Una destra invincibile?
Giorgia Meloni continua a vincere ogni tornata elettorale mentre il suo passato politico sembra dimenticato. Piero Ignazi ci spiega perchè invece dovremmo tenerlo a mente
Professor Ignazi, che destra è quella al governo oggi in Italia?
È la destra che conosciamo, in realtà. Quella che si è formata nel 1994, con l’ingresso in politica di Berlusconi. Da allora sono cambiati i rapporti di forza interni: all’inizio la destra è stata dominata a lungo da Forza Italia, oggi, dopo breve interregno leghista, la guida è passata nelle mani della destra meloniana. Quindi direi che oggi assistiamo a un passaggio di testimone.
Con quale aggettivo definirebbe Fratelli d’Italia? Un partito post fascista, a-fascista o che altro?
Lo chiamerei “Neo post-fascista”.
Cosa intende?
La destra meloniana, espressa dal suo partito, Fratelli d’Italia, ha saltato a piè pari l’ultimo periodo di Alleanza Nazionale, quello dei primi anni Duemila, in cui Gianfranco Fini opera una vera e propria revisione culturale profonda, che però ha fatto solo lui e pochi altri. Tutti gli altri sono rimasti invece acquattati dietro Berlusconi, hanno lasciato solo Fini, e come si è visto la sua parabola politica ha subito una discesa drammatica dopo il 2010. Poco dopo, nel 2012 è nata Fratelli d’Italia, che si è riconnessa direttamente con la tradizione e la cultura del Movimento sociale italiano. Del resto, Meloni ha fatto in passato dichiarazioni molto chiare al riguardo.
Quali?
Oggi è molto più cauta, ma nel recente passato definiva Giorgio Almirante il suo maestro: certo non una figura di splendido democratico. Inoltre parlava di Fini come di un “traditore dell’Idea”, con la “I” maiuscola, un termine che ha un significato molto chiaro nel mondo della destra.
Non potrebbe essere che ha cambiato opinione?
A quale Meloni dovremmo credere: a quella che quando parlava lo faceva spontaneamente, o a quella di oggi, che occupa un ruolo istituzionale?
Eppure, ricostruendo il passato politico del MSI, Giorgia Meloni ha sostenuto pubblicamente che il Movimento sociale ha contribuito a costruire la Repubblica.
Be’, queste francamente sono sciocchezze che non hanno alcun fondamento. ll MSI nacque raccogliendo i nostalgici di un regime contrario alla democrazia e alla Repubblica; il resto appartiene alle astuzie della storia.
A cosa si riferisce?
Il fatto che il MSI abbia raccolto sotto il proprio simbolo un gruppo di persone, non molto numeroso, e abbia disincentivato in tal modo chi avrebbe voluto opposi alla democrazia mediante azioni terroristiche, tra il 1946 e il 1947, non sposta la questione. Il MSI divenne il referente principale del mondo in ebollizione della estrema destra che in quel periodo faceva azioni dimostrative, e poco più. Ma, ripeto, si trattò di un manipolo di nostalgici, non certo un pericolo per la Repubblica, quindi il MSI non ha alcun merito.
Il razzismo e l’antisemitismo che erano manifesti nei primi anni del MSI, oggi sono completamente superati dentro quel partito?
Su questo sarò molto tranchant: si vada a vedere come Giorgia Meloni descriveva George Soros nei suoi comizi. L’epiteto è “usuraio”. Capisce? È un chiaro riferimento a Shylock, l’usuraio ebreo. Questo mi basta per dire che non dobbiamo seguire le grandi dichiarazioni rese in favore di telecamere oggi, ma questi slip verbali, molto più rivelatori. Lo stesso può dirsi per alcune affermazioni del nuovo direttore generale della Rai, Gianpaolo Rossi, che ha paragonato Soros a un “ragno malefico” come quelli presenti nelle saghe di Tolkien, che emergono quale riferimento culturale fondamentale della destra.
Anche a sinistra però c’è un problema di antisemitismo.
Non sono d’accordo. A sinistra si può criticare chi fa della finanza una speculazione, ma non si userà mai il termine “usuraio”, e sa perché? Perché nella cultura di massa del nostro paese la parola “usuraio” ha una connotazione abbastanza chiara: essa è indissolubilmente legata alla parola “ebreo”.
Tuttavia, insisto: non c’è a suo avviso un pregiudizio antiebraico anche tra alcuni a sinistra?
A sinistra vedo oggi una critica alla politica israeliana. Del resto, si tratta di una critica cha ha una piena consonanza con le manifestazioni che da mesi avvengono in Israele, propria di molti esponenti della sinistra israeliana. Si critica una politica di destra, ossia si pone un problema politico. Io stesso sono critico con l’attuale governo, ma questo non toglie che ho amici fraterni israeliani, e che tra questi c’è stato anche un grande storico, con cui ho collaborato: Zeev Sternhell. Vede, l’opposizione al governo Netanyahu può anche andare a volte fuori registro, ma a sinistra non si muove mai un attacco all’identità, alla cultura e alla religione ebraica; cosa ben diversa di quel che avviene a destra. Se si vanno a vedere i riferimenti culturali della destra si troveranno ancora Ezra Pound e Julius Evola. Senza dire che c’è di peggio.
A cosa sta pensando?
Alle profanazioni dei cimiteri ebraici. Avvengono solo ed esclusivamente da parte della destra.
Vorrei tornare su Fratelli d‘Italia. Alcuni opinionisti provano a fare un distinguo: la classe dirigente di Fratelli d’Italia è pessima, ma Giorgia Meloni si candida al ruolo di statista. Lei è d’accordo?
Il giudizio sulla persona non può essere ancora definitivo, per ora mi sembra solo che si dimostri un’abile politica. Ma da qui a parlare di statista ce ne corre. Di fatto, negli ultimi decenni ne abbiamo avuti di pochissimi: Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti; come vede, moltissimi di questi sono tecnici prestati alla politica.
Uno dei punti di forza di Meloni è il suo atlantismo. Che posizione sta occupando l’Italia in Europa?
Una posizione sostanzialmente in asse con la Polonia e Ungheria, sebbene da ultimo sull’Ungheria è stato fatto qualche passo indietro. In ogni caso, Fratelli d’Italia alimenta una visione negativa dell’Europa e sostanzialmente distruttiva dell’Unione Europea. Chiaramente l’atlantismo è l’assicurazione sulla sua vita politica. In Europa oggi Giorgia Meloni riesce ad essere accettata perché filoamericana. In questo è stata abile, realizzando uno scambio con l’amministrazione americana: appoggio incondizionato sull’Ucraina in cambio di una legittimazione internazionale; solo grazie a questo do ut des Giorgia Meloni può ancora muoversi con una certa disinvoltura in ambito europeo.
A inizio Legislatura Liliana Segre aveva individuato tre pietre miliari della Repubblica antifascista: il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Nelle prime due occasioni abbiamo visto la destra reinterpretare quelle date. Cosa dobbiamo attenderci per la festa della Repubblica?
Certo la data del 2 giugno per la destra è molto meno problematica di quella del 25 aprile. Vedremo come avranno intenzione di celebrarla.
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2 risposte
Fermo restando che la destra postfascista, anche se in questo periodo è “fuori moda” essere antisemiti, va sorvegliata a vista, non sono affatto d’accordo col voler salvare a tutti i costi la sinistra “antiisraeliana”: quando si giustificano e si osannano i terroristi come “resistenti” e si parla di apartheid in Israele, si fa solo bieco antisemitismo. Non me li vedo i sinistrorsi a profanare cimiteri, ma è solo una questione di attitudine e di stile…
Concordo su tutto, tranne che la sinistra non sia antisemita e anti israeliana. Dal 1948 il PCI ha fatto una campagna indegna contro il neonato stato ebraico, supportando la lotta dei paesi arabi. Ciò ha istillato nella allora massa poderosa, un odio anti israeliano che per pura ignoranza si è mescolato all’odio anti ebraico nella galit. E non mi riferisco solo al PCI e a tutte le sue amazioni, ma a tutte le formazioni di sinistra.