forme di xenofobia come rileva la semiologa Valentina Pisanty (I guardiani della memoria e il ritorno delle destre xenofobe. Bompiani, 2020). L’unicità della Shoà è inequivocabile ma illumina gli altri genocidi; attualmente, il nodo è rappresentato dal tema della sostituzione del vecchio antisemitismo con nuove forme di odio. E’ dunque necessario affrontare il tema da diversi punti di vista e avere un approccio olistico, a 360 gradi, per arrivare a risultati culturali di cambiamento profondo della mentalità.

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