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Una lacrima sul viso

Alberto Cavaglion torna sulla visita della premier Giorgia Meloni alla comunità ebraica di Roma per riflettere sull’uso politico della memoria pubblica

La premier Giorgia Meloni in visita alla Comunità ebraica di Roma, lo scorso 19 dicembre 2022.

Da una lacrima sul viso si capiscono molte cose, cantava Bobby Solo. Anche dalla lacrima di Giorgia Meloni in occasione della festività ebraica di Chanukkà al Museo di Roma si capiscono molte cose.

Una visita troppo vicina alla vittoria elettorale per non essere sospetta.

Il pianto del politico che ha stravinto è sempre ambiguo. Altrettanto frettoloso e imbarazzante il segnale di via libera mostrato da una Comunità come quella romana, che dovrebbe vigilare con maggiore attenzione. Commuoversi davanti alle telecamere non è mai una buona scelta, Gianfranco Fini a Yad Vashem era stato più dignitoso. Senza dire che nella storia della televisione italiana anche chi non è un critico militante sa bene che il pianto è un topos fra i meno nobili. Non sarebbe elegante nominare qui i predecessori, le altre lacrime sul viso di attori, cantanti, soubrettes. Giorgia Meloni è donna, anzi “femmina”, come ha tenuto a dire davanti alla presidente della Comunità ebraica di Roma. Questa storia del privilegio di essere donna e madre inizia a stufare chi come me guarda senza preconcetti i passi del nuovo governo, primo a guida femminile.

manifesti di appartenenti a FdI

Inizia a stufare pure il ritornello sulla “infamia”. Frase buona a tutti gli usi, “l’infamia delle leggi razziali” tanto più se irrorata da una lacrima. Aiuta a uscire d’impiccio, a proseguire spediti nell’esercizio del potere con la benedizione degli infamati, i quali, come accaduto in passato, ma in queste settimane con maggiore determinazione, dimostrano di volersi accontentare di poco.

Chi ha sofferto dovrebbe essere più esigente verso tutti i potenti, beninteso. Quanta acquiescenza vi fu davanti a La vita è bella di Benigni! Da un trentennio abbondante gli ebrei sembrano non accorgersi del ruolo che sono costretti a interpretare nella vita pubblica del nostro paese. Diciamo almeno dalla precedente vittoria elettorale della destra, ma anche sotto governi di altro colore.

Ricordo Prodi che istituì una apposita commissione sulle presunte efferatezze compiute dai nostri soldati in Somalia: a misurare il grado di crudeltà, senza obiettare nulla sulla stranezza della proposta, vennero chiamati come esperti Nuto Revelli e Tullia Zevi. Si può essere misuratori dell’umano patire? C’è o non c’è qualche cosa di strano nell’essere chiamati a predisporre un programma di lavaggio rapido della coscienza di questo o quell’altro leader?

il recente post di Ignazio La Russa, presidente del Senato

Sarà anche vero, come scriveva nei giorni scorsi sul portale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Rav Gianfranco Disegni, che nessuno “si sarebbe aspettato che gli ebrei di Roma avrebbero accolto nella Sinagoga Maggiore papi e cardinali, presidenti della Repubblica, capi di governo e ministri, dopo i soprusi e le umiliazioni subite nei secoli di dominio pontificio e dopo le discriminazioni e persecuzioni durante il fascismo”. Sarà così, ma visita peggiore non si poteva trovare per esprimere tanta soddisfazione: avrei preferito che si facesse appello al midrash per salutare un’altra visita meno lacrimante, più ponderata. Non lo dico solo per gli ebrei romani.

“L’infamia delle leggi razziali” è diventato il refrain di una canzonetta alla Bobby Solo, che troviamo sulla bocca di tutti. I giovani che nei Settanta avevano l’età della Meloni, appartenessero o non appartenessero al suo schieramento politico, ne ignoravano l’esistenza. Oggi è diventato un fastidioso Salve Regina. Agli ebrei romani, che giustamente ricordano le umiliazioni subite sotto lo stato pontificio, sarebbe bene ricordare i versi immortali del sonetto del Belli: “E appena visto er fonno ar bucaletto,/ ‘na pisciatina, ‘na sarvereggina/ e, in zanta pace, sce n’annàmo a lletto”.

L’armata italiana in rotta nella campagna di Russia (1942), dove furono mandati a morire migliaia di soldati italiani

Nella legislatura che appena s’è aperta preferirei che gli ebrei venissero lasciati nell’ombra. Dell’infamia delle leggi razziali sarebbe opportuno si occupassero con passione, lontano possibilmente dalle telecamere, gli storici, non i governanti di turno. L’esercizio pubblico della memoria sarebbe ora si volgesse a un’altra infamia su cui sarebbe interessante sentire la Meloni dire la sua: l’infamia delle vittime civili della “guerra totale”, così la chiamò in un bel libro Gabriella Gribaudi.

Una guerra nella quale Mussolini gettò migliaia di giovani, una guerra che indirettamente causò sotto le bombe alleate un numero di morti innocenti di gran lunga superiore alle vittime italiane della Shoah. Il 27 gennaio è alle porte. Prima che altre lacrime sul viso scorrano a fiumi in tv, a Palazzo Chigi e al ghetto di Roma, la lacrima per Chanukkà ci serva di lezione.

 

l’ultimo libro di Cavaglion: “La misura dell’inatteso. Ebraismo e cultura italiana (1815-1988)”, Viella 2022 riflette anche sul rapporto tra ebrei italiani e politica nazionale

 

 

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11 risposte

  1. E l’uso impropio di un sopravissuto,Sami Modiano, ad uso della stampa. Per un evento bollato da Edith Bruck come una scieneggiata durante la festività di Chanukkà.

  2. Ne abbiamo, dal 1945 in poi, viste di tutti i colori. Compresa la sottile ma pesante strumentalizzazione del PCI di cui parlò ampiamente Giorgio Israel nel libro “La questione ebraica” http://www.salomonebelforte.com
    Cioè l’assimilazione delle persecuzioni e della Shoah alla maggiore discriminazione nei confronti del proletariato.
    Salvo poi scaricare brutalmente ebrei e Israele nel 1967/1973/1982, schierandosi con l’URSS dove le persecuzioni erano feroci ( Nudel, Sacharova,Sharansky )
    Quello della Meloni, al confronto sembra un gioco da ragazzini ingenui.
    E poi, con dignità, ricordiamo che gli ebrei hanno sempre avuto rapporti con i governanti, salvo andarsene o essere cacciati se le condizioni fattuali non avessero permesso la permanenza nel paese.
    Prudenza nell’accogliere, prudenza nel criticare!

    Ps: sulla sincerità delle intenzioni poi, chi è l’uomo per poterle capire?

    1. Ce il non piccolo particolare che la genesi di quel partito è nella Rsi fondato dai gerarchi del fascismo nazificato. È rivendicano quel simbolo che sappiamo cosa rappresenti.

  3. Cavaglion offre riflessioni importanti che meritano attenzione e considerazione .
    Un buon dibattito sviluppato con serenità merita ogni attenzione. Nessuno vuole farsi strumentalizzare non sarebbe rispettoso verso chi ha tanto sofferto nel passato a causa del nazifascismo

  4. Condivido largamente quanto scritto da Guido Guastalla.
    Per decenni la Sinistra ha strumentalizzato politicamente la Shoah coinvolgendo tutto ciò che non era comunista o socialista ….e ovviamente senza approfondire cosa sia la cultura religiosa ebraica …o cosa sia stata la lunga storia degli ebrei d’Italia …o la vergogna delle posizioni della UE sul tema Gerusalemme e il suo Tempio …per la UE 🇪🇺 diventato di pertinenza della ANP…
    Aggiungo che è tutto il modo di pensare del “ politicamente corretto” tipico della Sinistra italiana e peggio ancora della Sinistra americana ll’attuale minaccia più pericolosa per l’equilibrio politico un ordine civile e il permanere di una fermezza sui doveri oltre che sui diritti valori tipici del liberalismo valori liberali che tutelano le Comunità ebraiche e lo Stato d’Israele …
    Si legga e si guardi su You Tube quanto scrive e dice Federico Rampini sul pericolo di una ideologia di (estrema) sinistra che ha preso piede nel Partito Democratico americano americano sponsorizzata largamente dal New York Times e dalle maggiori Università la quale mette sotto accusa TUTTA la storia americana o dell’Occidente in generale TUTTO ciò che riguarda il cosiddetto “uomo bianco” e non è aliena nel condannare spesso i governi israeliani

  5. Pienamente d’accordo con Cavaglion fuori luogo in questo contesto le considerazioni di Guastalla, inoltre ho trovato inopportuno l’abbraccio della presidente Dureghello con la neo fascista presidente del consiglio …

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