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A me hanno insegnato da sempre ad avere un pensiero “laterale”, cioè guardare le cose in una prospettiva diversa, immergersi nei vari mondi e vederne le contraddizioni. In generale, ritengo che il pessimismo sia un sentimento che un ebreo non può avere, e questo mi spinge a una continua curiosità. Ti racconto un aneddoto: quando ero ragazzino, sono stato direttore di Hatikwa, assieme al condirettore Renato Coen (oggi a Sky). Erano gli anni del processo Priebke, e io proposi di intervistarlo. Mi sarebbe piaciuto domandargli: “lo sa che sono ebreo e, nonostante lei, sono salvo?”. In generale, faccio informazione senza paraocchi; naturalmente sono un antifascista, e sono convinto che la questione dei diritti civili sia fondamentale. Ma non sono collaterale a nessuno. E non disdegno di dare una mia opinione, perché riesco a distinguere: prima racconto i fatti e poi ne faccio il commento.

A proposito di informazione: un mese e mezzo fa Hamas avviava l’ennesima campagna militare contro Israele, che ha risposto all’attacco. Dal tuo punto di vista l’informazione italiana come racconta i fatti che riguardano Israele?

manifestazione propal a Torino

Il pregiudizio antiebraico c’è nella società italiana, e dunque anche nel mondo del giornalismo e in generale dell’informazione italiana, che spesso individua nel palestinese l’oppresso, quando però i palestinesi sono oppressi da Hamas. Al tempo stesso devo dirti due cose. La prima è che vado spesso in Israele, dove ho parenti, e so bene che la società israeliana produce intellettuali molto critici verso il governo. Dunque sono convinto che gioverebbe alla comprensione della realtà israeliana anche far conoscere le voci illustri dei grandi direttori di giornali, ad esempio. La seconda cosa è che non credo che paghi il ruolo di vittima, e che non basti lamentarsi. Occorre invece chiedere di essere più presenti, e partecipare alle varie trasmissioni, e battersi per poter dire la propria, passando all’attacco dei detrattori di Israele, rispondendo punto per punto. Occorre essere presenti al dibattito pubblico, non restarne ai margini.

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