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Una sentenza pericolosa

Pochi giorni fa un giudice a Terni ha archiviato una denuncia contro il senatore Lanutti, presentata per istigazione all’odio razziale. La motivazione? L’antisemitismo c’era, ma la frase incriminata è stata espressa in qualità di parlamentare

il senatore Lannutti

I nostri lettori ricordano che il senatore Elio Lannutti, giornalista, saggista, presidente onorario di Adusbef (associazione di tutela dei consumatori specializzata nel settore bancario) il 20.01.2019 ha condiviso sul suo profilo Twitter e Facebook un articolo pubblicato sul sito complottista Saper-link-news.com dal titolo “Le 13 famiglie che comandano il mondo”.

Lannutti non si è limitato a condividere il post ma ha aggiunto il seguente commento personale: “Gruppo dei Savi di Sion e Meyer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il sistema bancario internazionale, portò alla creazione del manifesto I protocolli dei Savi di Sion suddiviso in 24 paragrafi, descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi del globalista, dei banchieri di affari e finanza criminale”.

Per questa frase, non bellissima dal punto di vista sintattico, ma con il chiaro riferimento al falso storico antisemita, è stato denunciato dalla Comunità Ebraica di Roma ma il G.I.P. del Tribunale di Roma ha rapidamente emesso un provvedimento di archiviazione del caso.

il messaggio antisemita rilanciato da Lannutti

Subito dopo il senatore, giustificando il proprio comportamento, ha dichiarato che la Comunità ebraica lo avrebbe querelato usando come pretesto l’antisemitismo, ma in realtà “la finalità postuma della gogna era impedirmi di presiedere la Commissione d’inchiesta sulle banche” per evitare di fargli scoprire chissà quali crimini. In pratica proprio commentando l’archiviazione, Lannutti ha confermato quanto sia profonda e radicata in lui la mentalità complottista che lega gli ebrei ai “poteri forti” della finanza globale. A nessuno sfugge che questa è proprio la teoria alla base dei Protocolli dei savi di Sion.

A seguito di un’altra denuncia, presentata dallo storico Prof. Carlo Greppi, avanti alla Procura di Terni, dove il senatore è residente, è stato, invece rinviato a giudizio imputato del reato di cui all’art. 604 bis c.p., perché, quale giornalista e senatore del Movimento Cinque Stelle, aveva propagandato idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ovvero istigato a commettere atti di discriminazione per motivi razziali.

Lannutti si era poi scusato, sempre attraverso attraverso i social, dicendo di aver pubblicato solo un link sui banchieri Rothschild, senza commenti. “Mai una frase, un pensiero, un’azione contro gli ebrei perseguitati e trucidati dai nazisti – si giustificò – mai affermato di essere antisemita. Grazie a tutti quelli che conoscono la mia storia e le mie lotte, che non si prestano a dubbi”.

I nostri lettori sanno perfettamente che i Protocolli dei Savi di Sion sono un falso storico, fabbricato all’inizio del Novecento dalla polizia segreta zarista con lo scopo (abietto) di diffondere l’odio verso gli ebrei. Il documento, totalmente inventato e frutto di copia e rimaneggiamenti di vecchi lavori satirici e romanzeschi (che non riguardavano gli ebrei), veniva diffuso come il programma segreto per una cospirazione ebraica e massonica. Obiettivo: impadronirsi del mondo. Un’opera che ha attraversato il secolo scorso, soprattutto – evidentemente – in ambienti antisemiti.

Il senatore si è difeso nel processo sostenendo l’applicabilità dell’art. 68 della Costituzione che garantisce l’immunità ai parlamentari, in altre parole, i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni anche se espletate fuori dal Parlamento.

Con la sentenza pubblicata pochi giorni fa, il tribunale di Terni in composizione monocratica, pur riconoscendo che l’articolo era “certamente espressivo di idee antisemite si inserisce tuttavia nell’ambito dell’attività parlamentareed in applicazione dell’articolo sopra citato ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti del senatore stabilendo quindi il pericoloso principio per cui un parlamentare nell’ambito delle proprie funzioni può esprimere idee antisemite.

Secondo il Tribunale di Terni, quindi, i parlamentari possono esprimere concetti antisemiti ed istigare all’odio razziale senza temere di essere perseguiti dalla legge. Vogliamo sperare che la sentenza venga appellata e che venga ribaltata. Non si capisce, infatti, perché nell’ambito di interessi contrapposti, entrambi meritevoli di tutela, l’interesse del parlamentare ad esprimere le proprie opinioni debba prevalere su quello dei cittadini oggetto di discriminazione ed odio razziale. Un pericolosissimo precedente……

Una risposta

  1. mi pare chiaro che è un concetto per difendere i parlamentari,temendo un ritorno simil fascista.
    C’ è poco da fare,credo.Dobbiamo aspettare che una persona decada da parlamentare.
    Come possiamo fare?
    Aldo Astrologo

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