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La questione della terra viene variamente declinata, dalle più abituali formulazioni legate alla sicurezza nazionale (lo «spazio strategico» sul quale poggiare la difesa del Paese) a quelle di natura etnoculturale (la difesa di un territorio considerato ebraico per via della storia e della tradizione religiosa). Le violenze di Hamas, da un tale punto di vista, non hanno fatto altro che rafforzare le tematiche securitarie. Dal campo palestinese sono infatti giunti ripetuti segni di inaffidabilità, commisti a nuove manifestazioni di delegittimazione nei riguardi dell’«entità sionista». Per molti rimane vigente, infatti, la dottrina della provvisorietà dello Stato ebraico, destinato ad essere assorbito, se non estinto, dall’evoluzione delle società arabe.

Anche alla luce di ciò va quindi letto il fenomeno della sollevazioni di alcune componenti della comunità arabo-israeliana, che hanno manifestato violentemente a favore dei palestinesi dei Territori, fino ad arrivare a cingere d’assedio i centri di alcune città miste, a partire da Lod. Malgrado l’estemporaneità dei fatti, la violenza con la quale molti si sono espressi, lasciando quasi intendere la possibilità di una sorta di piccola guerra civile, ha indotto molti osservatori ad interrogarsi sull’effettiva coesione della società israeliana. Episodi di tale genere erano in parte avvenuti già nel passato, a partire dal 1967 in poi. Ma la secca contrapposizione registrata in quest’ultima tornata, induce a ritenere che ci sia del fuoco che ancora brucia sotto la cenere.

In un tale quadro problematico, l’elezione in un’unica sessione di Isaac Herzog a presidente dello Stato, in sostituzione dell’uscente Reuven Rivlin, costituisce invece un segno di ricerca di una qualche “normalità”. Esponente laburista di lungo corso, più volte ministro, figlio di un altro presidente, Chaim Herzog, ha coalizzato su di sé, e da subito, ben 87 voti parlamentari, raccogliendo l’assenso non solo della sinistra e del centro ma anche di diversi esponenti della destra. Il ruolo del presidente, nella configurazione istituzionale d’Israele, è quello di una figura di garanzia, che deve operare con imparzialità per rappresentare l’unità della nazione e la continuità dello Stato nei suoi fondamenti di legittimità.

Benché alcuni gli ascrivano un ruolo perlopiù notarile, tuttavia ha uno spazio discrezionale d’intervento a parziale riequilibrio di eventuali asimmetrie negli indirizzi politici di fondo, quelli che demandano, nei loro effetti, all’architettura istituzionale. Non è un potere definito ma una condizione che, di volta in volta, coloro che hanno occupato una tale magistratura, si sono riservati di attivare, soprattutto nella dialettica, a tratti molto vivace, con la premiership governativa. Herzog rappresenta la linea di continuità che si esprime rispetto alla cultura politica e alla logica istituzionale dei padri costituenti d’Israele. C’è chi ha voluto vedere in lui l’esponente di una élite oramai molto auto-referenziata; altri, invece, ne hanno sottolineato l’estrema solidità e credibilità istituzionale. Di certo, conosce a menadito il labirinto della politica israeliana, intrattenendo buoni rapporti con la Diaspora.

Per l’appunto, opererà nel senso di limare e contenere quegli elementi di divisività che pure sono presenti nel confronto politico nazionale, in un quadro, quello del Medio Oriente, che continua ad essere, per parte sua, tanto fragile quanto attraversato da continue tensioni.

2 risposte

  1. Ipotesi nuovo governo in Israele :

    Una scenario molto complesso.
    Credo che così come Israele è diventata una potenza militare …si debba avere fiducia nella intelligenza politica degli israeliani ….

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