Libertà e eguaglianza. I valori della nostra Costituzione

La senatrice Liliana Segre ha aperto l’incontro del 16 marzo in Corte costituzionale con l’UCEI, per presentare il progetto “Art. 3: diversi tra uguali”. Pubblichiamo il suo intervento

Stimata Presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, cara Noemi Di Segni Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, signore e signori Giudici della Corte Costituzionale,

Liliana Segre, senatrice a vita dal 2018

è per me un onore partecipare a questo incontro, sia pure da remoto. Mi sarebbe piaciuto essere fisicamente con voi, ma alla mia età devo risparmiare le forze. L’occasione è la presentazione del ciclo di conferenze promosso dall’UCEI in occasione del 75° anniversario dell’entrata in vigore della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta contro il nazifascismo. Trovo particolarmente importante e significativo che una parte piccola, ma qualificata e dinamica della società italiana, come quella rappresentata dalle Comunità Ebraiche, abbia deciso di cimentarsi con aspetti centrali della nostra Carta Costituzionale in un ciclo di conferenze in diverse parti del Paese. Lo considero un atto di attenzione e di “patriottismo costituzionale” nel senso di riconoscere proprio nella Costituzione la fonte del nostro armonioso convivere come cittadini e corpi sociali. “Diversi tra eguali” recita il titolo del ciclo di conferenze. Chiaro e condivisibile.

qui e sotto: alcuni momenti dell’incontro

Viene a me chiesto di ragionare con i miei prestigiosi interlocutori in particolare intorno all’articolo 3 della Costituzione, quello che appunto stabilisce tanto l’eguaglianza formale di tutti, quanto la necessità che essa sia anche sostanziale, riguardando la vita concreta di persone e soggetti sociali.

Io naturalmente non sono una giurista, né una costituzionalista, sono però una parlamentare della Repubblica e una cittadina, che si sente particolarmente interrogata ed anche affascinata dal dispositivo dell’articolo 3.

Prima però mi sia consentita una premessa di carattere generale: confesso che non mi capacito quando talvolta sento parlare della Costituzione del 1948 come di un “problema”. Semmai il contrario: è una “soluzione”, nel senso che le sue previsioni normative e valoriali, in particolare quelle della sua Prima Parte, ci hanno fornito tutti gli strumenti per affrontare i problemi che la vita individuale e di relazione via via ci presenta davanti. E di risolverli ovviamente secondo democrazia, secondo giustizia, secondo eguaglianza.

Già l’articolo 2 della Costituzione è fondamentale, perché tanto tutela i diritti del singolo e delle “formazioni sociali”, quanto vincola ognuno e tutti ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Si capisce l’importanza del collegamento. Come singoli e “comunità” intanto abbiamo diritti, di essere riconosciuti nella nostra specificità e libertà, in quanto siamo tenuti reciprocamente al riconoscimento, al confronto, alla solidarietà.

Come ebbe a dire un grande del diritto e della civiltà italiana come il professor Paolo Grossi, già Presidente della Corte Costituzionale e che mi piace qui ricordare a pochi mesi della scomparsa: “le persone sono naturalmente raggruppate in tanti organismi che sono elementi essenziali epperciò ineliminabili del corpo sociale; la comunità familiare, quella religiosa, quella professionale esistono nel corpo sociale e lo articolano”. Eccola dunque la base valoriale della convivenza civile fra singoli e comunità: diritto, riconoscimento, convivenza, solidarietà.

Perfetto poi il combinato con l’articolo 3, che al primo comma stabilisce la parità formale delle cittadine e dei cittadini. Nel secondo comma però entra per così dire nel merito: la Repubblica nel suo insieme, lo Stato, le Istituzioni, hanno il “compito”, quindi il dovere deontologico, di intervenire nella vita sociale ed economica. Ed intervenire precisamente per inverare l’eguaglianza formale sancita al comma uno. Fare della forma sostanza, questo il punto. Che nella prosa sempre essenziale ed esemplare del testo costituzionale suona così: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza di cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Ecco questo per me è “soluzione” al “problema”. Al problema sempre attuale della realizzazione del diritto, della effettiva tutela della libertà, della autentica responsabilizzazione dei cittadini, anche con riferimento “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Mi viene spesso di pensare che non potremmo avere Costituzione migliore. Che non ringrazieremo mai abbastanza Matres e Patres costituenti. Cioè tutti coloro che in tempi ancora difficili e drammatici, dopo la fine di vent’anni di dittatura e di fronte alle macerie materiali e morali che il fascismo aveva lasciato, trovarono l’intelligenza, l’energia, la lungimiranza di concepire la Carta che da 75 anni garantisce le nostre libertà e il nostro progresso materiale e morale.

Liliana Segre

 

 

Una risposta

  1. Bellissimo intervento, in un luogo prestigioso e suggestivo, su un tema di immense portata e rilevanza.
    Un grazie particolare alla Senatrice, quando definisce le Comunità Ebraiche “…una parte piccola, ma qualificata e dinamica della società italiana…”: definizione impeccabile, propria di una Donna straordinaria che è stata, è e sarà sempre un esempio fulgido per tutti noi.

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