Il pregiudizio antisemita? Ancora troppe ambiguità a destra e a sinistra

Alessandra Tarquini, storica, da anni indaga l’antisemitismo che la politica italiana (in particolare a sinistra) manifesta verso Israele e gli ebrei. Come il 7 ottobre conferma

Professoressa Tarquini, di recente si è occupata del cosiddetto “nuovo antisemitismo”. Può aiutarci a comprendere di cosa si tratta?

Alessandra Tarquini insegna storia contemporanea a La Sapienza

I dati in nostro possesso, relativi ai sondaggi più recenti, mostrano come l’antisemitismo effettivamente sia in crescita negli ultimi mesi. D’altra parte, sappiamo anche che è un fenomeno antico, direi millenario, che ha una componente fortissima nell’antigiudaismo di origine cristiana, che ha attraversato l’intera storia dell’occidente. Nel secolo scorso l’antisemitismo si è poi manifestato nei regimi totalitari, ma non è scomparso neanche dopo la shoah. A volte infatti riemerge con particolare intensità.

E oggi?

Oggi le tante manifestazioni che negli ultimi quattro mesi si sono succedute contro Israele mostrano quanto sia labile la differenza fra antisionismo e antisemitismo, sebbene, sul piano teorico, chi si oppone alle politiche dello Stato ebraico non sia necessariamente un antisemita.

E tuttavia, sembra sempre più difficile distinguere certe critiche radicali ad Israele da posizioni apertamente antisemite.

l’attacco terroristico di Hamas in Israele ha causato oltre 1200 vittime

È vero. Oggi, nonostante quel che è accaduto il 7 ottobre del 2023, con la carneficina commessa da Hamas nei confronti dei cittadini israeliani, la realtà ci dice che già pochi giorni dopo la realizzazione di questa catastrofe in tutta Europa cortei manifestavano il proprio sdegno contro Israele e contro il governo Netanyahu. Il mondo in questi mesi ha manifestato più angoscia nei confronti del popolo palestinese che delle migliaia di vittime israeliane. Senza contare le tante università che hanno chiesto espressamente di interrompere i rapporti accademici con quelle israeliane. Di fronte a tali manifestazioni, anche io credo che assistiamo a un connubio di antisionismo e antisemitismo Affermare che gli israeliani si comportano come i nazisti è semplicemente falso e antisemita. O raffigurare Anna Frank con la Kefiah in testa.

Le università sono state teatro di molte manifestazioni contro Israele con tratti spesso antisemiti

Nei suoi studi lei si è interessata in particolar modo dell’antisemitismo a sinistra.

Anche questa è una storia lunga che precede la nascita di Israele, e che si mostra in modo evidente a partire dalla guerra dei Sei giorni. Pensiamo che nel giugno del 1967 l’Unità pubblicava articoli per paragonare il successo militare di Moshe Dayan alla guerra lampo nazista; addirittura, nel 1982, durante la guerra in Libano e dopo la strage di Sabra e Chatila, compiuta da gruppi cristiani maroniti con la complicità degli israeliani, l’opinione pubblica mondiale espresse comprensibilmente il proprio sdegno, ma anche tornò a parlare di genocidio dei palestinesi. In molti giornali di sinistra si tracciò allora la presunta differenza fra il Dio cristiano, buono e inclusivo, e il Dio ebraico, violento e vendicativo, per spiegare il desiderio israeliano di massacrare palestinesi inermi. Si tratta di un unicum, perché soltanto per Israele viene strumentalizzata la storia antica di un popolo per accusare il governo.

A suo avviso questi pregiudizi a sinistra sono ancora presenti?

Nel 1982 Israele invase il Libano nel corso della guerra civile che si protraeva da anni nel paese. Nel settembre del 1982 gruppi di cristiani maroniti irruppero in un campo profughi palestinese, in ritorsione di attacchi ricevuti precedentemente, uccidendo migliaia di civili

La sinistra di oggi è un universo molto variegato. Certo non possiamo dire in termini assoluti che la sinistra è antisemita. Sarebbe falso e ingiusto. Al tempo stesso, è evidente che al proprio interno esistono componenti antisemite. La mia impressione, più in generale, è che oggi la sinistra abbia una seria difficoltà a prendere una posizione chiara sul conflitto israelo-palestinese, in parte per la tradizionale amicizia fra la sinistra di tutto il mondo e il popolo palestinese, in parte per il fatto che Israele è oggi nelle mani del peggior governo della sua storia. E tuttavia, la difficoltà della sinistra è quella di non avere più un interlocutore cui riferirsi.

Cosa intende?

In passato l’Olp di Arafat era, comunque la si intenda, un’organizzazione laica che si ispirava chiaramente ad una prospettiva politica socialista. Oggi non esiste più l’Olp e a Gaza governa Hamas, un’organizzazione terroristica di stampo islamista. Dunque, la difficoltà della sinistra deriva anche da questo.

E a destra? La solidarietà espressa ufficialmente dal governo italiano dimostra che la destra ha completamente abbandonato i pregiudizi antisemiti?

Anche a destra vedo una grande ambiguità. Certo, come dice lei, il governo italiano sostiene sul piano internazionale pienamente Israele. Dopodiché, i problemi a destra non sono per questo risolti. Sembrano semmai tenuti a bada da un governo di destra.

Giorgia Meloni non ha mai preso le distanze da Giorgio Almirante, il quale, a sua volta, ha sempre rivendicato la sua continuità politica con il fascismo

A cosa pensa?

Se i sondaggi e le rilevazioni degli studiosi hanno un senso, e io credo l’abbiano, sappiamo che in alcuni cittadini italiani di destra esiste eccome un sentimento antisemita, diffuso e radicato. Semmai è interessante vedere che tipo di pregiudizio si diffonda in quell’area. Un sondaggio dell’Istituto Cattaneo ha evidenziato come gli studenti di destra sono più propensi a ritenere gli ebrei detentori di un potere finanziario mondiale. Ritorna così l’accusa della doppia lealtà degli ebrei, che non sarebbero fino in fondo fedeli al proprio Stato.

Insomma, si può tracciare un chiaro identikit dell’antisemita di destra e di quello di sinistra?

il libro di Alessandra Tarquini che ha indagato in particolare il rapporto tra Israele e la sinistra italiana

Intanto possiamo ricordare che non c’è alcuna identificazione fra essere antifascisti ed essere amici di Israele; al tempo stesso, si può essere di destra, diciamo anche filofascisti, e dichiararsi a sostegno degli ebrei. Del resto, non dimentichiamo che fino al 1938 molti ebrei in Italia erano sinceri sostenitori di regime fascista. A sinistra, invece, dopo la seconda guerra mondiale, ci si è illusi che chiunque fosse antifascista fosse un sostenitore degli ebrei.

Per tornare ad oggi, nelle nuove forme di antisemitismo si può rintracciare anche quella di matrice islamica?

Direi proprio di sì. La società multietnica nella quale viviamo fa sì che il pregiudizio antisemita di matrice islamica, radicalmente anti-occidentale, si diffonda anche in Occidente. Detto questo, è vero anche che uno degli effetti dell’immigrazione è anche l’islamofobia manifestata nei confronti degli immigrati.

Com’è possibile fronteggiare questa nuova ondata di antisemitismo?

Una risposta semplice non esiste. Credo sia importante un dato emerso dalla ricerca dell’istituto Cattaneo: più è basso il voto conseguito alla maturità e più è alta la presenza di pregiudizi antisemiti fra i ragazzi. Questa può essere una strada da seguire: diffondere cultura fra le giovani generazioni.

Lei è una docente universitaria. Come ha detto, le manifestazioni contro Israele sono nate e si sono sviluppate anche negli atenei di tutto il mondo. In Italia alcune migliaia di docenti hanno sottoscritto un documento in cui si chiedeva il boicottaggio delle università israeliane. A suo giudizio il pregiudizio antiebraico nelle università italiane è un pregiudizio diffuso?

Non so se esistano ricerche e rilevazioni scientifiche, in grado di descrivere e negli esatti contorni il fenomeno. Certo, effettivamente nelle università italiane, sia da parte degli studenti, sia da parte dei i docenti, la critica contro Israele è molto forte così, come l’empatia manifestata nei confronti delle vittime palestinesi. Dopo il 7 ottobre io non ho visto espressioni di solidarietà verso gli israeliani, di vicinanza, verso chi ha subito un pogrom.

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