un momento dei lavori del consiglio UCEI del 7 novembre scorso

Penso che sia per noi necessario innanzitutto attenerci ai compiti che lo Statuto dell’UCEI assegna alla Consulta Rabbinica. Si tratta di un organo con funzioni prevalentemente consultive – come dice il nome stesso – sia su argomenti di carattere generale, che possono presentare rilievo nella normativa halakhica o nel pensiero ebraico, come avvenuto in questi giorni con il parere che ci è stato richiesto relativamente al vaccino di prevenzione del Covid, sia su specifiche questioni connesse all’attività della stessa Ucei, delle Comunità e delle Istituzioni ebraiche in Italia; è per altro possibile che la Consulta ritenga necessario intervenire con un proprio pronunciamento, nel caso riscontri situazioni problematiche dal punto di vista delle normative ebraiche negli ambiti istituzionali sopra ricordati. La Consulta deve talvolta intervenire, come da Statuto UCEI, anche per cercare di risolvere situazioni critiche che possono insorgere in ambiti diversi, ad esempio nei rapporti tra il Rabbino Capo di una Comunità e il Consiglio o tra un iscritto e la Comunità, quando si tratti di argomenti aventi attinenza con questione religiose. Infine è anche compito della Consulta seguire la regolarità dei corsi e degli esami del Collegio Rabbinico e approvare la nomina dei Rabbini Capo.

Nel corso della prima riunione dell’UCEI si è registrata una polemica circa l’esclusione delle liste che governo a Roma e Milano. Lei come valuta questo esito?

La nuova giunta UCEI

Questa maggioranza si è costituita sulla base di trattative e accordi che non conosco e che non sono quindi in grado di giudicare; penso però che nella situazione di estrema emergenza e criticità in cui si trovano le comunità in Italia sia difficile fare progetti per il futuro con un quadro dimezzato, parziale; è vero che il lavoro di Consiglio si realizza anche nell’ambito delle commissioni e gruppi di lavoro attivati, tuttavia la mancanza di una rappresentanza delle leadership delle due grandi Comunità  in sede di Giunta e la conseguente difficoltà a stabilire con queste un collegamento puntuale in fase di realizzazione dei progetti, configurano situazioni particolarmente faticose e critiche nel lavoro all’interno dell’Ucei e possibili conflittualità con alcune grandi Comunità. Difficoltà e rallentamenti che sarebbe opportuno prevenire, nel complesso dei problemi già alquanto ardui da affrontare.

Nella consulta rabbinica eletta domenica 7 novembre sono entrati i rabbini di una comunità media, e di due piccole comunità. Lei ritiene che questo sia il segno che l’UCEI vorrà prestare una particolare attenzione alle piccole e media comunità?

rav Momigliano è rabbino capo a Genova

Come ho cercato di spiegare, penso sia necessaria una visione globale della situazione dell’ebraismo in Italia. Penso cioè sia sbagliato, direi persino assurdo, incoraggiare o anche solo ipotizzare una contrapposizione tra grandi e piccole Comunità. È vero naturalmente che ci sono specifici problemi nelle une piuttosto che nelle altre, però si condividono anche insidie, sfide e risorse. Solo per fare qualche accenno alla complessità del discorso e a come gli elementi grandi/piccole comunità si intreccino, si può ricordare che l’assimilazione colpisce anche nelle grandi Comunità e l’attaccamento fedele e intenso alla vita ebraica si riscontra anche in alcune piccole Comunità e persino in ebrei distanti geograficamente da una Comunità; emergono situazioni di nuclei ebraici, paragonabili a  piccole comunità, di fatto privi di servizi comunitari all’interno stesso delle competenze territoriali delle grandi Comunità; vi sono nelle piccole comunità esempi  di estrema dedizione alle istituzioni comunitarie, che possono essere di  richiamo anche in ambiti più grandi; d’altra parte il riferimento alla vita ebraica di una grande comunità è necessario a chi vive in una piccola comunità per avere ben presente la dimensione reale e concreta della vita ebraica. È necessario tenere conto di questa complessità dei problemi nella elaborazione dei progetti e nella scelta di come utilizzare le risorse umane ed economiche. Un progetto concreto a cui pensare potrebbe essere la possibilità che le scuole ebraiche, particolarmente quelle di Milano e di Roma nelle classi superiori, possano essere frequentate anche da ragazzi di altre comunità, attraverso l’organizzazione di opportune forme di accoglienza per i ragazzi provenienti da altre città.

Nell’intervista che rilasciò a Riflessi alcuni mesi fa, lei indicò quali priorità per l’ebraismo italiano, tra le altre, un intervento per il consolidamento del Collegio rabbinico e un sostegno alle piccole comunità. Crede che indirizzerà la sua azione, sia in ARI che in UCEI, verso queste due direzioni? E in che modo?

UCEI Unione Comunità Ebraiche ItalianeI programmi del Collegio Rabbinico sono ovviamente competenza innanzitutto del Direttore e del Consiglio dell’ARI con le relative prerogative di indirizzo che spettano al Presidente. È comunque intenzione già emersa nel nuovo Consiglio dell’ARI sviluppare iniziative e progetti specificatamente rivolti alle piccole Comunità, di cui daremo notizia non appena elaborati.

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3 risposte

  1. Insegnamo ai nostri giovani storia contemporanea in modo da avere gli strumenti per difendersi e saper controbattere nella società di cui fanno parte che non è solo quella ebraica. Diamo più concretezza, forse l’allontanamento, almeno nelle piccole comunità, è dato da troppa Tora’ e meno contemporaneità pratica.
    Dopo il bar mitzwa i giovani spariscono, forse è necessaria un’auto critica da parte dei Rabbanim?

  2. Complimenti a Rav Momigliano stimatissimo Rabbino Capo di Genova per la sua nomina che sono certa svolgera’ come sempre con intelligenza e profonda umanita’.auguri anche agli altri Rabbini per un proficuo lavoro !

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