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Una serata dell’ASTREL per la storia degli ebrei di Libia a Roma

Il 20 giugno al Bet El l’ASTREL ha organizzato una serata per ricordare la vittoria di Israele nel 1967, e la fuga degli ebrei di Libia che ne derivò

Lello Anav nel 1967 era presidente della Deputazione ebraica di assistenza; fu così tra coloro che più si prodigarono per dare assistenza agli ebrei in fuga dalla Libia. Riproduciamo l’intervento letto nella serata

Qui e sotto: alcune immagini della serata organizzata da ASTREL lo scorso lunedì (nella foto: Lello Anav e sua moglie Alba)

Mi è stato chiesto di parlare brevemente di quello che ricordo del periodo successivo al giugno 67, perché all’arrivo degli Ebrei libici ero Consigliere della Comunità Ebraica di Roma e Presidente della Deputazione Israelitica di Assistenza.

Volendo riportare fatti certi, sono andato a vedere cosa risulta dai Verbali della Comunità e cosa risulta dall’Archivio della Deputazione; ho trovato cose importanti, che poi vi citerò.

Prima però ricordo che la Comunità, dopo la vittoria del 10 giugno 1967 dell’esercito di Israele, fu scossa da quanto succedeva in Libia, a seguito dell’odio e della rabbia di molti arabi di Tripoli nei confronti della popolazione ebraica.

Gli Ebrei restavano rinchiusi nelle loro case, i negozi venivano dati alle fiamme; Re Idris, a seguito delle pressioni internazionali, trasferì una parte degli ebrei in un vecchio Forte militare, il Campo Gurgi, e cercò il modo di mandar via al più presto tutti gli ebrei, rilasciando permessi temporanei TTD (Temporal Travel Docunent) per chi non aveva (ed erano la maggioranza) un passaporto italiano o inglese; la polizia libica portava poi le famiglie all’aeroporto di Tripoli.

David Gerbi, presidente ASTREL, con Noemi Di Segni, presidente UCEI

I primi gruppi arrivarono all’aeroporto di Fiumicino verso il 20 giugno, quasi sempre di notte e soprattutto con aerei Alitalia stipati, cioè con un numero di passeggeri molto più alto dei posti disponibili; il merito di ciò va ad alcuni dipendenti dell’Alitalia stessa.

I trasporti proseguirono fino a tutto luglio e anche agosto.

Organizzarono l’accoglienza il Joint, la Comunità di Roma, l’Unione delle Comunità israelitiche Italiane, la Deputazione Israelitica di Assistenza (così si chiamava la Deputazione) e l’OSE.  Furono prenotate pensioni nella città e fu chiesto alle Autorità italiane di mettere a disposizione alcuni Campi profughi.

La Sig.ra Lony Mayer, direttrice del Joint a Roma, convocò alcuni giovani tripolini appena arrivati e chiese loro di formare un gruppo di giovani che si recasse con continuità all’aeroporto di Fiumicino per accogliere le famiglie parlando la loro lingua.

I giovani accoglievano i nuovi arrivati e provvedevano alla loro sistemazione. Alcune famiglie venivano portate nelle pensioni, altre venivano sistemate nei Campi profughi di Capua, Latina e Canzanella (Napoli), messi a disposizione dal Governo italiano.

Bino Meghnagi, allora giovane ventiduenne, mi raccontò che egli stesso provvedeva con un pulmino a portare le famiglie al Campo di Capua e organizzava oltre alla loro sistemazione anche importanti servizi rituali, quali le tefillot nel Campo. Anche la macellazione casher fu assicurata. Il responsabile del Campo lodava l’operosità degli ospiti che non rimanevano oziosi, ma andavano a lavorare nelle campagne vicino al Campo svolgendo lavori agricoli per guadagnare qualcosa.

Oltre al Joint, l’Unione delle Comunità, la Comunità di Roma, la Deputazione e l’OSE, si formò altresì un Comitato formato da Ebrei Libici tra i quali il Rag. Lillo Arbib (Presidente della Comunità di Tripoli) l’Avv. Simone Habib, l’Avv. Josef Habib, Vittorio Halfon, Climo Habib e, come riportato nei verbali della Comunità di Roma, Saul (Lino) Haggiag, Consigliere della Comunità di Roma.

Nel Verbale della seduta del 25 luglio 1967 del Consiglio della Comunità (Presidente Prof. Gianfranco Tedeschi) risulta infatti al punto Comitato profughi:

Il Sig. Saul Haggiag …. propone al Consiglio di esprimere una raccomandazione al Comitato …  nel senso che sarebbe opportuno che il Presidente fosse persona che possa essere presente quotidianamente.

Il Comitato si riuniva e lavorava nei locali sottostanti al Tempio Maggiore di Roma, ove adesso c’è il Museo; molto attivo fu Vittorio Halfon, che poi fu impiegato dalla Comunità per svolgere costantemente il lavoro di assistenza fino al 1970.

la squadra di basket che parteciperà alle prossime Maccabiadi

L’ Assistenza consisteva fra l’altro, nella compilazione, a seconda dei casi, di questionari per la richiesta di aiuto economico quale profugo; se si trattava di profughi con cittadinanza italiana la richiesta veniva fatta direttamente allo Stato italiano, se si trattava di apolidi la richiesta veniva fatta alle Istituzioni Internazionali; altra assistenza veniva data per chi voleva trasferirsi in Israele.

Gli inizi a Roma furono duri, ma i tripolini si adattarono subito a fare anche modesti lavori e non molto tempo passò per una progressiva integrazione. I matrimoni, tra ragazze tripoline e giovani romani, e viceversa, favorirono ovviamente le amicizie.

Con l’invio dei ragazzi tripolini nelle scuole ebraiche, la frequentazione tra famiglie tripoline e romane divenne un fatto costante. Voglio ricordare tra i miei cari amici con i quali spesso ci incontravamo Climo e Giulia Chabib, Alberto e Iris Fellus, Bondi e Fortuna Nahum. Un profondo legame di stima e amicizia avevo con Shmuel Naaman e Shalom Teshuba.

Ricordo infine che nei primi mesi del 1968 mi chiamò Shmuel Naman z.l., il quale mi disse che aveva preso in affitto un appartamento di circa 40 mq al piano rialzato di Via Cremona 30, l’interno 2, e che voleva adibirlo a Tempio.  L’appartamento era stato trovato da Shaul Guetta z.l., il quale si era trasferito in Israele alla fine del 1967.

Shmuel mi chiese di provvedere ai lavori per la realizzazione di un unico ambiente nel quale collocare un Aron ha-kodesh e riunirsi per le tefillot. All’ampliamento ci avrebbero pensato successivamente. Accettai con piacere e con i moadim del settembre 1968 il Tempio ospitò i tripolini che erano fuggiti dalla Libia.

Successivamente furono ingranditi gli spazi con l’acquisto del vicino appartamento Int. 1, fino a giungere all’ingresso su Via Garfagnana. Per una strana coincidenza il venditore dell’int. 1 si chiama (o si chiamava) Tempio, tanto che sul citofono di Via Cremona 30, per l’int. 1 è rimasto il nome TEMPIO.

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3 risposte

  1. Molto interessante. Io, Liliana Glam e Elia Seror siamo stati la prima coppia di profughi che ci sismo sposati a Roma il 9/7/67. Per cio il rabbino capo Toaf ci ha donato la cerimonia di secondo grado. Non abbiamo pagato.

  2. Bell’interveo. A noi Italiani non venne subito riconosciuta la qualifica di “profugo” che avrebbe anche facilitato un eventuale impiego. La qualifica arrivò quando anche i Cattolici furono cacciati dalla Libya.

  3. C’e’ molta Diplomazia e manipolazione negli Eventi,ai campi andarono solo gli Ebrei che desideravano fare l’Alitah,alle Pensioni vicino la Srazione Termini andarono i Libici Ebrei che desideravano rimanere a Roma per poi rientrare in Libia,+ fam. che desideravano partire per l”America,il soggiorno era difficile a Roma. I campi erano,Castellamare di Stabia,Capua,Caserta e Latina,le Pensioni erano a Roma,il visto di partenza da Libia a Roma arrivo’ solo dopo che l’American Joint si era impegnata a pagare tutto il pernottamento degli Ebrei di Libia. Purtroppo ci sono dei retroscena che non staro’ qui’ a spiegare.

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