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Bini Guttman, presidente di EUJS

Bini, vorremmo parlare con te del futuro dei givoani ebrei europei. Ci spieghi innanzitutto cos’è EUJS e di che si occupa?

EUJS (European Union of Jewish students) è l’organizzazione “ombrello” che raggruppa e rappresenta le unioni studentesche ebraiche in 36 paesi europei (inclusa l’Italia); siamo la rappresentanza europea democratica di circa 160.000 giovani ebrei in tutto il continente. Siamo la voce di studenti ebrei che rappresentiamo di fronte alle istituzioni europee, e combattiamo l’antisemitismo: più in generale diritti umani e altri temi ci toccano particolarmente, come il significato di essere ebreo in Europa nel 21° secolo. E lavoriamo anche con e per le unioni locali, per rafforzarle e farle crescere con strumenti e supporto per seminari e workshop, per assicurare che la prossima generazione di leader abbia tutte le competenze necessarie per portare avanti il lavoro.

Chi può far parte di EUJS?

Rappresentando le unioni studentesche ebraiche, per essere membro occorre far parte dell’Unione di giovani ebrei del tuo paese. I nostri programmi sono aperti a tutti i giovani ebrei europei tra i 18 ei 35 anni e a chi si identifica ebreo. Per esser parte attiva di EUJS, in generale, consiglierei alle persone di iniziare prima a livello locale. In Italia, il punto di partenza è UGEI. EUJS è solitamente il passo successivo e puoi partecipare attivamente al nostro lavoro, alle nostre campagne…e candidarti per esser parte del nostro consiglio e contribuire a dar forma alla nostra organizzazione.

Che effetto ha avuto il Covid sull’attività di EUJS?

Inutile negare che la pandemia ha cambiato il nostro modo di lavorare. Eravamo abituati ad organizzare programmi in tutta Europa ed il non poter viaggiare per svolgere i nostri seminari e workshop è stato davvero difficile. Penso comunque che siamo riusciti ad adattarci a questa situazione abbastanza bene. Abbiamo iniziato presto a fornire al nostro pubblico seminari online dandogli il nome “EUJSlot”, spaziando tra tantissimi temi: advocacy, religione, memoria… assicurandoci soprattutto di mantenere attiva la comunità di attivisti europei, nonostante l’essere fisicamente separati. Abbiamo anche continuato a lavorare combattendo l’antisemitismo e diritti umani in senso più ampio, ottenendo effettivamente ottimi risultati.

Come giudichi lo stato di salute dell’ebraismo europeo?

È una domanda difficile. A inizio pandemia, giovani studenti ebrei si sono presi la responsabilità di aiutare chi aveva più bisogno di supporto. I giovani ebrei europei hanno il compito di reimmaginare la vita ebraica, individuare i problemi più urgenti; allo stesso tempo però sono pochi, pochissimi i giovani ai vertici delle comunità ebraiche. Questo problema di rappresentanza si traduce poi in una scarsa partecipazione dei giovani nella vita comunitaria e nelle decisioni della stessa. Questo è un punto che vogliamo cambiare. Per esser sicuri che l’ebraismo europeo abbia un futuro forte ed indipendente stiamo lavorando a una campagna EUJS che invita il consiglio di ogni comunità ad avere all’interno almeno una persona di età inferiore ai 30 anni.

Sai immaginare che effetti avrà nel lungo periodo il Covid sulla vita delle nostre comunità?

Non sappiamo come sarà il mondo dopo il virus, ma prima dobbiamo sconfiggerlo. Molte cose torneranno come prima, altre invece che abbiamo imparato durante la pandemia resteranno. Nel contesto ebraico abbiamo scoperto l’impatto incredibile di un evento online con innumerevoli partecipanti da tutto il mondo in un unico spazio virtuale. Ci semplifica la vita. Ciò non sostituisce l’essere presenti in un unico posto, ma sicuramente sarà un’alternativa valida che verrà presa molto più in considerazione di prima. E poi i giovani hanno dimostrato solidarietà sin dagli albori della pandemia: spero che rimanga anche questo potere di innovazione, di reimmaginare la vita comunitaria in difficili circostanze. Ciò sarà la forza trainante nelle comunità ebraiche.

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