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In ogni caso, la confusione è stata a momenti drammatica.

l’ultimo libro di Silvia Bencivelli, “Sospettosi” (Einaudi, 2019)

Certamente, a tal punto che credo che chi oggi non si vaccina sia ancora disorientato dalla confusione, perché gli incerti si trovano soprattutto nella fascia d’età media, quella che si è percepita più a rischio di effetti collaterali. In tanta incertezza, tieni conto che anche i medici si sono trovati soli e hanno temuto conseguenze legali, trincerandosi dietro un’estrema prudenza. Va detto invece che gli effetti collaterali, registrati, sono stati rarissimi, e sono emersi solo dopo avere somministrato centinaia di milioni di dosi, il che fa comprendere quanto il rischio sia basso. È, questo, il segnale che a vigilanza sta funzionando bene, anche a livello internazionale.

Abbandoneremo il vaccino AstraZeneca?

In realtà sta già avvenendo.  Per come stiamo capendo il rapporto rischi/benefici dei diversi tipi di vaccini anti-Covid, e la loro versatilità di fronte alle varianti, è probabile che i paesi ricchi abbandonino presto i vaccini a vettore virale (tipo Astra Zeneca) per utilizzare solo quelli a mRna (tipo Pfizer e Moderna). I vaccini anti Covid a vettore virale – che pure sono basati su una tecnologia nuovissima, si consideri che questi sono i secondi approvati per uso umano dopo quello contro l’ebola che ha avuto il via libera alla fine del 2019 –  sono probabilmente superati e quindi verranno destinati ai paesi più poveri in cui il rapporto rischi/benefici è (ahimè) diverso.

Perché il vaccino– ogni vaccino – fa tanta paura?

Per tante cause. Innanzitutto perché i vaccini sono vittime del loro stesso successo: quando un vaccino funziona, infatti, fa scomparire la malattia che combatte, per cui si tende a dimenticare la sua efficacia. Inoltre un vaccino è un farmaco che si dà a un sano, il che se ci pensi crea incertezza. E poi c’è la questione dell’accettazione del rischio, ossia: accettiamo di più il rischio effetto di una nostra inerzia (non vaccinarsi), che quello effetto di una nostra azione (vaccinarsi). Tutto questo è stato studiato e capito da tempo, perciò credo che i vaccini antiCovid avrebbero potuto essere proposti seguendo una strategia di comunicazione migliore, cioè scientificamente mirata. Purtroppo non è andata così.

Da oltre 18 mesi nella nostra vita sono entrati virologi, infettivologi, immunologi. Come se la sono cavata con la comunicazione le polemiche, anche tra loro, hanno aiutato?

la prof.ssa Antonella Viola, immunologa all’Università di Padova

Tra l’altro sono esperti in specialità che il pubblico neppure conosceva. Quello che credo è che non si possa impedire a nessuno di parlare, né di scegliere chi intervistare, per cui viva la libertà di parola, che vale per tutti. Però è vero che alcuni si sono nominati esperti di comunicazione, commettendo errori, e che nell’ansia di trovare risposte tranquillizzanti si è dimenticato che la scienza procede per errori e correzioni. Se non altro, anche il pubblico si è accorto che la scienza è fatta da una discussione continua, e questo è positivo. Semmai, altre cose non mi hanno convinto.

 

2 risposte

  1. Probabilmente è stato pubblicato uno stralcio e neppure il più significativo dell’intero intervento della collega. Posso ricevere il testo intero. Grazie

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