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L’Ucraina che conoscevo sta scomparendo

Israele Levi ha viaggiato per anni in Ucraina. A Riflessi racconta la sua esperienza, dal Donbass a Kiev, da Odessa a Leopoli

Israel, da quanto tempo conosci l’Ucraina?

Israel Maoz Levi

La prima volta andai nel 1999, quando portai 2 giocatori alla Dinamo Kiev. Da allora sono stato più volte, un po’ in tutto il paese. Forse ormai posso dire di conoscere l’Ucraina meglio della Russia.

Mi parli delle sue città principali?

Kiev, la prima volta che l’ho visitata, era una città dall’aria povera, che iniziava appena allora a prendere un aspetto occidentale. Ricordo che, uscito dall’albergo, alle otto di sera, il suo aspetto era desolato: mancava l’illuminazione per le strade, i negozi erano tutti chiusi. Poi, negli anni, tutto è cambiato rapidamente. In appena sette, otto anni Kiev è diventata una città bellissima, con una grande vocazione culturale. È una città piena di teatri, con balletti e opere musicali. In centro ci sono edifici bellissimi, tutti ristrutturati, l’aria che si respira è di grande cultura; inoltre Kiev è molto vivace, con molti ristoranti, un’animata vita notturna, che accoglie vari gruppi etnici, sia europei che asiatici. La sua metro è bellissima.

Kiev

Se pensiamo che fino al 2000 era una grigia città ex sovietica, questo cambiamento in così poco tempo ha dell’incredibile. I suoi abitanti ne sono molto orgogliosi: pensa che per loro Kiev è più antica di Mosca, perché edificata prima. In effetti, mentre a Kiev il centro storico è stato conservato, a Mosca, a parte il Cremlino, tutto il resto è stato sostituito da nuove costruzioni.

Hai visitato anche la regione del Dombass, da cui è scoppiata la guerra?

Israel Levi (il terzo da sinistra) tra l’allenatore dello Shaktar, Lucescu (il ecnodo a snstra) e il presidente della squadra, Akhmetov

Sì, varie volte perché lì avevo contatti molto buoni con lo Shakhtar Donetsk, la squadra di calcio il cui proprietario è l’uomo più ricco d’Ucraina, Rinat Akhmetov, che è filorusso. Lì ho portato diversi giocatori. Il più famoso di tutti è Fernandinho, che oggi gioca al Manchester City nonché nella Nazionale brasiliana. Donetsk è una città di lavoratori, abitata da un milione e mezzo di abitanti; la città vive dell’attività mineraria, perché tutto il Dombass è zona di miniere. È una città abbastanza vecchia, a differenza di Kiev non ha un’aria moderna, direi anzi che sembra rimasta indietro, agli anni ’40 è ’50. Insomma, non è un granché, la definirei una città abbastanza grigia.

Un po’ più a Nord c’è Karkhiv ormai quasi espugnata dai russi.

Karkhiv, prima della guerra

Karkhiv è una città molto grande, con oltre due milioni di abitanti, la seconda città del paese. È una città piuttosto vecchia, pensa che nella piazza centrale ci sono ancora le statue di Lenin. Lì parlano russo. Questo della lingua è un aspetto che mi ha subito colpito. Si nota immediatamente il contrasto tra i nazionalisti, che parlano solo ucraino, e i russofoni, che invece preferiscono il russo. A Karkhiv la componente russofona è forte. Per il resto, direi che è una città molto estesa, con il mercato ortofrutticolo tra i più grandi di Europa; è una città a vocazione industriale, anche se non lontano da lì viene coltivato il famoso grano ucraino, che fino alla guerra compravamo anche noi; inoltre sempre vicino a Karkhiv c’è la centrale nucleare più grande Europa, anche quella conquistata dai russi.

Karkhiv, oggi

A sud, affacciata sul Mar Nero, c’è Odessa.

Odessa! Ti confesso che è una città che mi ha toccato molto. Prima della II guerra mondiale contava quasi un milione di abitanti, e quasi la metà di loro erano ebrei. Infatti è conosciuta anche come la città degli ebrei. Bialik, Shalom Aleichem, Isaac Bashevis Singer, Zeev Jabotinsky e Meir Dizengoff sono scrittori nati e cresciuti a Odessa. È per questo che il carattere della città è molto ironico. Odessa è una città che parla yiddish, una città portuale, molto grande, che è sempre stata multietnica e multiculturale. A Odessa, oltre agli ebrei, c’erano anche molti turchi, e rumeni. Ancora oggi resta una città di grande cultura, perché ancora forte è l’influenza ebraica. E poi è una bella città, con vari teatri. Sono stato lì l’ultima volta due anni fa, e pensa che c’era il campionato del mondo di barzellette! Così puoi capire l’influenza ebraica in città. Odessa è aperta, per questo io credo si possa paragonare, come carattere, a Napoli.

la celebre scalea di Odessa

La città sa essere di spirito, ironica, a differenza di Kiev. Ho sentito per le strade di Odessa pronunciare battute in ebraico, che sono rimaste nelle radici di questo popolo. Insomma, è una città molto libera e aperta: accettano e accolgono tutti senza problemi, perché da sempre sono abituati a convivere con genti diverse.

Oggi però gli ebrei sono pochi, rispetto al passato.

Tra il 1940 e il 1945 i tedeschi ne hanno deportati circa 300.000. I superstiti sono emigrati a New York, dove c’è la “little Odessa”, vicino al Bronx. Oggi credo che in città siano rimasti circa 35, 40 mila ebrei; naturalmente, le tracce ebraiche, come ti ho detto, sono ancora presenti. Odessa resta una città in cui la cultura e tradizione ebraica si respira forte. Pensa solo che il Rebbe di Lubavitch e molti altri chassidim sono nati nell’area intorno a Odessa, per cui possiamo dire che il movimento Lubavitch è nato lì.

A ovest, quasi al confine con la Polonia, c’è Leopoli.

Odessa si prepara alla guerra

Leopoli, Lvov in ucraino, è il contrario di Odessa. Come hai detto, confina con la Polonia. È una città che secondo loro assomiglia a Roma, nell’architettura un po’ barocca; ma a me ricorda più Lecce. È una città antica, ben conservata, con un centro storico molto bello. Anche se a me, a dire la verità, non piace molto.

Perché?

Perché lì è il cuore del fanatismo ucraino. Pensa che anche i tedeschi hanno avuto problemi, a causa di questo forte nazionalismo, che poi si è tradotto in forte antisemitismo. Credo che, parlando della guerra, Lvov sarà un problema per i russi, perché il nazionalismo degli abitanti li spingerà a dar vita a una guerriglia interminabile, comprese le azioni di terrorismo.

A Leopoli hai avvertito ancora il sentimento antisemita?

(continua a pag. 2)

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