L’Italia è antifascista nel suo midollo costituzionale
Il presidente del Senato La Russa ha trascorso alcuni giorni in Israele. Pubblichiamo il discorso tenuto alla sua presenza da Vito Anav in rappresentanza della comunità di italkim di Gerusalemme
Sig. Presidente del Senato,
S.E Ambasciatore d’Italia in Israele
Console Generale d’Italia a Gerusalemme
Presidente del COMITES -Gerusalemme
Riceviamo oggi il Presidente del Senato, seconda carica istituzionale di un Paese amico d’Israele quale l’Italia è.
La Comunità Italiana in Israele conta attualmente circa 24.000 anime, di cui circa 20.000 Ebrei. Per italiani residenti in Israele intendiamo logicamente non solo chi dall’Italia si e` trasferito ma anche i figli di questi, i coniugi che hanno acquisito la cittadinanza e chi la cittadinanza italiana l’ha ottenuta con diverse motivazioni.
La Comunità come istituzione fu fondata nel 1939 con l’arrivo di molte famiglie, sopratutto da Livorno, Firenze e Milano ma già negli anni precedenti, a causa del disagio provocato dalla politica liberticida del governo fascista culminata nel 1938 con la promulgazione delle vessatorie e vergognose Leggi razziali si erano potuti riscontrare i primi flussi migratori dall’Italia verso l’allora mandato britannico di Palestina.
La Comunità si trasferì nell’attuale sede nel 1951.
Gli scampati alle persecuzioni nazifasciste, parte dei quali aveva partecipato alla lotta partigiana arrivò in Israele nel periodo tra il 1946 ed il 1948 e si unirono agli Ebrei già presenti in Terra d’Israele che avevano combattuto come volontari negli eserciti alleati per sconfigge l’Asse, Fulgido esempio la Brigata Ebraica, medaglia d’Oro alla Resistenza.
Molti Ebrei di origine italiana caddero combattendo per la difesa dell’Yshuv e poi nella guerra d’indipendenza nel 1948.
Da allora, con l’eccezione di alcuni picchi nel 1982 -85 e nel 2010-15, l’Alià (la salita in Israele) è stata sempre costante e molti Ebrei italiani hanno visto e vedono nel Paese il luogo dove vivere la propria vita ebraica.
Non possiamo non segnalare l’apporto alla Comunità italiana in Israele delle famiglie di origine egiziana, libanese, libica che cacciati dalle loro case nel 1948, nel 1957 e nel1967 hanno trovato asilo in Italia per poi trasferirsi definitivamente in Israele.
Contemporaneamente, e a differenza d’immigrati in altri Paesi, gli italiani d’Israele hanno saputo conservare la lingua la cultura e le tradizioni italiane, molti dei nostri figli nati in Israele parlano perfettamente l’italiano, conoscono la cultura italiana, e frequentano ambienti italiani pur essendo, logicamente, perfettamente integrati nel tessuto sociale del Paese: scuole, movimenti giovanili, volontariato, esercito, università e mondo del lavoro.
Questo rende gli Italkim in Israele persone ricche di due culture, quella ebraica, nazionale e tradizionale e quella italiana.
Questa ricchezza di due culture, il non rifiuto del Paese che ci ha voluto per molti anni cittadini di seconda categoria si è reso possibile perché l’Italia Repubblicana ha saputo condannare il periodo fascista.
Primo e fondamentale esempio l’Art 12 delle disposizioni transitorie e finali (divenute definitive) della Costituzione che recita:
“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
In applicazione di questa norma costituzionale fu approvata, nel 1952, la cosiddetta “legge Scelba” (l. 20 giugno 1952 n. 645). Questa legge precisa (art. 1) che cosa si intende per “riorganizzazione del disciolto partito fascista” che si ha quando un movimento “persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione…”.
Il secondo tema è quello disciplinato dalla legge 25 giugno 1993 n. 205 (cosiddetta legge “Mancino” contenente misure urgenti in tema di discriminazione razziale, etnica e religiosa. In sintesi questa normativa punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale, istiga a commettere discriminazioni ecc.; ovvero organizza movimenti che hanno tra i loro scopi quelli indicati o partecipa ad essi.
Molte sentenze della Corte di Cassazione si sono occupate dell’inquadramento giuridico delle manifestazioni di natura fascista confermando le sentenze di condanna intervenute in questi processi. Possono ricordarsi: la sentenza sez. III 10 luglio 2007 n. 37390, relativa al caso di una bandiera esposta durante una partita di calcio e portante al centro l’immagine del fascio littorio); la
sentenza sez. I, 25 marzo 2014 n. 37577, imp. Bonazza e altro (relativa al saluto romano e all’uso della parola “presente” urlata in coro nel corso di una manifestazione di “Casa Pound”). La Corte ha confermato la condanna degli imputati precisando che «non è la manifestazione esteriore in quanto tale ad essere oggetto di incriminazione, bensì il suo venire in essere in condizioni di “pubblicità” tali da rappresentare un concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione, il che esclude ogni contrasto con gli invocati parametri costituzionali».
Ed ancora molti possono essere gli esempi da portare, ma credo che il concetto sia chiaro.
L’Italia ha risalito la china di un profondo baratro in cui l’aveva gettata il ventennio fascista, l’adesione popolare ad esso, la vergogna del razzismo il silenzio della maggioranza silenziosa e pecorona.
Oggi l’Italia è forte e ben accetta nel consesso delle Nazioni proprio per i baluardi che ha saputo erigere a difesa di un pericolo di recrudescenze che tanto male possono fare.L’Italia di oggi, antifascista nel suo midollo costituzionale, è quell’Italia di cui noi cittadini italiani all’estero siamo orgogliosi di insegnare la cultura ai nostri figli. Attenti e vigili certamente, ma anche con ottimismo che la Storia abbia insegnato quel che doveva insegnare.
***
La Redazione di Riflessi ritiene che il discorso pubblicato non abbia bisogno di commenti; al contrario, forse è necessario dire brevemente qualcosa sul viaggio di La Russa in Israele.
Segnaliamo che, quando gli è stato chiesto di commentare il discorso di Vito Anav, il presidente del Senato si sia limitato a dire: “Non so se l’Italia è antifascista nel midollo, certamente lo è la Costituzione”.
Quando poi gli è stato chiesto di pronunciarsi sul fascismo come “male assoluto”, La Russa si è rifiutato di farlo.
Ci sembra, insomma, che la visita in Israele della seconda carica dello Stato abbia acceso poche luci sul suo passato e sulle sue idee di oggi, non in grado di dissipare le tante ombre che lo circondano
2 risposte
“Non so se l’Italia è antifascista nel midollo, certamente lo è la Costituzione”.
Su questo c’è qualcuno che se la sente di dargli torto? (Sigh!)
Da ricordare come a Novembre del 2019 La Russa fu ospite d’onore ad un congresso dei fascisti di Casa Pound, Direzione Rivoluzione. Sedette accanto alla dirigenza di CP e ne fece l’elogio in contrasto nei confronti dei soloni di questa Republica che li avevano messi ai margini. Republica che lui rappresentava, ricropriva il ruolo di vice presidente del Senato.
Avrà cambiato idea e frequentazioni ??
Lo speriamo.