Che modello culturale insegue il governo Meloni?
A una settimana dall’anniversario del 25 aprile, Riflessi ha chiesto allo storico Simon Levis Sullam un giudizio sugli orientamenti culturali del governo più a destra della nostra Repubblica
Simon, c’eravamo sentiti l’ultima volta pochi giorni prima della campagna elettorale, poi vinta da Giorgia Meloni. Allora dicesti che era ancora troppo presto per poter giudicare la destra che si preparava a vincere le elezioni. Ora che sono trascorsi oltre 5 mesi di governo, vorrei innanzitutto chiederti se è possibile capire meglio il modello culturale che il partito di Giorgia Meloni, la Lega di Salvini e Forza Italia di Berlusconi vogliono imprimere al nostro paese.
Il “modello culturale”, se di questo parliamo, delle forze di questa maggioranza politica era già noto prima dell’insediarsi del nuovo governo. Tradizionalismo nella visione della famiglia e dei diritti civili; contrasto all’immigrazione e xenofobia; una visione conservatrice e gerarchica dei rapporti sociali; scarse garanzie e tutele in ambito economico e sociale. Ora possiamo iniziare a misurare le politiche che si innestano su, o nascono da, questa piattaforma o tavola valoriale. Per gli aspetti che conosco di più e che possiamo almeno in parte già valutare, il tradizionalismo familiare e una visione allarmistica, emergenziale e securitaria dei fenomeni migratori sono stati confermati. Negli altri ambiti non mi pare si colgano segnali confortanti. Sullo sfondo c’è anche la questione, che da storico e cittadino mi sta particolarmente a cuore, di come si collochino le forze al governo rispetto al passato dell’Italia e in particolare rispetto al Ventennio fascista e alle sue eredità.
Questo tema ci porta alla questione della continuità o meno fra il passato e il presente. Tu evidenzi nei tuoi lavori come nel 1945 si sia passati da un’Italia in camicia nera a un’Italia di eroi e di antifascisti, mentre la realtà era una sostanziale continuità dell’apparato della Repubblica con gli uomini che avevano servito il fascismo. Mi sembra che l’attuale premier sia interessata a ricostruire la storia del nostro paese continuando questo metodo delle dimenticanze. Mi riferisco, ad esempio, al MSI che avrebbe contribuito a fondare la Repubblica, o da ultimo, ai martiri delle Fosse Ardeatine, definiti italiani e non antifascisti. Per non parlare della condanna del fascismo limitatamente però alle sole leggi razziali. Qual è a tuo avviso la capacità di questo governo di aggravare l’amnesia del paese?
Credo che le politiche della memoria di questo governo vadano analizzate attentamente. Una linea che certamente accomuna le forze della maggioranza è l’anti-antifascismo, una corrente profonda della storia politica italiana dal 1945, che non riconosce nell’antifascismo il fondamento della Repubblica democratica e sminuisce o addirittura nega il ruolo dell’antifascismo storico quale fondatore e ispiratore della democrazia italiana. Inoltre vi è grande cautela nel giudizio sul fascismo: la condanna è stata limitata finora alla fase dal 1938 in poi e sostanzialmente alle leggi razziali, anche perché la responsabilità della successiva persecuzione delle vite degli ebrei (1943-45) è di solito addossata all’occupante tedesco, senza menzionare le evidenti corresponsabilità italiane. Attendiamo ancora, da parte di tutte le forze al governo, un giudizio univoco di condanna politica e storica del fascismo dalle origini e ovviamente dalla sua salita al potere nel 1922, come movimento e poi regime antidemocratico, liberticida e violento.
Il governo conduce anche una sua politica in Europa. Da un lato polemizza con paesi tradizionalmente nostri amici, come la Francia, sul piano dell’immigrazione, mentre dall’altra rimane in silenzio di fronte alle politiche autoritarie di paesi come la Polonia e l’Ungheria. A tuo avviso il governo Meloni dove intende collocare Italia nello scenario europeo?
Ritengo sia ancora presto per dirlo. Registro che finora l’Unione Europea, e in genere l’attenzione internazionale per l’Italia, sembra esercitare una qualche “moral suasion” verso il governo nel non assumere posizioni che non siano in linea con quelle maggioritarie nell’Unione. Per ora non mi pare ci siano state esplicite aperture verso Polonia o Ungheria ma, com’è evidente anche dai rapporti con la Francia, è probabile che un decisivo banco di prova continueranno ad essere i temi dell’immigrazione, come per altri versi anche i diritti civili.
C’è poi – appunto – il tema dei diritti civili. Qui mi sembra che il governo tenti di posizionare il nostro paese su una linea molto arretrata rispetto alla garanzia della tutela dei diritti fondamentali, come ad esempio quella dei minori. Mi riferisco al rifiuto di riconoscere il rapporto di genitorialità fra bambini e coppie omoaffettive. Secondo te il governo esprime l’opinione della maggioranza degli italiani ?
Penso che sui temi che citi l’opinione pubblica sia probabilmente poco informata e temo, su queste questioni, non su posizioni generalizzate di avanguardia o di apertura. Cioè che il governo possa probabilmente contare su un certo conservatorismo della società italiana, in cui molto pesa anche il retaggio cattolico. E non credo, del resto, che le cose siano diverse presso l’ebraismo italiano ortodosso. Queste sono almeno le mie sensazioni o i miei timori.
L’ultima domanda ci riporta fuori confine. Il governo Meloni si fa forte di una piena intesa con il governo di Netanyahu. Entrambi in effetti sono i governi più a destra che i rispettivi paesi abbiano mai avuto. La recente visita di Netanyahu a Roma ha avuto l’effetto, tra l’altro, di dividere anche l’ebraismo italiano. Posso chiederti, da un punto di vista storico, come giudichi questa strana intesa fra un governo che ha tra i suoi sostenitori figure che rivendicano la loro passione la politica per il regime fascista e il governo legittimamente eletto d’Israele?
E’ una situazione difficile, per certi versi imbarazzante, ma non stupisce. Altri governi di centrodestra si sono trovati pienamente allineati e vicini a governi della destra israeliana nell’ultimo quarto di secolo. Questi governi possono convergere su una linea conservatrice comune e su temi spinosi come l’ostilità verso il mondo arabo o addirittura l’islamofobia. Certo è motivo di stupore che il governo israeliano non veda con preoccupazione la mancata piena condanna dell’esperienza storica del fascismo da parte del governo italiano e sembri accontentarsi di generiche prese di distanza dal 1938. Credo sia positivo che su questo, sui rapporti tra il governo Meloni e quello Netanyahu, si sia aperta e vi sia una dialettica nell’ebraismo italiano.
Leggi anche:
l’Italia rischia nuovi razzismi
Mussolini e gli underdog italiani
il pendolo della memoria non finisce mai di oscillare
Il partito di Giorgia Meloni non ha ancora fatto i conti con il passato
2 risposte
Caro Massimiliano, è sempre un piacere leggere i tuoi articoli. Maurizio Gabbrielli
Bilanciato il commento sulle posizioni del governo di destra che ci governa, con atti e prese di posizione espressione di un significato sostanzialmente repressivo se.non addirittura razzista come l’indicazione di oggi del.ministro Lollobrigida di “sostituzione etnica” che non può corrispondere al calo delle nascite italiane…. Purtroppo non è solo problema di ignoranza storica, ma di impostaziome profondamente reazionaria