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un altro particolare del foglio matricolare

Il Libretto di Deconto del 7° Reggimento di artiglieria, 19esima batteria, porta il numero di matricola 7.487. Il Corpo Volontari Italiani, in cui il Angelo si era arruolato, fu un’unità militare del Regio esercito italiano composta quasi interamente da volontari e posta al comando del generale Giuseppe Garibaldi che operò in Trentino nel 1866, nel corso della terza guerra di indipendenza. Il 7º Reggimento era al comando del colonnello Luigi Bossi sostituito poi dal luogotenente Luigi La Porta. Nel periodo di servizio volontario, documentato dal libretto personale, si leggono le note del dare e avere fino al 16 ottobre 1866. In quell’anno Angelo rinunciò alle sessioni di esame per contribuire alla causa del Risorgimento. Il 7° Reggimento di Artiglieria, cui si era presentato volontario il 4 luglio del 1866 (nei mesi precedenti avrà partecipato alle attività di preparazione militare), lo congeda con certificato di buona condotta, redatto in Pisa, il 20 settembre 1866.

La vicenda risorgimentale di Angelo Tagliacozzo e di Moise I. Di Capua appare ancor più significativa essendo stati figli del ghetto romano, eppure combattenti come gli altri “ebrei emancipati”: militare effettivo  l’uno e    volontario garibaldino l’altro. Elia Tagliacozzo pure ebreo romano fu volontario garibaldino  e lasciò un diario della sua esperienza.[11] Il romano   Samuele Tagliacozzo fu insignito di una medaglia d’argento per aver cercato di liberare Roma nel 1867 come attestano le memorie  familiari.

Negli anni della persecuzione razziale la famiglia Tagliacozzo poté ottenere il privilegio della discriminazione dalle leggi sulla razza del 1938 grazie ai meriti risorgimentali di Angelo Tagliacozzo. L’ effimero vantaggio  venne richiesto esibendo  la documentazione rilasciata dal Comitato Centrale dei veterani delle guerre 1848-1870[12] “Al sig. Tagliacozzo ing comm” (titolo sovrascritto al precedente cav), numero di matricola 221, il 18 agosto del 1922 ( o 1923 si sono scolorite le ultime due cifre della data)”.

Angelo Tagliacozzo

Questa tessera tramanda una foto di età matura, è firmata dal presidente della sezione Colorni, vi compare il timbro del comitato romano dei veterani, ed è controfirmata da Angelo Tagliacozzo consentendo il ricordo del suo autografo con grafia tonda e tratto deciso.

Il devoto amico di Angelo Tagliacozzo, il poeta Crescenzo del Monte, nei suoi versi in giudaico romanesco, di “satira bonaria che colpisce senza ferire … un’ironia pungente ma non mordace… che indulge sorridente a tutte le umane debolezze e passioni” volle ricordare la nomina a commendatore con un sonetto in vernacolo che molto dice dell’indole di Angelo Pace mentre incede con il bastone da passeggio e senza cappotto nei rigori della stagione. Indossa infatti solo l’abito da cerimonia a falde (che oggi si usa chiamare frac, allora, con parola tedesca italianizzata, cràus, craussino o, in del Monte, cravusetto) per la visibilità che meritano le decorazioni di cui si fregia. Ma l’uomo è senza fumi e senza boria e indossa le onorificenze per il servizio di Guardia d’Onore dei Veterani alle tombe del Pantheon. Crescenzo Del Monte testimonia nel sonetto l’impegno di Angelo Tagliacozzo nel servizio di guardia  d’onore alle tombe dei re d’Italia.[13]

[11] Roberto Milano, Dal diario di Elia Tagliacozzo volontario garibaldino, “La Rassegna Mensile di Israel”, n. 64, 1998, pp. 87-93   Nel suo Diario Elia Tagliacozzo cita altri garibaldini romani: Samuele Della Seta, Mosè Sonnino e Calò (senza il nome); cita anche Angiolo Modigliani da Livorno, e Cesare Melli. Vasta fu la partecipazione degli ebrei del territorio parmense che come volontari combatterono, tra 1859 e 1867, sia nelle campagne risorgimentali, sia tra le file dei garibaldini. Tra i tanti: Emilio Bassani, Moisé Fano, Israele Finzi, Enrico Ravà, Eugenio Ravà, Lazzaro Fano, Jacopo Usiglio, Celestino Pirani, che con Garibaldi combatté a Condino, a Storo e a Bezzecca e autore di un canto Al caro e illustre Giosuè Carducci.

[12] denominazione assunta a partire dal 1911 del preesistente Comizio Generale dei Veterani 1848-1870 fondato nel 1878

[13] Il servizio alle tombe reali del Pantheon era promosso da una associazione sorta nel 1878 che, nel regno di Vittorio Emanuele III, divenne ente morale ed è oggi denominata Istituto nazionale per la guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon.

(continua a pag. 6)

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