Quali?

il prof. Matteo Bassetti, infettivologo

Ci si dimentica che anche la scienza è fatta da soggetti a volte mossi da interessi economici, e che per altri la pandemia è stata un’opportunità inattesa di diventare delle piccole celebrità televisive, per mettersi in mostra, per cui ci sono certo stati eccessi di protagonismo. E poi hanno sbagliato anche i giornalisti. Mentre quelli scientifici sono abituati a verificare ogni notizia, i giornalisti generalisti hanno trattato la scienza come le altre notizie, spesso senza filtri, anche secondo le loro inclinazioni personali o politiche. Infine, l’errore principale è stato fatto dalle istituzioni scientifiche, che non si sono date una strategia di comunicazione efficace, eppure in passato c’erano stati dei gruppi di lavoro europei sulla questione vaccinale, perché la pandemia era attesa, ma quando poi è arrivata è successo che sulla comunicazione ci si sia arrangiati.

E la politica, come se l’è cavata?

A fronte della maggior parte, che si è espressa a favore della vaccinazione, negli ultimi tempi sembra che a parlare più forte siano quei pochi che invece danno corda agli scettici, o addirittura a chi è contrario al vaccino.

In effetti c’è uno zoccolo duro che non si vaccinerà, e qualcun altro che dice sì, però…e rimanda. Insomma, ai no vax si sono aggiunti i “ni vax”. Come si può superare la diffidenza che ancora c’è attorno ai vaccini?

C’è una vasta letteratura scientifica su questo fenomeno, perché i no vax nascono subito dopo l’utilizzo dei primi vaccini, all’inizio dell’800. Sappiamo così che i no vax estremi sono tra l’1% e il 5% della popolazione e che in Italia sono meno che altrove. Questa parte della popolazione non può essere convinta con argomenti razionali né con una discussione puntuale e approfondita, perciò ritengo abbastanza sterile intestardirsi su di loro, soprattutto quando si va di fretta, come oggi. Occorre invece evitare che influenzino una fascia più ampia, tra il 10% e il 30% della popolazione, fatta da persone con posizioni sfaccettate, cui si aggiungono quelli che hanno semplicemente paura. Questa fascia è molto sensibile a ciò che rinforza la loro paura, soprattutto con messaggi semplici. Insomma, il no vax parla di complotti e di banche, mentre l’esitante ha le stesse paure che abbiamo noi, va compreso.

Come si risponde a queste paure?

Senza negarle, ma comprendendole. Per cui occorre intervenire con messaggi altrettanto semplici. La strategia di comunicazione deve riuscire a essere empatica e personale. Occorre cercare il dialogo sul piano umano, e scardinare la diffidenza, senza dire balle. Spacciare per certezza quello che certo non è, è sbagliato. Occorre parlare sempre con sincerità. Il testimonial ad esempio è efficace, dà più fiducia, ci riavvicina un po’ alla scienza, incide sulla fascia grigia che tentenna.

 

2 risposte

  1. Probabilmente è stato pubblicato uno stralcio e neppure il più significativo dell’intero intervento della collega. Posso ricevere il testo intero. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Condividi:

L'ultimo numero di Riflessi

In primo piano

Iscriviti alla newsletter