David Gerbi, presidente ASTREL (nell'immagine: in vista a una ex sinagoga libica)

Il pericolo c’è. Occorre ci sia la consapevolezza, da parte dei vertici della Comunità ebraica, che c’è un’altra cultura da preservare. Ecco, se la Comunità che ci ha accolto in uno stato di bisogno, ascolta la nostra voce non ci sarà rischio di spaccatura ma, al contrario, ci sarà un rafforzamento per tutti ed una vera integrazione. È vero, però, che molte persone sentono la divisione e considerano i matrimoni “misti” tra romani e tripolini, come incidenti di percorso e che l’unione è solo apparente e bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Per una perfetta integrazione si deve dare voce ed ascoltare tutti.

David Zard (1943-2018) è un esempio di successo imprenditoriale degli ebrei libici in Italia

Secondo te la Scuola della CER ha svolto una funzione di integrazione positiva fra i giovani di origine libica e quelli italiani?

Sì, ha avuto questa funzione ma non ha completato il suo lavoro. È stato effettuato un ottimo lavoro, sono tutti integrati ma ai bambini dovrebbe essere raccontata la nostra storia. La scuola è stata eccezionale nell’accogliere le nostre proposte; se verranno realizzate, il pericolo di divisione non ci sarà. Una professoressa della scuola questa settimana ha proposto di istituire un esame di storia dell’ebraismo libico. Per esempio la commemorazione dei nostri morti dovrebbe essere aggiunta alle altre ricorrenze e far parte di un patrimonio comune. Con l’occasione voglio ringraziare la Presidente, l’assessore alla scuola, il Preside e la Direttrice per la disponibilità dimostrata. Tutti sono stati molto comprensivi e disponibili.

Perché ricordare e tenere vive questa cultura e queste tradizioni è importante per tutto l’ebraismo italiano?

Conosciamo la storia di Jakov, aveva dodici figli, poi diventati il popolo di Israel. L’unità nel rispetto delle diversità è la forza di Israele. Se tutti danno il proprio apporto, lo sforzo diventa una risorsa, una ricchezza. L’unità nella diversità è la vera potenza. Democrazia significa che la maggioranza non deve sopprimere la minoranza e ciò rafforza tutti. Anche gli artigiani che costruirono il Beth ha-mikdash erano tutti diversi, ognuno aveva capacità diverse ma tutti insieme lo hanno costruito ed è uscito un bel lavoro.

Mafruma, piatto tipico della cucina degli ebrei libici

Oggi i giovani nati da genitori, entrambi o in parte, tripolini, sono molti. Cosa ricordano secondo te delle loro famiglie di origine?

In questi giorni ho parlato con i bambini delle elementari e con i ragazzi delle superiori. Nel convegno ho organizzato dei salottini per ravvivare la memoria dei ragazzi. Noi avevamo la cultura del silenzio alcuni hanno raccontato ai loro nipoti, ma molti non lo hanno fatto. Noi siamo abituati ad essere cittadini di serie B. Se camminavi su un asino ed incontravi un arabo dovevi scendere perché non potevi essere più alto di loro. La nostra sinagoga doveva essere più bassa delle moschee. I soci non potevano avere la maggioranza delle quote societarie. Non potevamo votare. Ecco perché si è consolidata la cultura del silenzio che dobbiamo combattere.

Grazie David, ci tengo a dirti che io da romano sono un cultore della cucina e delle tradizioni tripoline. A casa mia si mangiano le mafruma e il cuscus anche se non facciamo ancora la bsisa. L’abbiamo acquisito, ci ha arricchito e ci fa molto piacere, grazie a Voi tutti…….

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Una risposta

  1. Molto toccante
    Complimenti davvero al dottor David Gerbi per il suo impegno per il rispetto della memoria degli ebrei di Libia.
    Purtroppo la cancellazione della presenza ebraica anche nella memoria dei cimiteri non è stata rara in Europa… e persino nella spesso “tollerante” terra d’Italia…
    Trovo fantastica l’idea di un Beth ha Chaim virtuale …!
    Massimi complimenti !
    ?

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