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Autore Rav Gianfranco Di Segni

Prima hai detto che anche tu in yeshivà studiavi per l’università. Ci spieghi meglio?

Sì, contemporaneamente alla yeshivà mi ero iscritto al primo anno di Scienze biologiche all’Università di Roma “La Sapienza”. Decisi negli ultimi anni del liceo che biologia era la materia che volevo studiare all’università. Furono alcune letture che mi spinsero in tal senso. Uno dei libri che ebbe maggiore influenza su di me fu Il caso e la necessità di Jaques Monod, un testo fondamentale per capire la logica della vita. Monod e il suo amico e collega François Jacob sono stati fra i fondatori della biologia molecolare e avevano vinto il Premio Nobel nel 1965 insieme a André Lwoff (per la cronaca, Monod era l’unico non-ebreo della triade). Quando alcuni d’anni dopo, a uno dei corsi di Biologia in Israele, ripetemmo in laboratorio gli esperimenti di Jacob e Monod che valsero loro il Nobel e vedemmo con i nostri occhi il risultato, be’, fu per me un’esperienza indimenticabile. In generale, in Israele si imparava molto di più in laboratorio che sui libri: l’esatto contrario che in Italia, dove i laboratori o non c’erano o erano molto limitati.

Jaques Monod (1910-1976)

L’iscrizione all’università già durante l’anno in yeshivà mi serviva per vari motivi: per ottenere il rinvio del servizio militare (la cosa più urgente), per ricevere il pre-salario (che faceva comodo), e per avvantaggiarmi con gli studi. Speravo così di non dover fare la mekhinà (l’anno preparatorio) prima dell’università in Israele, un anno che generalmente si deve fare per essere accettati se si viene dall’estero. Per l’ammissione all’università in Israele, non era neanche chiaro se ci voleva un esame scritto o solo un colloquio orale, e se tutto ciò sarebbe avvenuto in Italia o in Israele. Forse a causa dell’incertezza di essere ammesso subito all’università pensai a un certo momento di studiare un altro anno in yeshivà (cosa che non feci). Alla fine andò tutto bene, ma furono 6-7 mesi di preoccupazione continua.

A Strasburgo studiavo per l’università la sera, qualche ora a settimana. Mi ero portato un paio di libri di mio fratello Marcello, studente di medicina. Proprio per utilizzare i suoi libri avevo scelto di sostenere due esami comuni a entrambi i corsi di laurea: Microbiologia, e Istologia ed Embriologia. Come è noto, a quei tempi la maggior parte degli studenti universitari in Italia non frequentava le lezioni e si preparava sui libri (cosa impensabile in Israele e altre parti del mondo). Prima della conclusione dell’anno di yeshivà tornai quindi a Roma per sostenere gli esami universitari nella sessione estiva. Quando comunicai a rav Eliyahou questa mia intenzione, lui mi disse, un po’ deluso: “Biologi ce ne stanno tanti al mondo, gente che studia la Torà no”. Non cambiai idea, ma queste parole mi fecero pensare e forse anche grazie ad esse poi mi dedicai a entrambi i campi di studio. Un po’ come le parole che mi disse il Morè Moshè z.l. in terza media che vi ho riferito nella prima parte di questa intervista. Quello che il Maestro dice (o non dice) a un allievo può contare molto.

Be’, dicci come andarono questi esami da studente di biologia fuori-sede.

il dipartimento di biologia de La Sapienza

Tornato a Roma, a maggio del ’73, frequentai le ultime lezioni dei corsi, per familiarizzarmi, più che con la materia, con il linguaggio, i docenti e soprattutto gli assistenti, che erano poi quelli che esaminavano. A fine giugno diedi Microbiologia (la scienza che si occupa dei microbi), che normalmente sarebbe un esame del terzo o quarto anno. Io addirittura lo diedi come primo esame in assoluto: la assistente fece la faccia un po’ perplessa. Non mi ricordo cosa le spiegai (dubito che le dissi che davo quell’esame perché avevo già il libro). Durante il colloquio, a un certo punto parlai di mutazioni vantaggiose che potevano insorgere nei batteri o nei virus (cose che ormai tutti sanno, per via del Covid e dei virologi che impazzano alla TV). L’assistente mi chiese: “Vantaggiose in che senso?”. E io: “Ovviamente dal punto di vista del microrganismo, non certo dell’uomo”. Ci fu un po’ di polemica sull’uso improprio (secondo lei) del termine “vantaggioso”. In ogni caso, mi diede 30. E anche a Istologia ed Embriologia, che sostenni a fine luglio, ricevetti 30. Quando poi arrivai in Israele e al colloquio di ammissione all’università feci vedere, tutto orgoglioso, il libretto della Sapienza con i due 30, mi chiesero: “Ma 30 su quanto?”. Non sapevo ancora che in Israele i voti si danno in centesimi…

2 risposte

  1. Con rav Disegni abbiano una lunga consuetudini di rapporti. È cugino primo di una mia cugina fiorentina. L’ho sempre stimato per la sua duplice cultura cosa checko accomuna a rav Riccardo Di Degni

  2. Ripeto quanto ho detto in una precedente mail anche lei è un maestro
    Ho letto questa seconda parte avidamente:la lettura apre un orizzonte a perdita d’occhio di storia e cultura il dialogo con i maestri l’attenzione rispettosa sia per i maestri che per i libri
    l’intreccio tra vita privata e le vicende recenti e lontane di Israele
    la sua passione per la Haláka e lo inedito metodo del Talmud…

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