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Gli ebrei e la politica…nel Regno d’Italia

E’ uscito da pochi giorni il volume “Senatori ebrei nel Regno d’Italia”, nato dalla iniziativa di Ucei e del Senato. Riflessi ne ha parlato con uno dei curatori

Manuele Gianfrancesco, domenica è stato presentato al Salone del libro di Torino il libro “Senatori ebrei del Regno d’Italia” (Giuntina, 2024). Tu ne sei il curatore (insieme a Valerio Di Porto): di cosa ci parla questo libro?

qui e sotto: un momento della presentazione del libro al Salone di Torino

Il volume, nato dalla collaborazione tra l’archivio storico del Senato e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presenta un primo ritratto collettivo della presenza ebraica al Senato dall’Unità d’Italia alle persecuzioni antiebraiche del 1938, con un primo sguardo sul dopoguerra. È una ricerca che racconta diverse parti di diverse storie: quella di una istituzione, il Senato Regio, ben descritta nel saggio di Fabrizio Rossi, e di alcuni suoi rappresentanti; quella dell’ebraismo italiano; racconta soprattutto il rapporto tra questi pezzi di storia, tra gli ebrei e il neonato Stato italiano, attraverso i suoi esponenti più illustri, con le loro traiettorie di vita, di carriera e di scelte politiche differenti. Parti che sono necessarie a ricostruire il tutto, come spiega la senatrice Liliana Segre, ma soprattutto a restituire “l’umano”, le diverse biografie dei senatori ebrei, appunto, così come la loro attività parlamentare, attraverso azioni e discorsi.

Palazzo Madama, a Torino, sede del primo Senato del Regno d’Italia

Quanti furono i senatori del Regno d’Italia? E da dove venivano?

Dalle ricerche effettuate dall’archivio del Senato possiamo affermare che furono 44 i senatori ebrei. Ora, bisogna contestualizzare questo numero all’interno delle scelte operate dal volume, così come è necessario farlo per la definizione – “senatori ebrei” – che abbiamo scelto di adottare. Ognuna di queste figure, in fondo, ha un rapporto diverso con l’ebraismo e con le rispettive comunità. Gadi Luzzatto Voghera spiega bene come definirli di “origine ebraica” sarebbe stata una “formula ambigua e sottilmente equivoca”. La scelta ha portato così ad escludere alcuni personaggi, come i fratelli Giorgio e Sidney Sonnino, di padre ebreo convertito all’anglicanesimo e di madre inglese anglicana, che furono entrambi deputati e senatori del Regno, entrambi peraltro presenti nel volume Evangelici in Parlamento (1850-1992). La loro provenienza, invece, rispecchia ovviamente le vicende dell’ebraismo italiano. Come ha ricostruito Massimiliano Boni in una tabella presente nel volume, la maggior parte di loro viene dal Nord (8 dalla Lombardia, 7 dal Piemonte) e soprattutto dal Nord-Est (12 dal Veneto, 7 dal Friuli-Venezia Giulia); i restanti dal centro Italia (5 dalla Toscana, 4 dall’Emilia-Romagna, 2 dalle Marche). È facile intuire come mai non ci siano senatori romani o provenienti dal Sud Italia.

Lodovico Mortara, uno dei senatori ebrei studiati nel volume

Si può comprendere quale fu il contributo dei senatori ebrei del Regno alla costruzione dell’Italia?

Sì, assolutamente. Intanto questo lavoro mostra un ulteriore aspetto della partecipazione ebraica alle vicende nazionali, che vede il suo innesco nell’emancipazione del 1848 e nel Risorgimento italiano. Una presenza che è qualitativamente e quantitativamente, in proporzione, piuttosto significativa. Lo dimostrano anche l’antologia di discorsi che abbiamo scelto di riportare e i relativi temi trattati. Ogni scheda biografica, inoltre, riporta informazioni sulla carriera, sull’attività parlamentare, sulla partecipazione a determinate commissioni. È un contributo che varia da senatore a senatore, per cui l’invito in questo senso è alla lettura.

Ci puoi fare qualche esempio tra i senatori ebrei più famosi?

Vito Volterra (1860-1940)

Sono convinto che questa risposta dipenda dall’angolazione di ricerca o dai semplici interessi del lettore. Certo non si può negare che alcune vicende siano più note di altre, se non altro perché già soggetti di ricerca. Se interessati ai rapporti con il fascismo o al contributo alla giurisprudenza italiana non possiamo non nominare Ludovico Mortara, di cui Massimiliano Boni ha scritto una biografia, così come se pensiamo alle vicende delle persecuzioni antiebraiche del 1938 i nomi che ci saltano alla mente sono Achille Loria o Vito Volterra, il quale si era già opposto al giuramento al fascismo richiesto ai docenti universitari e per questo era stato espulso dall’Accademia. Penso poi come siano state approfondite alcune figure importanti in alcuni studi locali, come quella di Ulderico Levi (la cui scheda è stata redatta da Monica Barlettai), oppure come altri siano celebrati nel proprio campo di studio, e mi riferisco Alessandro D’Ancona (la cui nota biografica viene redatta da Gabriele Fabbrici). Ne dimentico sicuramente qualcuno. Io, ad esempio, conoscevo bene le vicende di alcuni senatori ebrei che esercitavano la professione medica (Alessandro Lustig Piacezzi, Giulio Fano, Pio Foà) perché mi ero occupato di temi legati all’istruzione e all’igiene.

Qual era, più in generale, il ruolo degli ebrei italiani nella società italiana tra l’inizio del Novecento e la marcia su Roma?

Basta un dato: è il periodo che attesta il maggior numero di nomine in Senato, segno probabilmente di una progressiva e ormai piena integrazione degli ebrei nella vita pubblica. Di questo molto si può intuire attraverso le commemorazioni effettuate nello stesso Senato.

Che rapporto ebbe il fascismo con i senatori ebrei?

E qui le nomine invece diminuiscono, ne contiamo appena tre dopo il 1922. Incidono diversi fattori, a seconda dell’interpretazione che si vuole dare al fenomeno. Intanto, diminuiscono in genere le nomine al Senato. E poi ci sono alcuni rapporti complessi. Si diceva di Mortara, di cui una carta conservata nell’archivio storico del Senato certifica la volontà di Mussolini di estrometterlo dalla magistratura, come riportato nella sua nota biografia, redatta da Massimiliano Boni. Altri aderiscono convintamente al fascismo, come Salvatore Segrè Sartorio, già iscritto nel 1919. Il rapporto è simile, quindi, a quello del resto della popolazione ebraica, tra fascisti, antifascisti e afascisti. L’adesione convinta comunque non evita ai senatori ebrei gli effetti più deleteri delle norme antiebraiche.

Mussolini annuncia le leggi razziali a Trieste, estate del 1938

Cosa accadde loro dopo le leggi razziali del 1938?

La normativa razzista segna una cesura della partecipazione dei senatori ebrei. Come ha ricostruito Valerio Di Porto nel suo saggio, erano 9 i senatori ebrei in carica, tutti piuttosto avanti con l’età. Si teme in quel momento una piccola dimostrazione da parte dei senatori ebrei contro le leggi razziali, che non avviene. Gli anni successivi ci raccontano delle pratiche per la discriminazione o di quella per l’arianizzazione, che portarono avanti con fortune alterne Isaia Levi e Salvatore Segrè Sartorio. Molti, già anziani come detto, muoiono durante il conflitto. Per uno di loro l’epilogo è tragico ed è quello dei lager nazisti: in questo senso penso a Elio Morpurgo, che muore – la data è presunta, il luogo è sconosciuto – dopo esser stato deportato da Trieste ad Auschwitz.

anche la senatrice Segre ha firmato un intervento nel volume

Ci sarà un prossimo libro sui senatori della Repubblica?

Ce lo auguriamo, perché c’è ancora tanto da studiare sicuramente. Intanto, la speranza è quella di aver fornito con questo libro un primo strumento a servizio di altri ricercatori. Nel testo io stesso ho fornito una breve apertura sul periodo postfascista, mostrando come già dal primissimo dopoguerra gli ebrei tornino protagonisti nelle istituzioni. Una ricerca sul periodo repubblicano sarebbe importante per ricostruire il ruolo delle donne ebree nelle istituzioni parlamentari, in questo testo assente. E poi c’è l’altro grande tema da dissodare: la presenza e l’attività dei deputati ebrei dall’Unità d’Italia ad oggi.

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