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Riflessioni di un giovane sui problemi della sua generazione, di Joel Terracina

Il virus Covid 19 ha fatto il suo immediato ingresso nei mezzi di comunicazione: le dichiarazioni di capi di governo e presidenti dei rispettivi paesi hanno fatto comprendere che ci troviamo contro un nemico invisibile ed insidioso che fa vittime, tanto in ambito sanitario quanto in quello economico-sociale. Un conflitto asimmetrico in cui tutti sono gli obiettivi e allo stesso tempo gli alleati. La parte più debole della popolazione ha subito in particolare gli effetti: giovani e donne che sono stati i primi ad essere espulsi dal processo produttivo. L’Italia era già stata messa a dura prova dalla crisi economica finanziaria del 2008-2009 che aveva gettato il paese in una profonda recessione, la crescita modesta dovuta anche all’incapacità e alla mancata volontà di fare riforme economiche ha finito per attribuire al sistema paese dei record negativi.

Secondo gli esperti, il divario tra ceti garantiti e non garantiti si è accresciuto ulteriormente, con un ulteriore aumento delle disuguaglianze. In un primo momento l’aumento della povertà non si è tradotto in termini assoluti, grazie allo strumento della cassa integrazione e degli aiuti delle famiglie che hanno sopperito alle mancanze dello stato come d’abitudine; gli anziani sono stati in pratica i paracaduti delle giovani generazioni, il che non può essere moralmente accettabile. In un sistema economico sano, i giovani avrebbero dovuto trovare infatti un lavoro tanto nel settore privato quanto in quello pubblico, il che ha finito per rivelarsi come un vero e proprio incubo per le giovani generazioni, che spesso sono state costrette a fare lavori sotto qualificati attraverso lo strumento del tirocinio che risulta ancora non essere stato regolato dalla rispettiva norma nazionale.

L’8 ottobre del 2020, il Parlamento europeo ha promosso una risoluzione sulle garanzie ai giovani, condannando i tirocini gratuiti e chiedendo agli stati d’intervenire singolarmente per disciplinarli in modo da rendere agevole l’accesso dei giovani al mondo del lavoro. La pandemia ha finito per accelerare quei processi economici sociali già presenti all’interno del nostro paese lasciando indietro i più deboli. Secondo gli economisti dell’Ocse, la via d’uscita a questo incubo è costituita dalla necessità di fare riforme economiche e strutturali tali da rilanciare il sistema paese. L’Italia si trova da diversi anni a combattere contro un carico fiscale ritenuto oramai eccessivo; le iniziative del singolo cittadino spesso si trovano a cozzare con una burocrazia ottusa ed allo stesso tempo farraginosa, pensiamo ad esempio ai tanti adempimenti che deve fronteggiare un singolo imprenditore per aprire una sua attività. Cosa dire ad esempio della mancanza di connettività dovuta in certe aree del paese che ha finito per amplificare il divario digitale già presente in Italia? La mancanza di infrastrutture ed una giustizia troppo lenta finiscono per scoraggiare investimenti stranieri che potrebbero essere gli unici in grado di rilanciare il nostro sistema economico. Occorre, nello stesso tempo, mettere mano in maniera seria al mondo della scuola, combattendo la dispersione scolastica che in alcune aree ha raggiunto dei tassi troppo elevati, condannando la gioventù ad essere oggetto di casi di devianza sociale. Scuola e impresa devono interagire, occorre ricreare quei distretti industriali inestricabilmente connessi al sistema della formazione che deve essere permanente e connessa all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Se la politica non riuscirà a prendere seriamente in mano questa situazione, rinviando sine die la risoluzione dei problemi le conseguenze saranno nefaste: la natalità continuerà ancora a diminuire, il nostro welfare finirà per diventare sempre più insostenibile, infine continueremo a regalare i nostri giovani preparati alle altre nazioni che spenderanno pochissimo per integrarli. Il tema delle riforme è il vero banco di prova sul quale si misura la serietà di una classe politica, se riusciremo in questo obiettivo rilanceremo l’Italia, altrimenti ci aspetta un lungo periodo di decadenza economica, sociale, culturale e demografica, saremo cosi asserviti alle potenze straniere.

Nel nostro piccolo, possiamo impegnarci per organizzare attività d’orientamento per i giovani, rilanciando il progetto ‘Chance to work’ ed insistendo allo stesso tempo sul concetto di formazione permanente, in modo da poter riqualificare i giovani, provvedendo a colmare il gap esistente tra domanda ed offerta di lavoro.

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