Inizia un nuovo viaggio
A 39 anni dall’attentato del 9 ottobre 1982, Riflessi e Menorah racconteranno quella giornata dando voce a chi c’era. Per ricordare, per conoscere, per non dimenticare.
In questi mesi, con Riflessi abbiamo cercato di offrire a tutti i lettori un’immagine il più possibile a fuoco e nitida dell’ebraismo italiano.
Abbiamo iniziato così un “Viaggio nel rabbinato italiano” e un “Viaggio nella comunità ebraiche italiane”, che ci stanno portando un po’ in tutta Italia, laddove c’è una presenza ebraica, anche per comprendere quali saranno le esigenze e gli impegni di cui la prossima Ucei, dopo il voto del 17 ottobre, dovrà farsi carico.
Il nostro amore e legame all’ebraismo parte però innanzitutto dalla nostra comunità, la più grande e più antica d’Italia, nonché una delle prime della diaspora.
Siamo infatti convinti che solo con una più forte e più coesa comunità ebraica di Roma si potrà curare al meglio tutto l’ebraismo italiano. È per questo che, nei nostri articoli quotidiani, abbiamo dato spazio ad alcune delle figure più conosciute di Piazza: da Pacifico Di Consiglio “Moretto” a Carla di Veroli, da Angelo “Baffone” Sermoneta a Giovanni “Capitano” Calò ad Alberto “O professore” Pavoncello.
Siamo convinti infatti che solo se consapevoli della nostra memoria e della nostra tradizione, saremo in grado di rafforzare e migliorare l’ebraismo italiano.
Il nuovo viaggio che vi proponiamo oggi, e per le prossime due settimane, va proprio in questa direzione. Siamo nei giorni di mezza festa di Sukkot, una delle festività ebraiche più legate alla gioia; ma per noi ebrei romani questa data è legata alla tragedia più grave subita dal dopoguerra dalla nostra Comunità: l’attentato del 9 ottobre 1982, per mano di terroristi palestinesi.
A 39 anni da quel giorno, Menorah vuole allora ricordarlo. Per farlo, abbiamo pensato di farci aiutare da alcuni storici, ma soprattutto di dare la parola alle vittime: ad alcuni delle donne e degli uomini che quella mattina del 9 ottobre erano al Tempio per manifestare il loro attaccamento e amore all’ebraismo, e furono colpiti a tradimento.
Se la morte del piccolo Stefano Gaj Taché z’l non potrà essere mai dimenticata, con questo viaggio Menorah vuole ospitare anche la voce di coloro che fortunatamente si salvarono, e che possono oggi aiutarci a meglio comprendere e ricordare quello che accadde quella mattina.
Buona lettura e Hag Sameach