La definirei una misura di circostanza, che va compresa nel suo contesto. C’è infatti una vecchia controversia sui risarcimenti di guerra tedeschi, per le vittime delle stragi e per i nostri internati militari in Germania, che la Germania non ha mai riconosciuto, anzi ha invocato l’immunità di giurisdizione quale Stato sovrano, riconosciuto dalla Corte internazionale di giustizia. Poi, nel 2014, la Corte costituzionale, con una sentenza (la n. 238, n.d.a.) del mio collega e amico, oggi scomparso, Beppe Tesauro, ha stabilito che tale immunità è contro i principi fondamentali della nostra Costituzione. L’Italia si è così trovata schiacciata tra le sentenze di condanna che da allora i giudici italiani hanno emesso contro la Germania, e la Germania che si rifiuta di pagare, e che anzi ha iniziato una nuova causa all’Aja (sede della Corte di Giustizia internazionale, n.d.a.) contro l’Italia, perché si era cominciato a pignorare dei beni della Germania nel nostro paese. E così adesso con questo fondo l’Italia paga i danni al posto della Germania, salvo che un giorno i due paesi concludano un nuovo accordo, cosa a cui fino a che oggi la Germania si è rifiutata, per via di un accordo tombale del 1961, il quale però secondo i nostri giudici ha fissato somme risibili. Quanto al decreto, il termine per agire, appena 30 giorni, mi sembra lesivo del diritto costituzionale di difesa, e spero che in sede di conversione venga modificato.
Gli ebrei italiani possono accedere a questo fondo?
Sulla carta certamente sì, ma non credo che siano molti i possibili beneficiari.
Perché?
Gli ebrei italiani, come molti altri ebrei nel mondo, hanno potuto usufruire a suo tempo dei risarcimenti della Claims conference, l’organizzazione ebraica tramite cui la Germania, dopo la guerra, ha risarcito le vittime ebree con contributi e pensioni, come del resto ha fatto con Israele, grazie a un accordo tra Ben Gurion e Adenauer. Però non è detto che tutti abbiano avuto un ristoro. Gli interessati possono fare domanda, anche se rimangono alcuni punti oscuri: ad esempio la brevità del temine, la prova da fornire, l’adeguatezza del Fondo. E poi bisogna fare attenzione alle speculazioni di avvocati con pochi scrupoli.
Sappiamo che in questi giorni molti ebrei si stanno muovendo per intentare la causa. Si pone al riguardo il problema del cumulo dei risarcimenti. Chi ha ottenuto il ristoro della Claims può agire in base al decreto-legge n. 36 del 2022?
Difficile dirsi se un risarcimento della Claims precluda l’accesso al Fondo italiano. Bisognerebbe vedere se contro il pagamento ci sia stata una rinuncia ad ulteriori risarcimenti ed erogazioni (la Germania e la Claims hanno numerose volte riaperto i termini, fatte erogazioni aggiuntive, risarcito ulteriori danni morali inizialmente non riconosciuti – come il porto della stella gialla, incluso categorie ulteriori di vittime). Bisognerebbe vedere che tipo di rinunzie sono state firmate dai beneficiari in sede di percezione dei benefici. Secondo me, spetterebbe al convenuto (lo Stato italiano) comunque provare che l’attore ha già goduto di risarcimenti allo stesso titolo. Ma magari quale condizione di accesso al Fondo nel decreto attuativo chiedono una dichiarazione di non avere percepito in precedenza…
L’Ucei potrebbe rappresentare gli ebrei italiani per ottenere i risarcimenti?
Non credo. L’Ucei non ha rappresentanza giuridica per rappresentare gli individui nella tutela dei loro diritti patrimoniali.
Torniamo a te, o meglio restiamo nel mondo ebraico italiano. Dalla tua prospettiva internazionale, come vedi l’ebraismo italiano oggi?
Dò un giudizio positivo. Vedo che negli ultimi anni c’è stato un rilancio, nonostante che da sempre si dica che subiamo l’assimilazione, o il calo demografico. Certo, viviamo le solite tensioni dentro e tra le nostre comunità. Però c’è anche altro. Oggi c’è una crescita di interesse religioso. A me pare che, grazie all’Intesa con lo Stato, che ha dato autonomia e aumentato la vitalità dell’ebraismo italiano, e grazie anche a un’opinione pubblica più favorevole e attenta, abbiamo un maggior ruolo e visibilità, forse quest’ultima a volte persino eccessiva; tutto ciò però ci ha anche dato autocoscienza. Pensiamo al ruolo pubblico, alla stima e all’affetto che nell’intera società italiana si è conquistata Liliana Segre, una sopravvissuta e testimone instancabile della Shoah, onorata con la nomina a senatrice a vita dal Presidente Mattarella a quasi 90 anni di età. E così, per esempio, stiamo realizzando un progetto impensabile, come il Talmud tradotto in italiano a cura e a carico di una istituzione pubblica come il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ha molto anche contribuito il miglioramento delle relazioni e l’infittirsi delle collaborazioni in molti campi tra Italia ed Israele a livello di governi, indipendentemente dal loro orientamento politico. Insomma, non ci sottovalutiamo troppo.
Un’ultima domanda. Da poco hai licenziato un libro che raccoglie i tuoi scritti professionali di una vita (Diritto ed ebraismo. Italia, Europa, Israele. Sessant’anni di interventi e battaglie civili, Il Mulino, 2021) con le prestigiose prefazioni del presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato e di rav Riccardo Di Segni. Che progetti hai per il futuro?
Questo libro non è la parola fine ai miei impegni! Mi sembrava però utile raccogliere i contributi di una vita, lasciare una traccia su vicende che altrimenti si sarebbero disperse. Qualcuno mi ha detto che ora attende il secondo volume.
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Una risposta
Molto interessante e chiaro, grazie del continuo impegno