Il sonetto di Crescenzo del Monte
Li patacchi de ‘nzor Angelino lascia intuire che nel suo medagliere, oltre alle onorificenze prima citate, vi sia stata una medaglia conferitagli come guardia d’onore alle Tombe dei Re a testimonianza del perdurare dei legami con il Risorgimento.
Li patacchi de ‘ nzor Angelino: Aveti visto mmai nzor Tagliacozzo/quanno che va, che fa venì lo freddo,/lindo lindo col quello cravusetto/e ‘o bastoncino e li patacchi addòsso?/I’ ‘un lo pozzo vedello, nun lo pozzo!/Solamènte a guardallo me refreddo!/E ‘un zaccio com’ ‘un piglia un mal de pètto!…/Ma è stato ‘n guèra, e là cià fatto l’osso./Ė un omo senza fumi e senza boria/Ma ‘i si’ patacchi ‘unn è cosa strana/Se s’ ‘eè ben gvadagnato e se ne gloria /E mo ha aùto qvest’altra monna monna/E se la vo’ ‘ngegnà st’altra stimana/Ch’ ha da montà’ de guardia a la Retonna.
(Le medaglie del signor Angelino: Avete visto mai il signor Tagliacozzo/quando cammina, fa sentire freddo,/pulito pulito con quel frac leggero/e il bastoncino e le medaglie sul petto?/Non lo posso vedere, non lo posso!/Solo a guardalo mi fa sentire freddo!/E non capisco come non gli venga una polmonite …/Ma è stato in guerra, e là ci ha fatto l’abitudine./Ė un uomo che non si dà le arie /Ma le sue medaglie non sono cosa strana/Se le è ben guadagnate e se ne vanta/E adesso ha avuto quest’altra nuova nuova /E se la vuole mettere per la prima volta la settimana prossima /Che deve montare di guardia al Pantheon)
Quando verrà inaugurata la lapide che ricorda “gli israeliti romani caduti nelle guerre per l’indipendenza italiana” [14] “Il comm. ingegner Angelo Tagliacozzo, reduce dalle patrie battaglie, apre l’ Ehal dove sono racchiusi i sacri rotoli della legge e dinanzi ad esso il rabbino maggiore, seguito dal corpo rabbinico, recita solennemente la benedizione a S.M. il Re e a tutta l’Augusta famiglia”. Alle 11,30, terminata la cerimonia religiosa, il re, il seguito, le autorità e le famiglie dei caduti passano all’esterno del tempio per l’inaugurazione della lapide che reca anche il nome di Moise Di Capua.
La partecipazione degli Ebrei alla causa del Risorgimento vide coinvolte tutte le comunità della penisola. Numerosi erano stati gli ebrei al fianco di Garibaldi anche nella spedizione dei Mille del 1861, e molti i finanziamenti all’impresa da parte di ebrei inglesi e italiani. “Il dibattito risorgimentale era presente per l’effetto, mai assopito, prodotto dalla rivoluzione francese e, nella comunità ebraica di Roma, dalle repubbliche romane.” Combattenti ebrei militavano nelle truppe del generale Enrico Cadorna che il 20 settembre 1870 entrarono in Roma attraverso la breccia aperta nelle Mura Aureliane all’altezza di Porta Pia. L’anno seguente, con legge del 3 febbraio 1871 n°33, Roma diventava capitale d’Italia.
[14] Paolo Orsucci Granata, Dal Tevere a Custoza. Nel nome di Moise Moisè va alla guerra. Rabbini militari, soldati ebrei e comunità israelitiche nel primo conflitto mondiale, 2017.
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