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Il futuro d’Europa passa per Berlino

Tonia Mastrobuoni ci aiuta a comprendere come la Germania viva con difficoltà il secondo anno di guerra in Ucraina, mentre all’orizzonte ci sono già le elezioni europee del 2024

Tonia Mastrobuoni, tu sei da anni corrispondente di Repubblica in Germania. Vorrei cominciare questa intervista chiedendoti come vive il secondo anno di guerra l’opinione pubblica tedesca.

Tonia Mastrobuoni è corrispondente per Repubblica da Berlino

Ci sono segnali preoccupanti. L’aumento dei consensi dell’AFD (Alternative Fur Deutschland), ad esempio, che di recente ha ottenuto la guida di due piccoli comuni nelle regioni dell’est, può forse essere visto come un fenomeno legato, tra l’altro, a quella parte del paese che si oppone alla guerra. L’AFD è infatti un partito contrario al sostegno all’Ucraina e a favore della Russia. Detto questo, mi sembra che, in generale, l’opinione pubblica tedesca sia ancora mediamente a favore del sostegno all’Ucraina e che ciò rispecchi anche l’evoluzione della posizione del governo tedesco, che invece all’inizio era stato riluttante nel sostenere pienamente il paese aggredito. Oggi, al contrario, sia nel governo che nell’opinione pubblica il sostegno è chiaro, anche se, come ti dicevo, cominciano a mostrarsi dei sintomi di stanchezza.

Angela Merkel è stata osannata fino all’inizio della guerra come il politico più sagace d’Europa, salvo poi ricevere molto critiche In Germania proprio per i suoi rapporti con Putin.

Vladimir Putin e Angela Merkel, 2021 (foto: Zemlianichenko/REUTERS)

È vero che, da quando è scoppiata la guerra, su Merkel sono piovute molte critiche, anche perché la ex Cancelliera, nelle occasioni in cui è apparsa in pubblico e ha rilasciato delle interviste, non ha voluto ammettere alcuna responsabilità nel modo in cui ha gestito i rapporti con Putin. Io credo che lei ritenga di avere svolto un’efficace politica di contenimento della Russia, e per questo di aver giocato un ruolo positivo, respingendo chi la paragona a una specie di nuova Chamberlain (il primo ministro inglese che pensò di trattare con Hitler. n.d.r.). Tuttavia la sua difesa è risultata goffa e insufficiente, a differenza ad esempio dal presidente della Repubblica tedesca, Steinmeier, il quale ha ammesso di aver sbagliato nella valutazione di Putin e di aver sottostimato le sue ambizioni imperialiste.

E il successore della Merkel, il socialdemocratico Olaf Scholz, a circa due anni dalla nascita del suo governo come è giudicato dall’opinione pubblica tedesca?

Olaf Scholz con Vlodomir Zelenskj

Oggi Scholz non è molto popolare, anzi l’impressione che dà è di essere un cancelliere debole, anche a causa della sua coalizione, troppo litigiosa. I tedeschi, infatti, da sempre amano la stabilità di governo. Il risultato è che il partito di Scholz, la SPD, negli ultimi sondaggi è addirittura data indietro l’AFD, la quale viaggia fra il 17 e il 20% dei consensi. Primo partito è tornato essere la CDU (il partito democratico cristiano di centro, n.d.r.) anche se guidata da un uomo del passato, Merz, che rincorre la politica della destra.

All’inizio della guerra, nel corso del 2021, fece scalpore l’annuncio tedesco di avviare un progressivo programma di riarmo per oltre 100 miliardi di euro. Molti vi lessero il pericolo di una Germania di nuovo gigante militare. A oltre un anno da quell’annuncio a che punto siamo?

carri armati Leopard, forniti dalla Germania all’Ucraina

Ad oggi nessuno sa più che fine ha fatto quel piano. In effetti, al ministro della Difesa, Pistorius, è stata assicurata la possibilità di spendere fino al 2% del PIL, nonostante che, per il prossimo anno, la Germania sembra orientata a tornare a una politica economica austera, con l’obiettivo del pareggio in bilancio. Al momento, dunque, direi che la Germania resta un nano militare, anche se il 2% del PIL, se effettivamente destinato al riarmo, potrà modificare le cose. In ogni caso, mi sembra che l’orientamento sia quello di non seguire altri paesi, come ad esempio la Polonia, la quale ha già avviato una politica per realizzare il più grande esercito europeo, destinando il 5% del PIL al proprio riarmo.

Da Berlino come viene visto il governo Meloni e l’azione della premier italiana in Europa?

Giorgia Meloni al consiglio europeo del 29 giugno scorso. (AP Photo/Virginia Mayo)

Io credo che il valutare Giorgia Meloni l’opinione pubblica tedesca stia commettendo lo stesso errore compiuto con Orban e con i polacchi di “Diritto e giustizia”.

Cioè?

Siccome Giorgia Meloni sta dimostrando di essere una politica scaltra, ossia mostra un volto ragionevole e pragmatico in Europa, rispettando i parametri economici e abbandonando le parole d’ordine antieuropee, si tende a pensare che tutto sommato non sia più pericolosa come appariva in campagna elettorale. Al contrario, Io credo che – se esaminiamo il modo con cui il suo partito sta occupando la tv di Stato, o come abbia già occupato le aziende pubbliche, o ancora come manifesti una forte insofferenza verso ogni forma di controllo della magistratura, o ancora come restringa i diritti civili delle famiglie arcobaleno – Giorgia Meloni stia realizzando una svolta interna che definirei para-autoritaria.

Matteo Salvini a Mosca nel 2018

Naturalmente, la Meloni sta anche dimostrando di essere una leader intelligente, almeno rispetto a Matteo Salvini: guarda in particolare come si sia sempre preoccupata di intessere un dialogo in Europa con i moderati del PPE, una linea politica che Salvini non ha mai seguito, disinteressandosi di trovare sponde europee.

A proposito di Salvini: di recente ha cercato una sponda con Marine Le Pen e ha dichiarato che il partito di ultradestra tedesco dell’AFD ha avviato un profondo rinnovamento della classe dirigente, per cui non dà problemi alla democrazia. È davvero così?

Björn Höcke, uno dei nuovi leader del partito di destra AFD

L’AFD, a livello nazionale, mostra ancora un volto tutto sommato moderato. Al contrario, se guardiamo le classi dirigenti che si stanno formando a livello locale, è difficile non rendersi conto che il partito si sta sempre più estremizzando, al punto che i servizi segreti interni tedeschi lo hanno messo sotto osservazione, temendo un pericolo per la democrazia. I suoi capi regionali, alcuni dei quali con chiare aspirazioni nazionali, sono stati protagonisti più volte di episodi in cui sono emersi anche posizioni antisemite. Ad esempio, Björn Höckeè è stato definito da un tribunale della Turingia come fascista, soprattutto per alcune sue dichiarazioni del passato, come quella per cui il memoriale della Shoah di Berlino era una vergogna per la Germania. In generale, AFD si caratterizza per essere un partito contrario all’euro, no vax, filo russo, e dai connotati fortemente xenofobi e razzisti. Inoltre è un partito anche negazionista sul piano ambientale e si oppone ad ogni cambiamento della politica energetica tedesca.

Come si spiega questo forte successo di un partito così estremista con quel desiderio di stabilità dei cittadini tedeschi che evidenziavi prima?

la Germania ha accolto oltre un milioni di cittadini siriani in fuga dalla guerra civile

Certamente la forte litigiosità e la debolezza mostrata dal governo Scholz e dai suoi ministri ha favorito nell’opinione pubblica l’idea che questo governo non è in grado di affrontare la situazione attuale e ciò ha permesso a un partito, seppure radicale come l’AFD, di aumentare i propri consensi, soprattutto nelle ex regioni dell’est, come la Turingia, la Sassonia, il Maclemburgo, il Brandeburgo, terre dove i sondaggi gli attestano una percentuale tra il 20 e il 30%. Inoltre occorre aggiungere che l’opinione pubblica tedesca mal digerisce la scelta del ministro verde dell’ambiente di avviare una politica energetica di cambiamento, che, ad esempio, imporrà il cambiamento degli impianti di riscaldamento per milioni di cittadini.

Perché un successo così profondo nelle terre ex comuniste?

l’ultimo libro di Tonia Mastrobuoni (2023)

La mia idea è che quando è caduto il muro del Berlino e subito dopo ha imploso l’impero sovietico, in quelle terre la democrazia non sia arrivata da sola, ma accompagnata da un capitalismo predatorio. In molti casi i governi democraticamente eletti hanno visto riportare al potere la classe dirigente precedente, legata al socialismo reale, oppure parvenu i quali hanno accentrato la ricchezza nelle loro mani anziché distribuirla. In altre parole, nelle terre un tempo governate dal comunismo la democrazia non è stata accompagnata da un benessere generale: il risultato è che quelle terre hanno conosciuto una forte migrazione dei più giovani, e oggi nelle campagne vivono soltanto anziani e immigrati.

Però in Germania vivono da molte generazioni milioni di turchi e solo pochi anni fa molti cittadini siriani sono fuggiti dalla guerra civile trovando asilo proprio in Germania. Possiamo dire che la politica immigratoria tedesca ha funzionato, la differenza ad esempio di quella francese?

È vero che i migranti vengono velocemente assorbiti dal sistema sociale tedesco, per cui è molto difficile vederli, come in Italia, sbandati per le strade e spesso finire nella rete della criminalità organizzata; tuttavia questo non assicura l’integrazione piena. Nelle ultime elezioni presidenziali turche, ad esempio, il 75% dei turchi tedeschi con doppio passaporto ha votato Erdogan, rivendicando in tal modo un sentimento di orgoglio per il loro paese di origine, sintomo che in Germania l’integrazione non è perfettamente riuscita. In effetti, se oggi si guardiamo alla politica, ma anche all’economia e alla finanza, si vede che gli immigrati di seconda e terza generazione sono pochi, il che significa che qualcosa non ha funzionato.

in Germania vive storicamente una ampia minoranza di origine turca

L’opinione pubblica tedesca come giudica quel che sta avvenendo In Israele?

Rispetto alla crisi israeliana, in Germania ci sono molti più articoli di quanti ne sono pubblicati in Italia, segno di un’attenzione maggiore. Come sai, La Germania, per motivi storici, è un sincero e fedele alleato in Europa di Israele, a tal punto che Angela Merkel definì lo schierarsi tedesco dalla parte di Israele addirittura una ragione di Stato. Detto questo, frizioni in passato c’è ne sono state fra i due paesi; la stessa Merkel polemizzò la politica degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. La mia impressione è che però la politica sia molto prudente nel giudicare quel che avviene in Israele; ad esempio Scholz non ne parla mai.

Olaf Scholz in visita al Yad va shem

L’ultima domanda che vorrei farti riguarda una questione particolare: il contenzioso fra Germania e Italia per il risarcimento dei crimini nazisti. Il governo Draghi ha istituito uno specifico fondo, il cui funzionamento e di recente è stato sottoposto all’attenzione della Corte costituzionale italiana, mentre la Germania dichiara che, dopo gli accordi di Bonn del 1961, non è tenuta a dare più nulla. Come è vista la questione In Germania?

Sicuramente la Germania pensa di avere chiuso ogni contenzioso, non solo con l’Italia, ma anche con ogni altro paese europeo. Tale posizione si fa forte di una pronuncia della Corte internazionale di giustizia, ed effettivamente alla base di tale posizione c’è un dato molto preciso: se si ammettesse, da parte di tutti coloro che subirono gli effetti dei crimini nazisti nonché dei loro eredi, di poter ancora oggi ottenere un risarcimento, chissà, forse non si potrebbe nemmeno escludere che lo Stato tedesco possa andare in bancarotta. Pensa che la Polonia insiste per avere circa 1300 miliardi di euro di riparazioni di guerra, essendo stato il primo paese, insieme alla Cecoslovacchia, ad essere invaso.

soldati nazisti fucilano civili a S. Anna di Stazzema

Senza voler entrare nel merito, credo che la posizione tedesca derivi, oltre dai motivi economici a cui ho fatto cenno, anche dalla consapevolezza di aver elaborato, almeno più dell’Italia, la propria responsabilità per quel che è avvenuto in passato. A differenza dell’Italia, ad esempio, la Germania ha chiarito anche la propria responsabilità di potenza coloniale, ad esempio risarcendo gli eredi degli Herero e dei Nama, per il genocidio commesso in Namibia. Credo quindi che La Germania non sarà disposta a riaprire il contenzioso al riguardo.

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