Nella lunga guerra d’Ucraina è a rischio l’Europa

A un anno dall’inizio del conflitto, la pace non sembra un’opzione vicina. Cosa possiamo attenderci dal prossimo futuro? Ne abbiamo parlato con Mara Morini, politologa esperta dell’Europa dell’Est.

Professoressa Morini, oggi ricorre l’avvio della guerra voluta da Putin contro l’Ucraina. A un anno dall’inizio del conflitto, che valutazioni geopolitiche possiamo fare?

Mara Morini è professoressa associata di Scienza politica all’Università di Genova dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata. Osservatrice elettorale dell’OSCE-ODIHR in Russia, Uzbekistan e Moldova.

Partirei da una valutazione militare. Dall’inizio del conflitto abbiamo visto come la cd. “un’operazione militare speciale” sia stata un fallimento per poi trasformarsi in una guerra di attrito; se, invece, valutiamo il primo anno di guerra, possiamo dire che la Russia è oggi indebolita dal punto di vista dell’immagine e della credibilità militare, anche se negli ultimi mesi ha cercato di recuperare posizioni con l’avvio della mobilitazione parziale, lo scorso settembre, e ancora prima utilizzando i mercenari della “Wagner” e l’esercito ceceno. In attesa di valutare gli effetti di un’eventuale controffensiva russa nelle prossime settimane, ci sono le conseguenze politiche. Per quanto riguarda il livello di consenso del capo del Cremlino è ancora molto alto nell’opinione pubblica russa (pari all’82% su fonte del Levada Center). Tralascio l’ipotesi della presunta pazzia o delle sue condizioni di salute perché sono senza fondamento. Politicamente l’effetto delle sanzioni economiche non si è tradotto nel breve periodo in un colpo di Stato, cioè un cambiamento di regime. A suo tempo, mi permisi di sottolineare che, anche se la Russia ha conosciuto alcuni eventi epocali improvvisi e inaspettati, tuttavia la gestione del potere di Vladimir Putin è ancora salda.

il Cremlino

Eppure abbiamo letto opinioni critiche, sull’andamento della guerra.

Dopo un anno i primi scricchiolii nella verticale del potere putiniano ci sono, anche perché l’anno prossimo si vota per le presidenziali, e quindi già questo provoca fibrillazioni all’interno delle varie fazioni. Molti si domandano se Putin deciderà di ricandidarsi oppure abbia già individuato un successore. Abbiamo letto negli ultimi mesi i conflitti quantomeno verbali tra Prigogyn, il capo dei mercenari della “Wagner” e il ministro della Difesa. Sinora Putin ha gestito in questi vent’anni il potere proprio sul principio del “dividi et impera”, un criterio che gli ha sempre garantito stabilità politica. Oggi c’è questo conflitto tra i mercenari, che spingono per una riorganizzazione o un migliore coordinamento dell’azione militare, e il vertice militare, che Putin ha cambiato più volte in questi mesi. Putin è consapevole che per la stabilità politica del paese, ma anche per la sua stessa sopravvivenza, non può permettersi di appoggiare in maniera esplicita Prigogyn, ma deve continuare ad avere il sostegno delle fazioni dell’esercito e dell’apparato di sicurezza.  Ovviamente le evoluzioni sul campo militare potranno influenzare le dinamiche politiche. Non dimentichiamo che entro dicembre Putin dovrà sciogliere le riserve su un’eventuale sua ricandidatura.

Yevgeny Prigozhin, capo dei mercenari della “Wagner”, impegnati da Putin anche in Ucraina

 

Per ritornare all’inizio del conflitto, un anno fa in Europa non tutti prevedevano che la guerra non sarebbe scoppiata, al contrario degli USA. Perché questa errata valutazione?

In parte avevamo ancora l’idea degli Stati Uniti che invadevano l’Iraq sulla base di prove inesistenti. E poi è vero, l’Europa è stata in generale restia a preoccuparsi di una guerra. Credo che ci fosse da un lato la convinzione che l’Europa avesse consolidato un periodo di pace dopo la seconda guerra mondiale; poi si è sottovalutato Putin, che però di segnali ne aveva già dati (vedi la Georgia nel 2008 o il famoso discorso di Monaco nel 2007). E poi i rapporti culturali e commerciali dell’Italia e della Germania con la Russia hanno creato una situazione tale da non pensare che Putin potesse assumere una mossa di questo genere. Anche io inizialmente la ritenevo improbabile, perché pensavo alle conseguenze sociali economiche e politiche per la Russia; probabilmente leggevamo lo scenario più in un’ottica occidentale e meno russa. Personalmente ho cominciato a cambiare idea verso la fine di gennaio, quando i miei contatti russi mi riferivano una forte preoccupazione; lì ho capito che c’era in ballo qualcosa di molto più grande che il Donbass.  Probabilmente Putin aveva rimandato questa invasione a causa della pandemia; oggi dobbiamo riconoscere che questo progetto era in corso da anni.

Anche i militari ceceni (nella foto) sono stati utilizzati dalla Russia nel conflitto

Come si vive in Russia questa guerra?

Come le dicevo ho sempre mantenuto i miei contatti in Russia, e la percezione dell’opinione pubblica è divisa. In alcuni punti strategici – vicino alla piazza rossa o nella metropolitana – ci sono manifesti che inneggiano alla difesa della patria. E la televisione diffonde la propaganda del Cremlino, telegiornali e talk show tendono a dare un’immagine di un paese che si deve difendere dall’Occidente, dalla Nato, da una guerra per procura degli Stati Uniti.  Se, però, si cammina per le strade in realtà la vita scorre come sempre. Il cittadino russo deve affrontare i problemi quotidiani della giornata, continua a vivere la sua vita molto attento alle questioni economiche, ai prezzi che sono aumentati progressivamente dall’inizio della pandemia. Oggi il cittadino russo non imputa il peggioramento del proprio standard economico alla guerra.

Le sanzioni economiche alla Russia sono efficaci?

Zelensky in visita al Consiglio europeo, la scorsa settimana

Le sanzioni si riescono ad aggirare, come ha mostrato l’Iran, o anche la Russia dopo il 2014, grazie a vie parallele. Poi ci sono le sanzioni selettive, che colpiscono gli oligarchi o le banche, etc… Credo che, almeno all’inizio, quelle che hanno avuto più effetto sono state le sanzioni finanziarie e bancarie. La governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, è stata capace a rimediare agli effetti peggiori delle sanzioni; anche le stime del fondo monetario internazionale per il 2024 danno l’economia russa in ripresa. Forse un’economista darebbe una risposta diversa dalla mia, confermando una difficoltà dell’economia russa, anche strutturale; se però lo chiede a me, che mi occupo di scienza politica, allora la mia risposta è: se le sanzioni avevano come obiettivo il cambiamento di regime o indurre la popolazione a reagire contro il Cremlino, allora sono state inefficaci.

Questa guerra ha messo mi sembra ancora più in evidenza tutti i problemi dell’Europa inteso come soggetto politico. Se all’inizio comune è stata la volontà di sanzionare la Russia, col tempo sono emerse alcune divergenze. Secondo lei la guerra porterà l’Europa a dotarsi di una politica di sicurezza comune o al contrario a scontare una maggiore debolezza?

Berlusconi e Putin nel 2015

Direi che l’obiettivo di Putin è aspettare che questa coesione iniziale venga meno; sappiamo infatti quanto l’Unione europea sia un gigante economico ma un nano politico. La reazione iniziale è stata forse inaspettata rispetto a quelle che erano le previsioni del Cremlino, però è chiaro che più il conflitto si prolunga e maggiori sono i margini affinché questa coesione venga meno. Occorre considerare che nel 2024 ci saranno le elezioni per il Parlamento europeo e non solamente le presidenziali in USA; quindi, ci sarà un cambiamento dei vertici europei che ci consentirà di capire se la linea politica della Von der Leyen proseguirà oppure se ci sarà un cambio di rotta. Anche la Cina vede l’Unione Europea come il soggetto economicamente e socialmente più debole. Credo che il fattore temporale rischi di essere controproducente per l’Unione europea in termini molto più concreti rispetto ad altri paesi.

E l’Italia? Con Draghi era evidente la posizione atlantica del nostro paese. Anche l’attuale premier, Meloni, conferma questa posizione atlantica, ma al proprio interno deve fronteggiare posizioni molto più caute se non addirittura filorusse.

l’intervento del presidente Zelensky al Parlamento italiano, il marzo scorso

È vero che Italia e Russia hanno sempre avuto una relazione privilegiata, per diverse ragioni, sia di carattere politico – pensiamo al ruolo del partito comunista italiano – ma anche di carattere culturale, storico. Questa presenza filorussa italiana è stata amplificata soprattutto da alcuni messaggi di leader, come Salvini, che ha siglato accordi politici diretti tra la Lega e il partito Russia unita del Cremlino. Ma non dimentichiamo che c’è stato anche un periodo in cui il Movimento 5 stelle si era avvicinato alla Cina e alla Russia. E poi c’è una relazione privata, di amicizia, tra Berlusconi e Putin, simile a quella tra l’ex leader della Spd Schröder in Germania con lo stesso Putin. Tale relazione non si può però estendere interamente a tutto il partito di Forza Italia: basti pensare al ruolo che ha avuto Tajani come presidente del Parlamento europeo. Per tornare alla sua domanda, qualcuno è stato portato a ritenere che il governo Meloni sarebbe stato più soggetto ad una maggiore moderazione nei confronti della Russia, invece la presidente del consiglio ha dimostrato di proseguire chiaramente la linea del governo Draghi. La sua prossima visita a Zelenskj vuole proprio mettere a tacere qualsiasi dubbio degli altri leader europei espressi dopo le affermazioni di Salvini o quelle così plateali di Berlusconi.

La Russia come vede l’Italia in questo conflitto?

Matteo Salvini è grande estimatore di Putin

Credo la Russia sappia che l’Italia è saldamente all’interno dell’alleanza Nato, benché ci siano certamente rapporti commerciali ed economici molto forti, che talvolta possono condizionare il governo. Molti imprenditori o la Confindustria hanno sempre sottolineato la necessità di non chiudere i rapporti commerciali con la Russia. Come media potenza, del resto, l’Italia ha sempre avuto la capacità di essere membro  della Nato, ma di porsi anche come mediatrice tra Occidente e Russia. Certo, ora è tutto molto più difficile, perché la Russia vuole chiudere con l’Occidente e l’Occidente, mi sembra, non si dispiaccia.

Israele per buona parte della guerra si è tenuta in qualche modo in bilico; adesso la novità è il viaggio del ministro degli Esteri Israeliano del nuovo governo Netanyahu a Kiev. È il segno di un allargamento del conflitto?

il ministro degli esteri israeliano, Cohen, in visita a Kiev pochi giorni fa. E’ la prima volta che il governo israeliano mostra la sua aperta vicinanza all’Ucraina dall’inizio del conflitto

La novità può essere una scelta del nuovo governo, ma può essere anche l’effetto della situazione geopolitica presente nella zona. Israele si muove anche valutando i rapporti con altri paesi, e come questi sono orientati nei confronti di questo conflitto; basti pensare alla Turchia. Occorre guardare alla politica locale di Israele e degli paesi dell’area e ai loro interessi per capire come la politica domestica possa condizionare delle decisioni di politica internazionale. Sicuramente il nuovo governo Netanyahu può avere indotto questo cambiamento, ma credo che dovremo leggere questa scelta anche alla luce della politica russa e americana in Medio Oriente così come al ruolo dell’Iran e dell’Arabia Saudita.

Se guardiamo al domani, c’è una possibilità di una soluzione diplomatica a breve della guerra?

il ministro degli esteri cinese in visita a Mosca

Fare previsioni è difficile, perché ovviamente tutto è in via di definizione. Non credo, anche in base alla recente visita di Biden a Kiev, che il conflitto sarà breve. Credo anzi che rischieremo un’escalation. Bisognerà capire se effettivamente la Russia farà una controffensiva e fino a che punto è disposta a spingersi, poi dovremo vedere, come abbiamo già specificato, l’efficacia delle sanzioni nel medio-lungo periodo. Ma il fattore temporale è un aspetto che viene considerato anche da Putin, che attende il 2024 per vedere se Biden verrà riconfermato e come  cambieranno i vertici europei.

Questo significa che la guerra continuerà fino a tutto il 2024?

anche Giorgia Meloni, dopo averlo annunciato più volte, è andata a Kiev

Al momento non c’è nessun elemento per sostenere il contrario. Vladimir Putin non può permettersi di perdere le terre che ha già annesso con il referendum di alcuni mesi fa, perché gli serve anche per lanciare la corsa alla Presidenza, indipendentemente dal fatto che sia lui o meno a candidarsi.

Come finirà, allora? E quale sarà il nuovo equilibrio geopolitico mondiale al termine di questa guerra?

il libro della Morini sulla Russia di Putin

Molto umilmente su questo conflitto la penso un po’ come Romano Prodi: finché gli Stati Uniti e la Cina non decideranno che questo conflitto deve terminare, andrà avanti. Le due parti in gioco, Ucraina e Russia, non vogliono/possono arretrare, quindi oggi non è possibile immaginare nemmeno una tregua.

Gli Stati Uniti cercano una sconfitta militare della Russia?

Se ci limitiamo alle dichiarazioni di Sullivan (consigliere per la sicurezza militare, n.d.r.) o Blinken (segretario di Stato, n.d.r.) all’inizio del conflitto, ma anche nei mesi scorsi, mi pare che l’obiettivo sia la sconfitta militare russa, e quindi anche il cambiamento di regime. Però dobbiamo considerare anche altri fattori, come gli atteggiamenti dell’opinione pubblica americana in previsione delle elezioni presidenziali. Se ci dovesse essere un cambiamento tale per cui prevalesse la preoccupazione per la situazione economica del proprio paese, ad esempio, Biden dovrebbe tenerne conto in vista di una sua ricandidatura e deve confrontarsi con un Congresso a maggioranza repubblicana. E poi occorre tenere d’occhio quanto accadrà nell’Indo-pacifico, che rimane la priorità strategica degli Stati Uniti. Gli USA non possono essere impegnati su diversi fronti, quindi se l’Ucraina comincia a “costare”, non solo economicamente, potrebbe venire meno questo sostegno. La presenza di Biden a Kiev ci dice che, al momento, la guerra sarà ancora lunga.

Leggi anche: speciale guerra in Ucraina

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