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Pinzolo 2023: divertimento, comunità, confronto

Anche quest’anno si è svolto il campeggio invernale organizzato dall’Ucei. Ne abbiamo parlato con Sara Cividalli

Sara, sei appena tornata dal campeggio invernale organizzato dall’UCEI, anche quest’anno a Pinzolo. Com’è andata?

Sara Cividalli è assessora con delega ai rapporti tra l’Unione e le comunità ebraiche

È stato uno dei più partecipati campeggi che io ricordi. Quest’anno abbiamo toccato punte di 230 persone, un numero mai raggiunto prima. È per questo che stiamo riflettendo sulla possibilità, per i prossimi campeggi, di cambiare struttura e luogo, per dare modo a chiunque voglia di essere accolto. Quest’anno, infatti, a malincuore abbiamo dovuto dire di no ad alcune famiglie, e nei limiti del possibile altre le abbiamo potute ospitare solo per i pasti; insomma, abbiamo capito che siamo molto cresciuti.

Da dove venivano i partecipanti?

Da tutta Italia, in particolare Milano e Roma, ma anche da Firenze, Modena e Genova e altre comunità. E poi da Israele, dove come sai ci sono molte famiglie italiane che hanno fatto l’Alyà, ma che desiderano periodicamente rinnovare il rapporto con l’Italia e con l’ebraismo italiano.

C’erano ebrei che venivano dai territori dove non esistono comunità ebraiche?

qui e sotto: alcuni momenti del campeggio

Quest’anno no. Cerchiamo però di avvicinarli durante l’anno organizzando domeniche insieme, e lì di solito è più facile coinvolgerli.

Esistono sussidi a disposizione dell’Ucei?

L’anno scorso ottenni un fondo a bilancio una tantum per aiutare le famiglie che non potevano permettersi la vacanza. È stato usato questa estate, e siccome c’è stato un avanzo, stato usato anche per l’inverno. Tra l’altro non è facile utilizzarlo, perché ogni famiglia presente ci tiene a fare da sola, solo in alcuni casi, di cui siamo a conoscenza solo io, rav Della Rocca e Claudia Jonas, ci siamo permessi di insistere, sapendo che l’aiuto avrebbe potuto dare una mano a chi in questo modo è riuscito poi a essere con noi.

Sara Cividalli e Claudia Jonas

Chi sono i responsabili del campeggio?

L’anima è certamente rav Roberto Della Rocca. Poi c’è Claudia Jonas, che organizza tutto ciò che ha a che fare con la logistica; i madrichim dell’UGN; e la nostra sicurezza. Per i pasti provvede invece lo staff dell’albergo, sotto la nostra supervisione, dopo aver naturalmente kasherizzato tutta la cucina.

E lo Shabbat?

Si mangia da pazzi! E si parla, si discute, si passeggia intorno all’albergo, mentre ci sono attività di gioco per i bambini. La sera del venerdì c’è una lezione, quest’anno sulla cura del tempo e la crescita.

Perché sono così importanti questi campeggi?

 

Intanto si rinsaldano i rapporti tra chi già si conosce. Ci si vede in un contesto in cui è possibile fare vita ebraica 24 ore al giorno, e non di fretta come davanti a scuola la mattina, o solo lo shabbat al tempio. Poi serve a conoscere realtà diverse, quella delle altre comunità, con i problemi e i punti di forza. Sicuramente questo è un modo per dar forza all’ebraismo italiano, che come sappiamo è molto composito, con diverse nuance, che a Pinzolo sono presenti in larga parte: dai più ai meno religiosi, per non parlare delle idee politiche diverse, sia verso l’Italia, che verso l’Ucei, che verso la politica israeliana.

Non è difficile assicurare la convivenza di tante differenze?

A volte ci si scontra; è possibile, certo. Però alla fine si trova sempre il modo di evidenziare le cose che ci uniscono. Le persone non cambiano idea, però accettano prospettive diverse. Direi che noi ebrei siamo come i protagonisti di una storia raccontata ai bambini a Pinzolo, in cui un bambino prova a descrivere quello che vede davanti a sé al fratellino cieco: i due danno interpretazioni diverse, ovviamente ciascuno ha una percezione diversa, eppure la realtà è la stessa per entrambi. Ecco, io credo che sia una rappresentazione di noi ebrei: abbiamo di solito prospettive diverse di ciò che siamo. Bisogna allora imparare a convivere tra prospettive diverse. E dobbiamo avere la libertà di poter esprimere le nostre differenze. Altrimenti, se noi ebrei non fossimo liberi di esprimerci, paradossalmente saremmo meno liberi del resto della società.

Per l’anno prossimo, che programmi ci sono?

Ci stiamo già lavorando, sia perché lo sforzo organizzativo è considerevole, sia perché, come t’ho detto, vorremmo provare a trovare una struttura più ampia, anche in luogo diverso da Pinzolo; chissà, forse già da questa estate.

Una risposta

  1. Bel dialogo con Sara Cividalli: fresco, sincero, propositivo, utile per “entrare” nell’animo della Comunità ebraica che si ritrova in una vacanza che non è soltanto una parentesi di evasione e benessere, ma pure una occasione di crescita e di consolidamento delle connotazioni spirituali e comportamentali dei suoi componenti colà presenti. È davvero significativo ed illuminante leggere quanto sia importante “…fare vita ebraica 24 ore al giorno…”! Richiama un Ebraismo che vuole essere elemento connotante della esistenza di un Ebreo, di tutti gli Ebrei: ed allora, tutti insieme verso questo traguardo. Ne vale davvero la pena.

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