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David Gerbi, presidente ASTREL (nell'immagine: in vista a una ex sinagoga libica)

La nostra voce deve essere ascoltata

Si apre stamattina il convegno organizzato dall’Astrel sugli ebrei libici. Il suo presidente, David Gerbi, spiega perchè oggi c’è ancora più bisogno di salvaguardare la memoria di una componente fondamentale dell’ebraismo italiano

David, oggi si apre il convegno organizzato dall’ASTREL – Associazione Salvaguardia Trasmissione Retaggio Ebrei di Libia – di cui sei il Presidente. L’associazione è stata fondata per la raccolta dei nomi delle persone sepolte nei cimiteri dissacrati in Libia e dei fondi per la ricostruzione virtuale dei cimiteri ebraici distrutti. A che punto siamo?

Ho ideato questo progetto nel settembre del 2002, quando sono tornato in Libia, con un visto speciale concessomi da Gheddafi, per portare via mia zia che era l’ultima ebrea rimasta lì. In quell’occasione sono andato a visitare il nostro cimitero e l’ho trovato completamente raso al suolo; i bambini giocavano a pallone proprio nel terreno dove erano sepolti i nostri avi. La scena era agghiacciante, ero da solo e quell’immagine drammatica me la sono portata dietro, anche nei miei sogni, per un lungo periodo. C’è un articolo di Yedioth Aharonot dove si dice che fu una esplicita richiesta di Gheddafi di profanare i nostri cimiteri, proprio lì dove sono sepolti i nostri grandi rabbanim. Come ti sentiresti se ti dicessero che la tomba di Rav Toaff z.l. o di Rav Della Rocca z.l. sono state profanate? Avevo un senso di ingiustizia, di frustrazione, di impotenza e mi pesava l’indifferenza da parte del mondo intero; solo con l’aiuto della innovazione tecnologica, che c’è stata negli ultimi anni, sono riuscito a liberarmi dal peso che avevo. Ho capito che si poteva fare qualcosa, e così ho cominciato a chiedere a tutti i miei conoscenti i nomi dei loro avi, per creare un cimitero virtuale. Qualcosa dovevo fare e la tecnologia mi ha aiutato a liberarmi da questo stato di indignazione e di impotenza.

Come funzionerà questo cimitero virtuale?

Gheddafi (1942-2011) ha governato in Libia dal 1969 alla morte

Ci saranno i nomi di tutte le persone sepolte in Libia, lo ricostruiremo con la nostra memoria e verrà successivamente depositato presso il nuovo ANU Museum of the Jewish People (ex Museo Beit Atfutsot di Tel Aviv), così chi vorrà fare l’askarà avrà un luogo dove poterla fare. Abbiamo poi deciso di promuovere un’altra iniziativa. Apporremo, nel Cimitero del Verano di Roma, vicino alla lapide che ricorda i nostri avi, altre lapidi: una con i nomi delle 712 vittime della Seconda Guerra Mondiale, di cui 562 uccise nel campo di concentramento di Giado per fame, malattie, tifo; un’altra con i nomi delle 133 vittime dei pogrom del 1945, 1948 e 1967 e poi quelle in ricordo dei nostri rabbanim e di tutti gli altri ebrei. Stiamo raccogliendo i nomi e piano piano li avremo tutti. Ci sarà anche una lapide in ricordo dei benemeriti che hanno contribuito alla ricostruzione della Comunità degli Ebrei di Libia ed alla integrazione con gli ebrei italiani.

Veniamo al convegno che si apre oggi, fino al 5 dicembre 2021 (ricordiamo che il 30 novembre è la giornata dedicata in Israele a ricordare i profughi ebrei espulsi dai Paesi arabi). Parteciperanno le figure più rappresentative del mondo ebraico-libico.  Che cosa ti aspetti dal Convegno?

David Gerbi incontra Gheddafi nella sua visita a Roma, nel 2009

Non posso fare previsioni, ma ho speranza che la questione degli ebrei profughi di Libia venga messa nel giusto risalto. La nostra voce non è stata ancora ascoltata. L’ingiustizia non va in prescrizione e noi abbiamo avuto sofferenze, privazioni, omicidi, saccheggi. Siamo stati espropriati, costretti a lasciare le nostre case e non abbiamo avuto risarcimenti. I nostri soldi depositati nelle banche sono stati confiscati. Non abbiamo avuto la possibilità di avere il rinnovo dei documenti e, soprattutto, non abbiamo avuto la possibilità di tornare nei luoghi delle nostre origini, un’altra crudeltà. Vorrei che tutto questo venga a galla. La mia speranza nasce da un sogno di 19 anni fa, che ho scritto anche nel mio libro. Tu sai che io sono appassionato di sogni, sono psicanalista e faccio dei corsi sulla interpretazione dei sogni, questa è la prima volta che lo racconto; nella Torà è scritto che i sogni si possono realizzare sino a 22 anni dopo, infatti, a 17 anni Joseph sogna i covoni che si inginocchiano davanti a lui e a 39 anni gli si realizza il sogno perché i fratelli si inginocchiano davanti a lui. Durante il mio sogno, nella mia bocca c’erano tantissime bocche e da ognuna uscivano delle parole, poi mi sono svegliato agitato. Ecco io vorrei che escano tutte le voci degli ebrei di Libia e che sia una sinfonia, un’orchestra e che le tante voci siano talmente forti che mettano in risalto i profughi dimenticati ed io non voglio che lo siano. Ho visto con i miei occhi persone anziane morire con il dispiacere ed il rimpianto di aver subito un’ingiustizia.

Qual è il contributo che l’ebraismo libico ha dato agli ebrei italiani?

(continua a pag. 2)

Una risposta

  1. Molto toccante
    Complimenti davvero al dottor David Gerbi per il suo impegno per il rispetto della memoria degli ebrei di Libia.
    Purtroppo la cancellazione della presenza ebraica anche nella memoria dei cimiteri non è stata rara in Europa… e persino nella spesso “tollerante” terra d’Italia…
    Trovo fantastica l’idea di un Beth ha Chaim virtuale …!
    Massimi complimenti !
    ?

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