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Avraham Yaron

Yaron Avraham, una storia incredibile

Angelica Edna Calò Livne racconta una storia che in Israele ha fatto scalpore: come passare dalla celebrazione della morte a seguire la vita

A volte la realtà ha più fantasia dell’immaginazione.

Questa è stata l’impressione che abbiamo avuto al moadon di Sasa dopo la testimonianza sconvolgente di Yaron Avraham (44 anni), cresciuto nelle file della Jihad Islamica e convertito all’ebraismo.

Intervista 2 Yaron AvrahamLa sua storia inizia all’età di 9 anni, quando dalla sua stanza sente le urla disperate di Sara, una dei suoi 15 fratelli e sorelle.

La stanno massacrando di botte perché ha offeso l’onore della famiglia. Abitano a Lod, una delle città miste di Israele. Sono musulmani di origine beduina sunnita. Sara è andata, per la prima volta in un centro commerciale e non si è accorta che erano passate le 20:00 ed è calato il sole. Ha anche comunicato alla famiglia che vuole studiare. È troppo.

Quando Yaron (il nuovo nome del protagonista della nostra storia) si sveglia al mattino chiede timoroso cosa sia successo, cosa fossero quelle grida terribili e dove sia Sara, la sorella alla quale è più affezionato, gli rispondono che è andata al lavoro come sempre ma Sara non ritorna. Il ragazzino continua a domandare preoccupato. “E questo è stato il mio errore più grande” dice.

terroristi della jihad

I fratelli hanno maniere forti per convincerlo che ha sognato tutto e per fargli dimenticare la sorella il cui corpo è stato fatto sparire e poiché lui non dimentica, anche dopo bastonate furiose, lo mandano in un “collegio” a Gaza, in una moschea dove vengono allevati gli shaid, i martiri che andranno a commettere gli atti terroristici in Israele.  Ci sono più di 500 ragazzi, in divisa, studiano il Corano, pregano e imparano a santificare la morte: l’unico valore da seguire e a diventare un’arma umana per distruggere. Si impara a non aver paura, la vita è un peso, morire è una liberazione. Per abituarsi alla morte si va di notte nei cimiteri e si dorme nelle tombe aperte. Dopo la morte da shaid si va in paradiso.

Ragazzi che non hanno nulla, che provengono da famiglie povere alle quali manca anche il cibo giornaliero sono travolti da questa promessa di riscatto della loro misera vita. Si trasformano in soldati-robot che aspettano il momento per uccidere. “Non volevo rimanere li, ho cercato di fuggire più volte e ogni volta sono stato ripreso e picchiato ferocemente. Contavano su di me perché ho una buona memoria e ricordavo i versi del Corano ma quando ero a Lod andavo con mia madre al mercato, conoscevo gli ebrei e non erano malvagi e mostruosi come ce li descrivevano, non riuscivo ad odiarli!”. Non ci sarà riscatto finché l’ultimo ebreo non sarà eliminato, gli dicevano.

Yaron resta nella moschea fino a 16 anni poi riesce a fuggire.

Arriva a Lod ma i suoi fratelli lo scacciano crudelmente. Sua madre soffre ma non può dire nulla. Non conta nulla come le altre donne. Deve fuggire di nuovo ma non sa dove. L’unico luogo che conosce è il cimitero. Si nasconde lì. Per giorni non mangia.Si può affrontare tutto tranne la fame”, dice. Una notte, allo stremo delle forze, vede un chiosco aperto. C’è un uomo con la kippà. Gli hanno spiegato che quelli sono i peggiori i più maledetti. Ha troppa fame e chiede un pezzo di pane. L’uomo lo accoglie. Lui racconta la sua storia.

Qui per la prima volta ho visto con i miei occhi lo spirito ebraico, l’amore per la vita, la compassione, l’ascolto del mio dolore. La Jihad santifica la morte, l’ebraismo santifica la vita”. L’uomo del chiosco lo rifocilla, gli dà del denaro (che lui non conosce, non ha mai visto denaro) acquista per lui un biglietto dell’autobus e lo manda a Eilat, il posto più lontano possibile.

Intervista Yaron AvrahamLà il ragazzo cambia nome e identità, impara i testi sacri, si innamora del valore della vita tanto anelato, del libero arbitrio, del pensiero ebraico. Si iscrive al Machon Meir e decide di convertirsi all’Ebraismo. L’emozione davanti al Kotel – il Muro occidentale a Gerusalemme, è incontenibile. Non gli basta. Si arruola all’esercito israeliano è incantato dalla missione di soccorso ai popoli in difficoltà di calamità e disagio.

Oggi ho una famiglia, rispetto le leggi ebraiche e ringrazio D. che mi ha fatto conoscere mia moglie, la donna che è il risarcimento per tutti i dolori che ho patito”.

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