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“Per lei volano gli eroi”, il capolavoro di Amir Gutfreund

Si può comprendere Israele per mezzo di un libro e di una serie Tv? Lo scrittore Amir Gutfreund certo ha dato un contributo importante.

Amir Gutfreund (1963-2015)

Nel capolavoro di Amir Gutfreund “Per lei volano gli eroi” non ci sono i grattacieli di Tel Aviv  e nemmeno le barbe degli haredim di Gerusalemme come in molte altre serie e film israeliani o ambientati in Israele.

In “Per lei volano gli eroi” c’è Haifa: caseggiati popolari dove dai quattro angoli della diaspora arrivano i personaggi ad amalgamarsi con i sabra in una storia che non è solo d’amore, non è solo di cameratismo, non è solo di guerra e di identità, di difesa e di solidarietà.
E’ la storia del più puro e disinteressato dei sentimenti: l’amicizia totale, assoluta, eterna. Che è nata e si è evoluta e, nonostante la vita vissuta in modo diverso da ognuno, in ciascuno resiste in un angolo prezioso del cuore con la stessa intensità di come si è vissuta la prima volta. Poi c’è la storia delle diverse individualità, gli intrecci amorosi, i migliori amici che si innamorano della stessa donna, l’unica che poi riesce come una dea a riaccendere il fuoco della fratellanza. Insomma tutto quello che da sempre sta sotto il sole, senza troppe sorprese, come direbbe Salomone.

Ma il capolavoro di Amir Gutfreund, “Per lei volano gli eroi” (NERI POZZA 621 pp., 21 euro) è una carezza all’anima anche quando la scuote e la interroga. E’ l’epopea delle generazioni israeliane degli anni Settanta-Ottanta, con i personaggi che crescono e di contorno la storia del paese, i conflitti che l’hanno segnata, la gioia del padre di uno dei protagonisti per la missione Entebbe, di cui lamenta l’assenza di soldati di Haifa, ma anche per la vittoria di Rina Mor come Miss Universo, vissuta quasi con lo stesso orgoglio, il riscatto di Israele dopo lo choc del Kippur e le proteste degli arabi, quando la guerra dei Sei Giorni era sembrata mettere fine a tutto questo.

una vista dall’alto di Haifa
Arik, Benni, Zion, Gideon e Yoram sono le identità scelte da Gutfreund, scrittore di Haifa morto ad appena 52 anni nel 2015 per questo libro che è il ritratto importante del paese, dall’esperienza dei Kibbutz alla vittoria di Begin e oltre.
Da quest’opera è stata tratta una serie meravigliosa QUANDO GLI EROI VOLANO, disponibile su Netflix, pluripremiata che si concentra sulla seconda parte del libro, cambiando in parte i nomi dei personaggi e le ambientazioni ma mantenendo l’intreccio, il danno psicologico causato dalla guerra e da recuperare per ognuno, l’amore che resta sospeso anche quando sembra aver lasciato spazio all’odio, perché chi è stato veramente un tuo amico fraterno, non potrà mai essere il tuo nemico. Da lui non potrà mai arrivare la pallottola che ti uccide, la frustata che ti ferisce a morte, l’abbandono senza redenzione.
La serie Tv si sviluppa tra Israele e la Colombia, alla ricerca di Yaeli, la sorella di Dubi, creduta morta da quasi dieci anni e apparsa per caso sulla foto di un giornale sudamericano nella città dove Benda si è trasferito. Il libro ha tutta una prima parte fatta di conoscenza dei personaggi, delle famiglie, dall’ebreo iracheno ai sefarditi arrivati da altri paesi ai polacchi sfuggiti alla Shoah.
i militari israeliani vengono accolti al loro ritorno dalla missione di Entebbe (1977)

Rapporti che si costruiscono a poco a poco nelle pagine tenere e scarne dell’autore, uno dei più grandi di Israele, soldato a sua volta e abile narratore. Rapporti che nascono intorno al più classico dei catalizzatori delle amicizie maschili, il calcio. Nella serie tutto questo resta in sottofondo ma traspare. Negli occhi di Aviv Danino (Tom Kapon, protagonista anche in Fauda) il più colpito dalla perdita dell’amico guida nella guerra in Libano che lo sceglie per portare in salvo il resto della squadra.

Nello sguardo altero e nello stesso tempo indifeso di “Himmler”, Dotan Friedman, il biondo, ricco e affermato tra gli amici, capace di essere arrogante ma grandioso nel gesto più bello di amicizia che si possa fare (interpretato da Michael Aloni, ovvero Akiva Shtisel nella celebre serie). E non dirò di più. Tutto a questo punto ruota attorno alla figura femminile, apparentemente lo scopo del viaggio, del recupero, in realtà parte determinante della storia, origine del conflitto tra gli allora ragazzi del gruppo. Pretesto del conflitto perché le amicizie, ancora più degli amori, hanno bisogno di frizioni per misurarsi, di silenzi anche lunghi per tornare in superficie, di strappi e conflitti per riannodare i fili del sentimento su un telaio nuovo, sostituendo magari l’ordito con la trama.
Non c’è nulla di più grande che donare la vita o metterla in pericolo per salvare un amico, per ritrovare l’amico, per riscoprire il perché di una condivisione che è stata così importante e poi interrotta. E tutto questo dà linfa agli eroi che volano per sapere se Yaeli è viva e per salvarla. La ragazza con cui Aviv ha avuto una lunga relazione e di cui Himmler è stato innamorato. A corredo della storia c’è Israele, le sue contraddizioni, la sua vitalità, e un gruppo di ex ragazzi, ora uomini, il loro indomito coraggio nel lasciare il porto sicuro quando diventa opportuno partire, salpare verso lidi sconosciuti dove l’altra parte del nostro cuore, quella affidata in custodia agli amici, continua a battere.

Una risposta

  1. Una serie ben riuscita …!
    Molto significativa perché anche perché da’ un quadro umano verosimile …. intenso e realistico fuori da schemi…
    Ancora una volta c’è da dire che la “presa diretta” restituisce una maggiore verità che il cinema doppiato per forza ha in misura minore e in caso delle serie israeliane il modo di parlare è importante
    Benemerita Netflix

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