La speranza violata il 7 ottobre
Angelica Edna Calò Livne risponde a chi chiede conto a Israele di questa guerra
Molte persone in questi giorni, in buona fede forse, mi scrivono e mi dicono: Israele avrebbe potuto, dopo il 7 ottobre, sedersi al tavolo della pace dicendo: “Questo sangue non chiede vendetta, questo sangue chiede giustizia e pace perché questo non accada più e paradossalmente quelle morti potevano essere il primo mattone della costruzione di una pace solida. Non è successo! E Israele ha perso ancora una volta un’occasione!”
Mi dispiace deludere tutti questi amici ma Israele non poteva presentarsi al tavolo della pace… di quale tavolo stiamo parlando? Di quale pace? Della pace che abbiamo proposto nel 2005 quando siamo usciti da Gaza e per tutta risposta abbiamo ricevuto centinaia e centinaia di missili? Della pace proposta da Arafat fatta di cinture esplosive nei bar, negli asili e nei centri commerciali dal 2001 a oggi? Della pace proposta dal punto 5 dello statuto di Hamas che dice che tutta Israele e tutti gli ebrei devono essere eliminati dalla faccia della terra?
Di quale pace si sta parlando?
Il sangue di 1400 persone, bambini, neonati, feti tirati fuori da pance gravide, di teste di ragazzi e ragazze decapitate e vendute per 10000 dollari, di famiglie intere di quattro o cinque persone bruciate vive e trovate abbracciate in una delle stanze della propria case, non chiede vendetta. Questo sangue versato senza motivo, solo per odio cieco chiede di essere l’ultimo ad essere versato affinché questi innocenti non siano morti invano!
Il mondo ancora non ha capito che i terroristi di Hamas, di Hezbollah e delle Brigate di Al Aksa hanno dichiarato a gran voce che il 7 ottobre non è l’ultimo ottobre di carneficine e che non si fermeranno finché non sarà morto l’ultimo ebreo. E il fondamentalismo islamico non si fermerà.
Quella di Israele non è una vendetta!
Stiamo cercando i responsabili di questo scempio e di questa malvagità gratuita alimentata solo da odio insano. 80 anni fa non avremmo mai pensato che l’efferatezza umana potesse arrivare a un grado tale di iniquità come quella dei nazisti. Ci eravamo sbagliati e ora non abbiamo altra scelta. Dobbiamo liberare i nostri ostaggi e dobbiamo fare in modo che nessuno entri mai più in casa nostra, alle sei del mattino, in un giorno di festa per cancellare ogni speranza.
Se non ci fosse stato il 7 ottobre non ci sarebbe stata la guerra a Gaza perché eravamo convinti che la pace fosse più vicina che mai. E per l’ennesima volta siamo stati traditi!